lunedì 27 aprile 2009

Il sogno di Berlusconi: un Presidente assoluto per una Repubblica assolutamente Presidenziale

Benché frutto evidente di compromessi, la Costituzione repubblicana riuscì a conseguire due obiettivi nobili e fondamentali: garantire la libertà e creare le condizioni per uno sviluppo democratico del Paese. Non fu poco. Anzi, fu il miglior compromesso allora possibile.
Fu però mancato l’obiettivo di creare una coscienza morale “comune” della nazione, un obiettivo forse prematuro per quei tempi, tanto che il valore prevalente fu per tutti l’antifascismo, ma non per tutti l’antitotalitarismo. Fu il portato della storia, un compromesso utile a scongiurare che la Guerra fredda che divideva verticalmente l'Italia non sfociasse in una guerra civile dagli esiti imprevedibili. Ma l'assunzione di responsabilità e il senso dello Stato che animarono tutti i leader politici di allora restano una grande lezione che sarebbe imperdonabile dimenticare. Oggi, 64 anni dopo il 25 aprile 1945 e a vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, il nostro compito, il compito di tutti, è quello di costruire finalmente un sentimento nazionale unitario.

Sta in queste parole, pronunciate nel giorno della sua prima apparizione da Premier alle celebrazioni del 25 Aprile, tutto il grande progetto Berlusconiano e il suo sogno di cambiamento istituzionale. Con queste poche righe il B. dice apertamente che la Costituzione che abbiamo in Italia fu un compromesso. Certo il migliore possibile, perché fatto in tempo di guerra. Ma comunque un compromesso. Ora però, sessant'anni dopo che quel pezzo di carta fu scritto, l'emergenza è superata. I comunisti estremisti e illiberali sono stati spazzati via, la situazione istituzionale è stata sistemizzata e in carica c'è un governo che ha saputo costruire una tale egemonia al punto di godere dei consensi dei 3/4 della popolazione. Per Berlusconi è quindi arrivato l'irrevocabile momento di mettere mano alla Costituzione costruita in tempo di guerra e riscriverla secondo i moderni canoni. Il Presidente del Consiglio, negli utlimi mesi, dopo essersi reso conto del campo aperto lasciatogli da una opposizione parlamentare confusionaria e liquefatta, ha seguito una precisa linea. I suoi discorsi sono stati quelli del Monarca Illuminato, di colui che con la sua infinita sapienza e pazienza riesce nell'arco di poco tempo a pacificare il Paese e dargli una nuova prospettiva di modernità.

In questa situazione il Caro Leader Italiano (e non me ne voglia il leader comunista nord-coreano), ha solo un problema veramente serio: il ruolo che ricopre. Vuoi perché troppo di parte, vuoi perché troppo politico, la figura del Premier non è adeguata alla struttura di uomo istituzionale che Berlusconi si sta costruendo. Il vero compimento del progetto di trasformazione da Anomalia (con la maiuscola) a Sovrano della Provvidenza, è diventare il Presidente di tutti gli italiani, il Presidente della Repubblica. Ma il fine non è raccogliere la sterile gloria che giunge dal ruolo oggi ricoperto da Napolitano, assolutamente no. Il vero sogno del Signor B è essere il commander in chief della nazione, il plenipotenziario totalmente riconosciuto dal popolo e dall'opposizione politica, colui che dopo i decenni bui in cui era il grande Partito Comunista a guidare la coscienza e la cultura comune, finalmente libera l'Italia dal giogo di quella parte politica e la proietta automaticamente nella modernità. Berlusconi liberatore, Berlusconi come colui che ha veramente sconfitto il comunismo.

I prossimi 4 anni la Costituzione subirà un attacco mai visto. L'ex Caimano, il Cav supremo e potente però nello stesso tempo guascone e popolare, non appena avrà trasformato l'Italia in una Repubblica Presidenziale e ne avrà preso le assolute e intoccabili redini, finalmente sarà arrivato alla fine del suo percorso, costruito, passo dopo passo, nell'arco di quarant'anni.


Luciano Altomare

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