sabato 31 ottobre 2009

COMUNICATO STAMPA Coordinamento Giovani Comunisti/e - Circolo Prc / Federazione della Sinistra Alternativa di Luzzi (Cosenza)

E' con piacere che comunichiamo la nascita ufficiale del Coordinamento dei Giovani Comunisti/e del circolo PRC - FdS di Luzzi (CS). I dirigenti del coordinamento sono:

Luciano Altomare
Camillo Borchetta
Pietro Ciardullo
Simonvincenzo De Marco
Rocco Falbo

Gli stessi si impegnano a promuovere iniziative sull'intero territorio comunale di Luzzi, al fine di radicare la presenza e la forza del movimento. A tal fine verranno altresì organizzate azioni di intervento volte a incalzare positivamente le istituzioni politiche e non presenti sul territorio; verranno prese in piena considerazione le esigenze e i problemi quotidiani dei cittadini, onde cercare soluzioni adeguate, improntate da un sano spirito sociale.
Saranno tenuti incontri locali e convegni-seminari dedicati alle più impellenti esigenze popolari.
Ultimo, ma non ultimo, si parteciperà al coordinamento provinciale dei Giovani Comunisti della Federazione provinciale di Cosenza, per garantire la presenza all'interno degli organismi politici più grandi dello stesso movimento.
Ulteriori obiettivi sono quelli di evidenziare le problematiche di più ampio spessore e portata, a livello comunale e non.
Tutte cose, queste, che saranno caratterizzate da un'impronta solidale e popolare, in nome degli ideali di giustizia sociale, uguaglianza, progresso e diritti civili di cui i Giovani Comunisti, così come il Partito di Rifondazione Comunista e l'intera Federazione della Sinistra Alternativa, intendono farsi portavoce, a partire dalle comunità locali sino a quelle sovranazionali.


COORDINAMENTO dei GIOVANI COMUNISTI/E

Partito della Rifondazione Comunista - Luzzi (Cosenza)

La Federazione della Sinistra Comunista incontra Bersani

venerdì 30 ottobre 2009

Grasso: "Nessuna nave dei veleni". Ma restano dubbi e perplessità

Grasso: "Nessuna nave dei veleni" Ma restano dubbi e perplessità

ROMA - Non c'è nessuna "nave dei veleni" e il pentito Francesco Fonti è da considerarsi definitivamente inattendibile. Insomma, "il caso è chiuso". Lo dicono in coro il ministro Prestigiacomo, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso e il capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo.

La versione ufficiale. La verità ufficiale parla di una nave passeggeri, trovata a 470 metri a largo di Cetraro: la "Catania" un piroscafo passeggeri lungo 103 metri, costruito a Palermo nel 1906 e affondato il 16 marzo del 1917 da un siluro lanciato da un sommergibile tedesco, dopo aver fatto evacuare i passeggeri, durante il viaggio di ritorno di una crociera da Bombay a Napoli.

Parole rassicuranti hanno preceduto i dati tecnici dell'"Operazione Cetraro" portata a termine a bordo della nave Mare Oceano, costata 43 mila euro al giorno. Parole che sono apparse tutte volte, sì a rassicurare l'opinione pubblica, ma soprattutto a chiudere la storia e a smentire il pentito Francesco Fonti.

La Prestigiacomo. "Abbiamo impiegato 47 giorni per chiarire la vicenda - ha detto il ministro Prestigiacomo - un tempo record. C'è stato da parte di amministratori locali, che avrebbero dovuto usare maggiore prudenza, il tentativo di soffiare sul fuoco. Abbiamo assistito a vere e proprie ostilità, a tutti i costi, verso il governo".

Piero Grasso. E il Procuratore nazionale antimafia ha invece affermato: "Si è certamente creata una vittima: l'area di Cetraro e la Calabria, perché gli operatori turistici, i pescatori guardano con timore alla prossima stagione". Ma poi ha aggiunto: "Questi accertamenti non possono certo dissipare i dubbi. Dobbiamo continuare a difendere il territorio dall'attacco della mafia. Il caso-Cetraro è chiuso, ma il caso-mare di Calabria no".

Le immagini. Le foto e i brevi segmenti di filmato mostrate ieri durante una conferenza stampa alla Direzione Nazionale Antimafia, non sono sembrate chiarissime, oltre che assai simili a quelle diffuse durante le prime rilevazioni sulla nave affondata, effettuate il 12 settembre scorso, su disposizione della Procura di Paola.

Non si legge il nome della nave ("Catania"), anche perché delle cime, che sono sembrate nuovissime, coprono il punto dove sarebbe stato possibile leggerlo. Non solo: non c'è più traccia dei bidoni, si vede solo una "manica a vento" adagiata sul fondo che, alla lontana, somiglia ad un fusto.

Il pentito racconta frottole?. In altre parole: il fatto che quella nave a largo di Cetraro non sia la Cunsky, mette o no in ombra le confessioni di Francesco Fonti? Claudia Conidi, il legale di Francesco Fonti, ricorda che il suo assistito ha detto di aver affondato navi, non dei nomi. "E poi: quella nave a largo di Cetraro non si sapeva che fosse lì. Eppure, dopo le rivelazioni di Fonti, guarda caso, una nave proprio lì è stata trovata".

Il verbale di Catanzaro. La dottoressa Conidi ha anche ricordato che nell'unico verbale giudiziario scritto a Catanzaro davanti al dottor Luberto, Francesco Fonti non fece nessun nome di navi. Disse anche che quando andava ad affondare navi, non andava tanto a guardare il nome, né i libri di bordo: metteva la dinamite e se ne andava di corsa.

Il memoriale. Solo nel memoriale inviato al dottor Macrì della Direzione Nazionale Antimafia, quei nomi vennero fuori. Su quelle pagine ricordò di averli sentiti pronunciare dai boss che gli avevano dato l'ordine di affondarle. "Anzi - ha aggiunto la dottoressa Conidi - a me oggi viene il sospetto che i mandanti di Fonti facessero quei nomi un po' a caso, per rendere ancora più torbida e confusa l'operazione".

Gli interessi del collaboratore. In definitiva, Francesco Fonti, che ha già contribuito a mettere in galera centinaia di boss e affiliati della 'ndrangheta, che interesse avrebbe avuto a dire una cosa per un'altra? Fonti, con le sue dichiarazioni, ha disegnato solo un piccolo particolare di un quadro, che rappresenta l'intreccio criminale che gestisce lo smaltimento dei rifiuti tossici e radioattivi in tutto il mondo.

Un quadro che, se guardato dall'alto, mostra vicende opache e terribili, come quella che portò alla morte Ilaria Alpi e Miran Hrovatin il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio.


Carlo Ciavoni

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/nave-veleni/nave-passeggeri/nave-passeggeri.html


Morte Cucchi, restano i misteri "Verità e nessuna logica omertosa"

Morte Cucchi, restano i misteri "Verità e nessuna logica omertosa"

ROMA
- L'unica certezza è il corpo martoriato di un giovane di 31 anni. Si chiamava Stefano Cucchi e la sua morte misteriosa è diventata di dominio pubblico dopo la pubblicazione, ad opera della famiglia del ragazzo, delle foto del suo cadavere pieno di lividi. "Vogliamo capire che cosa è successo" chiede la madre. Capire come mai Cucchi sia morto in carcere dopo l'arresto dei carabinieri che lo hanno sorpreso con una ventina di grammi di droga. Dare una spiegazione a quelle fratture alla spina dorsale, al coccige, alla mandibola.

La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta per ricostruire la vicenda ed eventualmente dare un nome e un volto a chi, a due settimane dal suo arresto (Cucchi è statio catturato la notte del 15 ottobre, è morto in prigione il 22), potrebbe aver massacrato il trentenne. E magari capirne il perché, ammesso che esista.

D'altronde, dopo la pubblicazione delle foto su giornali, la vicenda è esplosa in tuta la sua gravità. "Non ho strumenti per dire come sono andate le cose, ma sono certo del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione" dice il ministro della Difesa Ignazio La Russa.

Ma la voce di chi chiede verità e nessuna copertura, si fa sempre più forte. "Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice" si legge in un corsivo di ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini.
"Uno stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici - continua il corsivo - Perché verità e legalità devono essere 'uguali per tutti', come la legge. Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate. Non può esistere una 'terra di mezzo' in cui si consente quello che non è consentito, in cui si difende l'indifendibile, in cui la responsabilità individuale va a farsi friggere in nome di un 'codice' non scritto che sa tanto, troppo, di omertà tribale".

Parole chiarissime che rimbalzano anche tra chi, come il Pdci e Rifondazione chiedono al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di intervenire "perché un Paese civile non può permettersi l'ennesimo caso di 'sospensione' della democrazia". E oggi, alle 15, la federazione giovanile del Partito dei comunisti italiani, i giovani comunisti di Rifondazione comunista e l'Unione degli studenti, saranno davanti a palazzo Chigi per un sit-in: "L'opinione pubblica non può rimanere indifferente, serve il coraggio di affrontare la realtà, anche se scomoda".

Per Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd non si può certo parlare di "caduta accidentale": "Le foto mostrate ieri dalla famiglia, che non ha potuto vederlo neanche in ospedale, ora sono sotto gli occhi di tutti. Tutti aspettano verità sulla morte di un ragazzo di 31 anni. Noi continueremo a chiederla". E anche per il portavoce del Pdl l'accertamento dei fatti "è interesse di tutti".

E chiarezza la chiede anche Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, il secondo sindacato della polizia penitenziaria: "Stefano sarebbe arrivato a Regina Coeli direttamente dal tribunale già in quelle condizioni, e accompagnato da un certificato medico che ne autorizzava la detenzione, come di solito si fa in questi casi".

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/morte-cucchi/cucchi-inchiesta/cucchi-inchiesta.html

giovedì 29 ottobre 2009

Strage di Melissa, Tripodi: «E' attuale»

Nel sessantesimo anniversario dell'eccidio dei contadini da parte della Polizia interviene l'esponente del Pdci: «Oggi come allora lavoratori chiamati alla lotta»

Strage di Melissa, Tripodi: «E' attuale» 29/10/2009 «La strage di Melissa del 29 ottobre 1949 parla anche dell’oggi». È quanto afferma, in una nota, Michelangelo Tripodi, responsabile Mezzogiorno del Pdci – Federazione della Sinistra. «Questo a testimonianza – prosegue Tripodi – del momento drammatico che i lavoratori meridionali vivono a 60 anni di distanza da quell'avvenimento, che vide i braccianti e le loro famiglie occupare un fondo incolto di proprietà del barone Filingieri, in contrada Fragalà, allora in provincia di Catanzaro e oggi di Crotone, e a cui le forze dell’ordine risposero uccidendo tre persone: un giovane di 17 anni, una ragazza di 25 e un uomo di 33». «Melissa – sostiene Tripodi – è un ricordo ancora vivo. Il Sud ed i suoi lavoratori, proprio come allora, sono chiamati ad una nuova lotta di resistenza e di emancipazione, di rivendicazione e di giustizia sociale. Così come Melissa contribuì a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori della terra, perchè spinse il Governo a promulgare, nel 1950, la legge di riforma agraria, così oggigiorno, i lavoratori del Meridione d’Italia, anche in ricordo di quella lotta, devono richiamare l’attenzione del Governo, il più antimeridionalista della storia repubblicana, ai problemi del Mezzogiorno, a dare risposte serie all’antica, sempre nuova e purtroppo mai risolta questione meridionale».

Di Pietro e Ferrero: proviamo tutti insieme a costruire un'opposizione


Idv e Prc: in piazza il 5 dicembre
In piazza, tutti insieme, il 5 dicembre prossimo contro la politica del Governo e per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio. È la richiesta che Antonio Di Pietro e Paolo Ferrero rivolgono alle forze dell’opposizione. Una richiesta annunciata all’indomani delle primarie che hanno portato alla guida del Pd Pierluigi Bersani a cui, sottolinea il leader dell’Italia dei Valori, in una conferenza stampa, «rivolgiamo una domanda a cuore aperto: partecipa anche tu perchè come per le primarie del Pd possa succedere il 5 dicembre, in una nuova ritrovata resistenza che dia una spallata» ad un governo che, sottolinea Di Pietro, continua ad esserci e ad avere una maggioranza in Parlamento «grazie ad una grande truffa politico mediatica», cioè «illudere i cittadini con promesse e propositi che non c’è intenzione di portare avanti».

«La crisi economica sta determinando una sofferenza sociale sempre maggiore» sottolinea l’appello sottoscritto dal leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, e da Paolo Ferrero, come esponente del coordinamento della Federazione della sinistra alternativa. «L’aumento della precarietà, la perdita di posti di lavoro, salari e pensioni con cui si fatica ad arrivare a fine mese sono il panorama comune a tutto il Paese» si legge ancora nel documento dove si chiedono le dimissioni di Berlusconi «anche alla luce della sua manifesta indegnità morale a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio». La crisi «ha picchiato duro - ha sottolineato Ferrero - il Governo Berlusconi non ha fatto nulla per uscirne. Si è occupato dei suoi fatti e delle banche. Per noi fondamentali sono i bilanci delle famiglie , i lavoratori licenziati».
E ancora: questo appello a manifestare insieme è «l’appello di chi pensa che l’opposizione non possa andare avanti così. Noi diciamo svegliatevi e proponiamo a tutti una sola iniziativa» peraltro «emersa sui blog, dal basso» e che «penso vada raccolta», ha aggiunto. L’Italia dei Valori «vuole promuovere questa iniziativa comune, oggi, dell’opposizione e mi auguro , domani, dell’alternativa» all’attuale maggioranza, ha anche detto Di Pietro. «Siamo impegnati a costruire un’opposizione di massa per ripristinare la democrazia nel Paese - scrivono Di Pietro e Ferrero nel loro appello - e nei luoghi di lavoro e che obblighi il Governo a cambiare la politica economica e sociale».

Appello dei leader dell'Idv e del Prc. Con una richiesta a Bersani:
"Vieni anche tu. Svegliamoci e ripartiamo con una fase nuova"

Di Pietro e Ferrero il 5 dicembre
al 'No Berlusconi Day' di Facebook

La manifestazione è stata indetta dal gruppo omonimo il 9 ottobre

Di Pietro e Ferrero il 5 dicembre al 'No Berlusconi Day' di Facebook

ROMA - In piazza, tutti insieme, il 5 dicembre prossimo contro la politica del governo e per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio. E' l'appello di Antonio Di Pietro e Paolo Ferrero, che chiedono a tutte le forze dell'opposizione di partecipare al 'No Berlusconi Day', indetto da un gruppo omonimo, che il 9 ottobre ha aperto un sito su Facebook.

L'adesione di Di Pietro e Ferrero viene annunciata all'indomani delle primarie che hanno portato alla guida del Pd Pierluigi Bersani al quale, sottolinea il leader dell'Italia dei Valori, in una conferenza stampa, "rivolgiamo una domanda a cuore aperto: partecipa anche tu".

"Non chiediamo a nessuno di accodarsi e non abbiamo aspettato le primarie - precisa Ferrero - crediamo che questa sia un'opportunità per le opposizioni di ritrovarsi insieme, il nostro quindi è un invito al Pd a cogliere questa occasione. Non credo che i tre milioni di elettori abbiano votato alle primarie solo per scegliere il segretario, c'è voglia di partecipazione, perciò proviamo insieme a costruire un'opposizione. Svegliamoci e ripartiamo con una fase nuova".

Di Pietro attacca duramente il premier: "E' al governo solo grazie a una truffa mediatica" e il suo governo sta attuando azioni "tipiche di un regime, il solo modo democratico per fermarlo è informare i cittadini. Condivido il compagno Ferrero: serve più opposizione". Questa manifestazione, spiega ancora il leader dell'Idv, "non è nè di destra nè di sinistra, è un'iniziativa di persone per bene che hanno a cuore le sorti del paese".

"Chiediamo le dimissioni di Berlusconi - conclude l'appello sottoscritto dai due leader - anche alla luce della sua manifesta indegnità morale a ricoprire l'incarico di presidente del Consiglio

Ufficio stampa Prc-SE

martedì 20 ottobre 2009

La rivolta metalmeccanica

Metalmeccanici in sciopero da Chieti e Cassino a Torino

di Alice Cason

su il manifesto del 20/10/2009

«Se guardi il tg, è ovvio tu ti chieda come mai 'sti metalmeccanici, in un momento di crisi nera, protestano nonostante i 110 euro in più in busta paga - commenta Antonio Teti, delegato Fiom alla Sevel di Atessa (Chieti) - Se invece vai a guardare come stanno le cose, scopri ad esempio che per i lavoratori di terzo livello, come noi, l'aumento si riduce a 20 euro lordi all'anno. Cinque pacchetti di sigarette». Durante le tante mobilitazioni che nei giorni scorsi hanno toccato aziende diverse un pò in tutta Italia, i delegati della Fiom hanno colto l'occasione per spiegare ai lavoratori il nuovo contratto dei metalmeccanici, firmato lo scorso giovedì solo da Fim, Uilm e Federmeccanica. «I lavoratori ora stanno soffrendo - continua Teti, amareggiato per il silenzio dei media - per cui le domande più frequenti riguardano il salario». E le spiegazioni non possono che farli arrabbiare, come dice Marco di Rocco, della Fiom di Chieti. È d'accordo Giorgio Airaudo, segretario Fiom di Torino: «C'è molta indignazione tra i lavoratori, che non a caso hanno scelto di scioperare anche se per molti di loro, in cassa integrazione, è difficile».
La Fiom-Cgil chiede che a tutti i lavoratori sia data la possibilità di valutare l'accordo del 15 ottobre. Il comitato centrale della categoria ne parlerà oggi, per decidere come proseguire la lotta. Naturalmente Fim e Uilm sono contrarie all'idea del referendum aperto a tutti. A Torino, addirittura, la Fim avrebbe proposto una doppia votazione, una «valida» per i suoi iscritti e l'altra che non conta, per i non iscritti. «Una specie di apartheid del voto - commenta Airaudo - e una grande contraddizione: proprio nella settimana nella quale siamo chiamati a scegliere il capo dell'opposizione, nelle fabbriche non possiamo decidere del nostro contratto di lavoro».
Non sono solo i lavoratori della Fiom a essere arrabbiati. Dice Anna Maria Pulichino, delegata dello stabilimento torinese di Alenia Spazio, dove ieri un terzo dei dipendenti (perlopiù impiegati, tecnici e ingegneri) si è fermato per due ore: «Durante lo sciopero, persone iscritte alla Fim e alla Uilm mi si sono avvicinate, dicendomi penso che perderanno la mia tessera, proprio così. Del resto, la maggioranza dei lavoratori trova inaccettabile che una minoranza decida da sola per tutti quanti». Dalla Sevel, anche Antonio Teti ha parlato con colleghi delusi iscritti agli altri sindacati: «Non gli va bene che il sindacato cambi pelle». Per questo anche alla Sevel di Atessa, che produce furgoni Ducato per la Fiat in una Val di Sangro già affaticata dalla crisi, lo sciopero ieri ha avuto successo: due ore in mattinata, per il primo turno, e due nel tardo pomeriggio per il secondo. «Siamo rimasti dentro l'azienda, anzichè trovarci all'esterno con le altre fabbriche dell'indotto - racconta Antonio - perchè qui c'è un tempo da Siberia. Ma siamo soddisfatti. Ora dobbiamo riuscire a coordinare tutte le mobilitazioni».
La speranza è che oggi al comitato centrale si riesca a fare tesoro delle iniziative spontanee di questi giorni. Che sono tante. Alla Fiat di Cassino il primo giorno di lavoro, dopo la cassa integrazione, si è trasformato in uno sciopero spontaneo. A Torino, i lavoratori di Mirafiori si sono fermati. Come anche quelli della Siemens e dell'Ilva a Genova, di Alstom e Marcegaglia (l'azienda del presidente della Confindustria) in Lombardia. In Emilia Romagna, ci sono stati scioperi in varie aziende a Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna. A Massa Carrara si è fermato il Nuovo Pignone, a Pisa la Continental. In Umbria, la ThyssenKrupp (compreso l'indotto), in Abruzzo, la Sevel e a Napoli la Whirplool.

venerdì 16 ottobre 2009

Ferrero: MECCANICI, ACCORDO SEPARATO FIRMATO DA SINDACATI “GIALLI” SCANDALOSO E INACCETTABILE. SIAMO CON LA FIOM.

http://www.paoloferrero.it/?p=1738

MECCANICI, ACCORDO SEPARATO FIRMATO DA SINDACATI “GIALLI” SCANDALOSO E INACCETTABILE. SIAMO CON LA FIOM.


15 Ottobre 2009


L’accordo separato firmato oggi tra gli industriali di Federmeccanica e Fim Cisl e Uilm, ormai ridotti al rango di sindacati “gialli” come
negli anni Cinquanta, pronti ad accettare ogni ricatto e ogni richiesta dei padroni, è scandaloso, inaccettabile.

Questa firma corrisponde, peraltro, al peggiore frutto avvelenato dell’accordo separato firmato lo scorso 22 gennaio da Confindustria, Cisl e Uil, senza la Cgil e con la complicità partecipe del governo Berlusconi e del ministro Sacconi.

In tempi di gravissima crisi economica e sociale come questa, di fronte a salari sempre più da fame e ai profitti incredibili che gli
industriali continuano a fare, si vogliono peggiorare ancora di più - e per contratto! - le condizioni salariali e di vita dei lavoratori
metalmeccanici italiani.

Invitiamo tutti i lavoratori metalmeccanici a opporsi con ogni mezzo a questo accordo e ad appoggiare la lotta della Fiom-Cgil, lotta sacrosanta e giustissima contro questo accordo separata. Come Rifondazione comunista, in questa lotta saremo in prima fila.

lunedì 12 ottobre 2009

Liberi dalle scorie, la petizione del Quotidiano della Calabria



Negli ultimi mesi in Calabria è stata accertata la presenza di scorie di diversa natura ed in particolare:
- a 14 miglia dalla costa di Cetraro, il relitto di un mercantile che gli inquirenti ritengono essere il Cunsky, con un carico di 120 fusti contenenti presumibilmente rifiuti radioattivi;
- in agro di Aiello Calabro è stata rilevata la presenza nel terreno di possibili radionuclidi artificiali;
- a Crotone sono stati utilizzati materiali fortemente radioattivi per la costruzione di numerosi edifici pubblici e anche di scuole, nelle quali è stato già accertato un livello di contaminazione tra i bambini. Il Governo non può accettare che sia messa così in pericolo la salute di migliaia e migliaia di calabresi.
Pertanto noi firmatari della presente petizione chiediamo al Governo di intervenire con la massima urgenza per:
1) verificare il contenuto della stiva del relitto al largo di Cetraro, recuperando i fusti con i rifiuti radioattivi e procedendo alla messa in sicurezza del tratto di mare interessato;
2) verificare la presenza delle altre "navi a perdere" nel Mediterraneo, così come indicate dal pentito Fonti ed eventualmente da altri filoni d'indagine;
3) verificare la presenza di radionuclidi artificiali nel territorio di Serra d’Aiello e Aiello Calabro, in particolar modo alla foce del fiume Oliva, mettendo in sicurezza il sito;
4) provvedere alla bonifica degli edifici contaminati di Crotone;
5) chiarire se esiste una relazione tra l’aumento di patologie tumorali e l'eventuale presenza di rifiuti nucleari o tossici in alcune zone della Calabria ed agire immediatamente per garantire la salute degli abitanti di quelle aree;
6) chiarire tutte le responsabilità, anche quelle di eventuali apparati deviati dello Stato, e fornire pieno supporto all’azione della magistratura.