domenica 31 agosto 2008

La campagna diffamatoria di Repubblica su Rifondazione e FARC

Questo articolo è notizia di oggi: leggetelo, leggetelo bene.

Fatto? Ecco. Ora vi faccio un esempio "faunistico": se io prendo una dichiarazione dell'immaginario "Consiglio mondiale dei felini", il quale denuncia la violenza dei cani sui gatti e poi ne faccio un articolo dal titolo "Ecco chi uccide i nostri mici", secondo voi faccio buon giornalismo? Di sicuro no, svolgo il mio lavoro in maniera unilaterale, ascoltando e risaltando un unica voce, quella che mi fa più comodo.

Questo è quello che ha fatto Repubblica col suo lantinoamericanista Omero Ciai, il quale ha preso come spunto un dossier del governo colombiano (bella imparzialità!) e da questo ha gettato giù un pezzo in cui alcuni esponenti di Rifondazione Comunista fanno la figura dei guerriglieri.

Il nostro blog della questione PRC/FARC aveva parlato già tempo fa e da allora continuiamo a ripetere che questa campagna contro il partito è vacua. Ramon Mantovani e Marco Consolo, i due dirigenti messi al centro della bufera, già da tempo hanno specificato che i rapporti che hanno avuto col gruppo colombiano, erano esclusivamente tesi a cercare un accordo col governo Uribe e, oltre tutto, delle loro azioni erano informate anche le istituzioni italiane. Pierferdinando Casini ha portato la propria testimonianza a favore di questa versione, dichiarando che quando egli fu presidente della Camera, il suo ufficio era pienamente al corrente dell'attività dei due esponenti di Rifondazione.

In sostanza, dov'è lo scandalo?



Luciano

venerdì 29 agosto 2008

Contro il numero chiuso nelle università

Tratto da Liberazione di oggi.

Si ripropone lo scandalo dei test d'ingresso
alle Università. Noi non ci stiamo

Massimo Citro*
Fabio de Nardis**
«Vedo Medicina per me sempre più lontana, vorrei rassegnarmi e dimenticare il mio sogno, ma non riesco. Ho voglia di spaccare tutto e piango. Piango perfino camminando per strada, tiro pugni e mi chiedo: ma che cavolo aspettano gli altri ragazzi a incazzarsi? Perché sono così passivi? Non credo più che la gente possa svegliarsi dal torpore. Siamo soli, completamente soli. A volte, anche solo per pochi attimi, penso come sarebbe meglio uccidersi. O altrimenti, aiutatemi a dimenticare le mie passioni. Fate quel che volete, ma fatemi smettere di soffrire…».
Una delle migliaia di voci disperate che da anni si levano da ogni parte d'Italia, una delle 158 studentesse firmatarie di una richiesta alla Ministra Gelmini. Tutte donne che chiedevano a un Ministro donna di non dover più patire - oltre alla disparità nei confronti dei colleghi maschi - l'ingiusta esclusione a priori dall'Università. Una delle tante migliaia di firmatarie contro il numero chiuso. Una delle centinaia di militanti di Progetto Prometeo per la libertà di scelta universitaria e il libero accesso alla cultura. La Gelmini non ha risposto. C'è dolore e rabbia in decine di migliaia di famiglie italiane, soprattutto nei mesi che seguiranno l'antidemocratica lotteria dei test d'ingresso universitari. Come restare indifferenti alla disperazione di giovani che hanno diritto di studiare e che una legge (la 264/99) costringe ad abbandonare i loro sogni e la propria realizzazione?
Chi risarcirà i danni morali, materiali, economici a tutte queste famiglie? Anni buttati, fior di soldi sprecati in corsi di preparazione a esami che per la nostra Carta costituzionale non dovrebbero nemmeno essere pensati. Famiglie costrette a tenersi in carico per anni figli che potrebbero già essere laureati. Professionisti demotivati e frustrati costretti a ripiegare su strade non desiderate.
Hillman scrive che l'anima s'incarna avendo già scelto che cosa vuole realizzare in questa vita. Il diritto di scelta è sacrosanto, ma in Italia è calpestato dai governi. Non si tratta di colore politico ma d'interessi di caste, e le caste non hanno colore. Sono grigie come i loro disegni.
Nessuno risarcirà mai questa gente, poiché nelle congiure di Stato, non esistono colpevoli (e il numero chiuso universitario è un vero colpo di Stato nell'istruzione, oltre che una silenziosa violenza privata). Non pagheranno coloro che, dietro le quinte dei parlamentari che il 29 luglio 1999 firmarono una legge contraria alla Costituzione e alla Carta dei Diritti Europea, hanno voluto il numero chiuso e ancora adesso ne godono i frutti sul dolore di altri. Non saranno gli Atenei a pagare, né certi consorzi interuniversitari che manovrano indisturbati. Non saranno nemmeno certe Università private o centri di preparazione agli esami universitari, che grazie a questa legge illegale traggono da anni ingenti profitti. No, nessuno pagherà per questo. Anche perché dietro ci sono certe lobby politiche, economiche, e non solo, che tramite il numero chiuso esercitano un controllo capillare sulla conoscenza. Tipico delle tirannie avere il dominio sulla scuola e sull'istruzione e tenere la massa nella più bieca ignoranza. Chi ha interesse a controllare le Facoltà italiane di Medicina, dato che la battaglia s'incentra proprio qui? Dato che si ha a che fare con la questione degli embrioni, con l'aborto…? Meglio pochi medici, magari impreparati, ma subalterni a logiche di potere?
Il 3 settembre ricomincerà il balletto delle ipocrisie. Ci saranno i test di ammissione e ci si ricorderà per non più di due mesi all'anno di questo scandalo. Ricominceranno le bugie di chi giustifica il numero chiuso incolpando l'Europa (non è vero: siamo noi a contravvenire la Carta europea). O affermando che ci sono troppi medici (non è vero, siamo in dilagante carenza di medici in Italia). Dicono che ci sono troppi giovani che vogliono studiare (che orrore!) che scarseggiano le strutture (cosa aspettiamo ad adeguarle alle esigenze dei cittadini?). Ci saranno i soliti scandali, per qualche mese i media faranno notizia, qualche indagato per tangenti ed entro fine anno non se ne parlerà più.
Malgrado le insistenze di Rifondazione insieme alle tante realtà organizzate della società civile, anche l'ex Ministro Mussi ha difeso a spada tratta il numero chiuso, pur avendo sostenuto che il diritto di scelta degli studenti è sacrosanto e dichiarato il 3 maggio 2007 da Santoro che «nessuna legge può sostituire un principio etico condiviso dalla comunità» e che «col sistema attuale di accesso universitario, i figli degli operai sono esclusi dall'accesso al sapere». Chi c'è dietro a queste parole? Per quali motivi anche Mussi si spinse a certi estremi e con profili di eccesso di potere, come da recente sentenza del Tar del Lazio, che invalidò i test a Medicina del 2007 ritenendone illegittimi verbali e atti. Sentenza che auspica «un modello funzionante più equo ed efficace, caratterizzato dall'assenza di quiz preselettivi e da un sistema di accesso iniziale aperto a tutti».
Se il centrosinistra ha deluso le aspettative di cambiamento, l'attuale governo, incurante dei giudici amministrativi, ha confermato anche per quest'anno il numero chiuso. Ti viene da pensare che ci sia dietro dell'altro. Non nutriamo molte speranze che la gente si sollevi trasversalmente. Però chiunque, pur venendo a conoscenza di questa violazione del diritto, decida di non protestare contro il numero chiuso, unendosi a noi nella lotta per la libera cultura, è moralmente complice delle caste che noi ancora una volta denunciamo. Per questa ragione il 3, saremo in diverse città di fronte alle Facoltà di Medicina in cui si svolgono i test per rivendicare ancora una volta la nostra vocazione democratica per il libero accesso ai saperi.


*Medico chirurgo e psicoterapeuta, presidente di Demokratia e direttore del Progetto Prometeo
**Dipartimento Università e Ricerca Prc-Se

giovedì 28 agosto 2008

Putin contro McCain: guerra pensata negli Usa

Tratto da: http://notizie.alice.it/notizie/esteri/2008/08_agosto/28/ne_georgia_putin_contro_mccain_guerra_pensata_negli_usa_-punto,15878438.html

Mosca, 28 ago. (Apcom) - Il recente conflitto in Ossezia del Sud avrebbe dietro un disegno pensato negli Stati Uniti e andrebbe a vantaggio di uno dei due candidati per le prossime presidenziali americane. Questa l'accusa lanciata dal premier russo Vladimir Putin, in un'intervista al canale americano Cnn e il riferimento velato sembra andare nella direzione del candidato repubblicano John McCain. "Se la mia ipotesi è confermata, poi c'è il sospetto che qualcuno negli Stati Uniti ha specificamente creato questo conflitto, al fine di produrre un aggravamento della situazione e per generare un vantaggio competitivo nella lotta per uno dei candidati per il posto di Presidente degli Stati Uniti" ha detto il premier alla Cnn, in base alle anticipazioni diffuse.

Poi di nuovo Putin contro McCain, dopo che il candidato repubblicano alla Casa Bianca ha ventilato un'esclusione di Mosca dal G8. "Noi cosa dovremmo fare? Farci ammazzare per rimanere nel G8 ?" ha detto alla Cnn. "E chi resta nel G8 se ci ammazzano tutti?" ha aggiunto.

La Casa bianca, dal canto suo, ha reagito aspramente alle accuse di Putin. "Lasciare intendere che gli Stati uniti abbiano orchestrato quella cosa per conto d'un candidato politico, non sembra razionale", ha detto la portavoce Dana Perino.

La Georgia - secondo la parte russa - ha dato il via l'8 agosto ai combattimenti in Ossezia del Sud, bombardando la capitale di Tskhinvali. Vittime dei conflitti armati, secondo le autorità dell'Ossezia meridionale, sono 2.100 persone. E ora la Russia spera che gli Stati Uniti - dice Putin - intervengano e fermino le azioni aggressive della Georgia in Ossezia. "Abbiamo aspettato che gli Stati Uniti intervenissero nel conflitto e bloccassino le azioni aggressive della leadership georgiana" , continua il premier, che ha respinto le accuse di aggressione da parte della Russia. "Non è così, non siamo noi a dover fare in modo che di non dover attaccare qualcuno: non siamo stati noi ad aver attaccato. Noi piuttosto chiediamo garanzie di non essere più attaccati, e che nessuno uccida i nostri cittadini" - ha detto Putin, con un chiaro riferimento alla maggioranza di abitanti dell'Ossezia con passaporto russo. Nel frattempo da Moca giungono informazioni relative al ritrovamento di un passaporto di un cittadinno americano in un rifugio di forze speciali georgiane vicino a Tskhinvali..

Il primo ministro della Federazione russa ha poi rilevato che spesso si è parlato recentemente di minacce da parte della Russia. "Noi siamo con voi seduti a parlare pacificamente nella città di Soci" ha continuato rivolgendosi al reporter Usa. "A qualche centinaio di chilometri da qui sono arrivate le navi degli Stati Uniti con missili a bordo e armi. Non sono le nostre navi a venire da voi, sono le vostre alle nostre coste", ha sottolineato in riferimento alla situazione nel Mar Nero. Per poi tagliar corto "Non vogliamo complicazioni, non vogliamo nessuno con cui litigare o con cui combattere. Vogliamo una buona cooperazione e il rispetto per noi e per i nostri interessi".


Luciano

Il narcotraffico sta 'riportando' a Kabul i Talebani

Tratto da: http://droghe.aduc.it/php/articolo.php?id=18599

"Nonostante le pesanti perdite, valutabili in migliaia di uomini, i Talebani si stanno avvicinando a Kabul e potrebbero ripetere l'assedio alla capitale come durante la guerra contro i sovietici negli anni '80": questa è l'analisi della situazione in Afghanistan proposta da Gulf News, uno dei più autorevoli quotidiani arabi in lingua inglese, che sottolinea come "i Talebani non debbano vincere, ma solo aspettare che il nemico perda". In questo particolare frangente un elemento chiave e' dato dalla disponibilita' per i Talebani dei ricchi proventi del narcotraffico, un dato che si va ad aggiungere alle tensioni fra Usa e Russia, dei problematici rapporti fra la coalizione internazionale ed il Presidente Karzai, oltre alla presunta connivenza dei servizi segreti pakistani deviati. E nel commercio internazionale di droga (con la relativa necessita' di 'ripulirne' i proventi), per Washington un ruolo centrale spetta agli Emirati, in particolare a Dubai. Alcuni analisti strategici sostengono che grazie ad un tacito patto di non belligeranza con l'Isi, i servizi segreti deviati di Karachi, i Talebani abbiano costituito la loro roccaforte in Waziristan, nel nord-ovest del Pakistan, attualmente senza Presidente. Anche l'attuale crisi fra Usa e Russia non aiuta a convincere i membri della Nato ad accogliere l'appello del suo segretario generale ad un maggiore impegno sul campo. Quanto ai rapporti con il governo afghano di Hamid Karzai sono stati 'raffreddati' dall'incidente in cui giovedì scorso in un raid aereo americano sono morti per errore 90 civili, di cui 60 bambini. "Il narcotraffico finanzia l'insorgenza e l'insorgenza favorisce la coltivazione di oppio, quindi narcotraffico e insorgenza vanno contrastati insieme" afferma Antonio Maria Costa, direttore dell'Unodc - l'agenzia dell'Onu che si occupa di droga e crimini internazionali, nell'ultimo rapporto sull'oppio in Afghanistan reso pubblico ieri. Il documento dimostra che la produzione di oppio in Afghanistan è diminuita di quasi il 20% rispetto al 2007, sebbene Kabul rimanga il più grande produttore al mondo. Inoltre, è da notare come la produzione sia ormai limitata alle sole regioni meridionali dove i Talebani sono stabilmente impiantati come Helmand, Kandahar, Uruzgan, Farah, Nimroz, Daykundi e Zabul. Dagli studi realizzati dall'Unodc emerge, inoltre, che le rotte principali per il traffico di stupefacenti passano per l'Asia Centrale, l'Iran ed i paesi del Golfo verso l'Europa e l'America.
Oltre ai Talebani sono coinvolti nel traffico internazionale di narcotici i signori della guerra locali, gruppi terroristici e mafie transnazionali che si avvalgono anche dei grandi centri di snodo commerciale e finanziario come Dubai per far transitare la droga e riciclare il denaro sporco. "Data la vicinanza con l'Afghanistan, dove gran parte dell'oppio viene prodotta, molti narcotrafficanti sono sempre più attratti dai servizi logistici e finanziari degli EAU" afferma il dipartimento di Stato americano nell' 'International Narcotics Control Strategy Report' diffuso nel marzo scorso. Oltre alla sua collocazione geografica gli Emirati sono "un centro bancario internazionale con grandi disponibilità di denaro liquido, hanno un settore off shore in crescita, un'economia in costante sviluppo e sono diventati, ormai, lo snodo commerciale più importante per l'Asia, l'Africa orientale e l'Europa" continua il rapporto del dipartimento di Stato. Negli ultimi decenni gli Emirati, ed in particolare Dubai, hanno attirato una grande quantità di persone (gli immigrati sono quasi l'80% della popolazione) e di capitali, soprattutto dopo l'attentato al World Trade Center. Le contromisure adottate da USA ed Europa per contrastare il terrorismo internazionale prevedono una maggiore sorveglianza dei flussi di capitali e delle attività delle Ong caritatevoli, spesso usate come copertura, che si sono, di conseguenza, trasferite nel mondo arabo, in particolare nel Golfo.
In seguito alle pressioni internazionali, le autorità degli Emirati hanno fatto grandi passi in avanti nella lotta al riciclaggio del denaro sporco, al finanziamento del terrorismo internazionale, nonché nel contrasto del narcotraffico. Segni di questo impegno sono anche il sequestro, avvenuto la scorsa settimana, di 202 kg di eroina e l'arresto di 19 cittadini afghani in quello che è stato il più grande colpo mai inferto ai narcotrafficanti nel mondo arabo.


Luciano

mercoledì 27 agosto 2008

Intarvista sul conflitto Georgia/Russia - I tedeschi orientali rivogliono il muro - Sit in di Rifondazione

Rinascita Balcanica ha pubblicato un interessante intervista a Fabio Mini, ex comandante della missione Kfor in Kosovo. Le parole del Generale riusultano essere molto schiette, approfondite e soprattutto non seguono la direttiva comune che l'opinione pubblica internazionale ha scelto di avere nella crisi Caucasica. Riporto un frase particolarmente significativa: "Bisogna soltanto vedere chi delle tre componenti che gestiscono la politica americana all’estero, il Dipartimento di Stato, il Pentagono e i Servizi Segreti, ha autorizzato il Presidente georgiano ad eseguire la sciagurata operazione in Ossezia e chi nell’ambito della Casa Bianca ha dato l’OK all’insaputa del Presidente. Non è infatti possibile che gli Stati Uniti che controllano da circa otto anni la Georgia non fossero al corrente dell’avventura. E se veramente non ne sapevano niente sarebbe anche peggio. Fra l’altro non ci crederebbe nessuno."

Questo il link con l'intervista completa: http://www.rinascitabalcanica.com/?read=12660

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E' un sondaggio choc per il mondo occidentale, quello che riporta Affari Italiani: l'81% dei cittadini dell'ex Ddr è scontento di come sia avvenuta la Riunificazione tedesca, il 52% rimpiange molti aspetti dell0 stato comunista, il 32% vorrebbe tornare indietro alla Ddr, al Muro, al partito unico e al socialismo reale. Affari Italiani esprime la propria preoccupazione e già immagino la demonizzazione che i media nostrani faranno dell'inchiesta, ma in realtà il sondaggio rivela chiaramente un fatto: la liquidazione totale dell'esperienza comunista è avvenuta in maniera troppo rapida, troppo superficiale, troppo strumentale a favore dei suoi oppositori.

Qui l'articolo completo: http://www.affaritaliani.it/politica/muroestberlino210808.html

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GIOVEDÌ 28 AGOSTO SIT-IN DAVANTI PALAZZO CHIGI
PER DIRE NO ALLA LEGGE TRUFFA ALLE EUROPEE, AL FEDERALISMO EGOISTA E ALL'AUMENTO INDISCRIMINATO DEI PREZZI E DELLE TARIFFE

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc


Giovedì mattina, a partire dalle h 11.30 e a largo Chigi, davanti l'ingresso di palazzo Chigi, in occasione della prima riunione del consiglio dei ministri del governo Berlusconi alla ripresa dei lavori, dopo la fine delle vacanze, una rappresentanza di Rifondazione comunista protesterà, organizzando un pacifico sit-in, contro il governo delle destre per tre motivi.
Per dire NO a una legge-truffa, quella che il governo prospetta di approvare per le elezioni europee, visto che prevede l'abolizione delle preferenze (e cioè della libera e democratica possibilità di scelta da parte dei cittadini in merito agli europarlamentari da eleggere) e l'introduzione di una soglia di sbarramento che, distorcendo il sistema proporzionale in uso per le elezioni europee dalla prima volta che si è votato per il Parlamento europeo, soglia di sbarramento che ha l'unico scopo di espellere dall'Europarlamento la voce, le posizioni e le battaglie della sinistra italiana.
Per dire NO a un federalismo egoista, quello che si va delineando all'interno della riforma federalista propugnata dal governo delle destre. E per dire NO all'aumento indiscriminato di prezzi e tariffe che stanno colpendo in modo indiscriminato e micidiale i lavoratori e i pensionati italiani, aumenti indiscriminati contro i quali abbiamo già proposto e continuiamo a proporre il blocco di prezzi e tariffe.
Per questi motivi chiediamo a tutti i cittadini di partecipare alla nostra mobilitazione e invitiamo a fare altrettanto le forze politiche, sociali e sindacali democratiche che hanno a cuore le sorti della democrazia e della rappresentanza nel nostro Paese.

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Ufficio stampa Prc

http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/2989/314/




Luciano

martedì 26 agosto 2008

News e links di oggi: Ossetia, Fidel Castro, Liberazione, Afghanistan

Medvedev riconosce Ossetia del Sud e Abkhazia: http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_757728533.html

Dell'articolo dell'Ansa sottolineo un passaggio: "Pechino, tradizionale alleata in sede Onu rimasta finora in un silenzio olimpico, oggi si è pronunciata per una soluzione "attraverso il dialogo", come ha auspicato il portavoce del ministero degli esteri cinese Qin Gang. A suo avviso, il problema dell' Ossezia del sud "potrebbe" essere in discussione dopodomani a Dushanbé, in Tagikistan, al vertice della Shanghai Cooperation Organization (Sco, di cui fanno parte Russia, Cina e le repubbliche asiatiche ex-sovietiche)."

Un eventuale appoggio convito di Pechino all'azione di Mosca potrebbe esser il colpo finale per gli Stati Uniti, che non potrebbero far altro che dichiarare la propria sconfitta diplomatica nella crisi Caucasica. A meno che Washington, in un momento per lei estremamente delicato e precario causa le presidenziali, non si voglia mettere contro i due colossi.

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Non per tessere le lodi di uno degli eroi del "comunismo combattente", ma vi invito a leggere l'interessantissimo articolo di Fidel Castro sulla crisi in Ossetia, Abkhazia e Georgia. Il testo è in italiano: http://www.granma.cu/italiano/2008/agosto/mar12/reflexiones.html

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E' iniziata la convention democratica a Denver. Che dire, se non che le elezioni americane sono fasulle e che alla fine gli elettori USA non votano mai liberamente ma a seconda del lavaggio del cervello che ricevono dalla propaganda lobbistica. In questo contesto i peggiori di tutti sono i democratici, coloro che si professano come buoni di fronte al mondo ma che sono uguali in tutto e per tutto ai loro avversari, imperialisti sia gli uni che gli altri. Obama è un populista, un'icona mediatica, un retorico che cerca di far commuovere l'America facendo parlare moglie e figlie. Il suo rinnovamente non esiste e vi invito a leggere questo articolo di Gianfranco La Grassa, su Ripensare Marx, per capire come dietro di lui ci sia tutto l'establishment clintoniano che frequenta il potere da anni e anni.

"L’organizzazione della società americana è un sistema intercollegato di semi-monopoli notoriamente venali, di un elettorato notoriamente miope, il tutto sotto la guida di mass media notoriamente fasulli."
Paul Goodman

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Finalmente anche da Liberazione arrivano parole favorevoli alle spettacolari olimpiadi cinesi: http://liberazione.it/giornale_articolo.php?id_pagina=54934&pagina=20&versione=sfogliabile&zoom=no&id_articolo=395383

Naturalmente Sansonetti per non smentirsi, subito dopo ci piazza su un bell'articolazzo che denuncia "un'alone di finzione, di macchinazione" della kermesse olimpica: http://liberazione.it/giornale_articolo.php?id_pagina=54934&pagina=20&versione=sfogliabile&zoom=no&id_articolo=395382

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Sempre da Liberazione invito a leggere l'articolo di Claudio Grassi sul pantano dell'Afghanistan, uno scenario di guerra troppo spesso dimenticato e che torna alla memoria solo nei momenti tragici: http://liberazione.it/giornale_articolo.php?id_pagina=54930&pagina=16&versione=sfogliabile&zoom=no&id_articolo=395367



Luciano

lunedì 25 agosto 2008

Varie sulla crisi in Georgia

Sia il Senato che la Duma della Federazione Russa hanno espresso il proprio voto favorevole ad una risoluzione che propone al presidente Medvedev di riconoscere l'indipendenza di Ossetia del Sud e Abkhazia. Adesso spetta allo stesso Medvedev decidere se accettare o no il provvedimento propostogli dalle due camere, ma è quasi certo che il proprio verdetto sarà favorevole. Naturalmente in seguito a questo notizie arriveranno le proteste dell'occidente, ma spero che la stampa internazionale si ricordi di una cosa: l'indipendenza del Kosovo...

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Cito da RaiNews24: "... una nave militare statunitense, carica di aiuti umanitari, è arrivata stamane a Batumi, città portuale nel sudovest della Georgia. Nelle prossime ore verrà raggiunta da altre due unità navali. Coperte e generi alimentari saranno distribuiti tra le migliaia di profughi e sfollati della guerra fra georgiani e russi per il controllo sulla regione separatista dell'Ossezia del sud."

Aiuti umanitari portati da una nave militare? Non è leggermente un paradosso? E siamo sicuri che che nelle navi che arrivano a Batumi ci siano solo coperte e generi alimentari, e non rifornimenti per le truppe georgiane? Ha ragione chi teme un nuovo attacco di Saakashvili?

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Ancora una volta Marcello Foa, de il Giornale, si rivela essere un ottimo giornalista. Qui trovate la sua intervista a Peter Eisner, esperto analista americano, che parla della crisi politica degli USA.

domenica 24 agosto 2008

Banca di gratuito credito

Segnaliamo un interessante articolo dei compagni del PRC di Vibo a proposito della Banca di gratuito credito.

Qui il link.

venerdì 22 agosto 2008

La stampa internazionale chieda scusa per le proprie menzogne!

A proposito dell'occupazione russa della città di Gori, un obbiettivo militare per Mosca perché al suo interno i georgiani conservavano un ingente numero di armi (ucraine...), la stampa mondiale (e naturalmente quella italiana, da sempre in prima fila quando c'è da conformarsi al sentimento comune) si era lasciata andare a fantasiosi articoli ad otto colonne intitolati in cui si denunciava la distruzione totale della città.

Ora che i russi hanno aperto le porte della città ai giornalisti, si scopre la verità: la città e le sue strutture civili non hanno conosciuto alcun danneggiamento, mentre ad esser stati attaccati sono stati solamente gli obiettivi militari strategici.

Se esiste un po' di onestà intellettuale, buona parte dei media dovrebbe fare un passo indietro ed ammettere il proprio errore...


Luciano

mercoledì 20 agosto 2008

Divisioni tra Yushenko e la Timoshenko. Effetto Russia in Ucraina.

La crisi Caucasica non sembra essere indolore per quella che una volta era l'Europa Sovietica. In una nota trasmessa ieri dall'agenzia di stampa Itar-Tass, Andrei Kislinski, vicecapo dell'amministrazione del presidente ucraino Victor Yushenko, ha denunciato il fatto che il capo del governo Iulia Timoshenko (una delle eroine della rivoluzione arancione) si sarebbe accordata segretamente con Mosca per sostenere una posizione passiva nei recenti fatti dell'Ossezia del Sud.


Secondo le parole di Kislinski, il presunto accordo tra la Russia e la Timoshenko prevederebbe l'appoggio di Mosca alla candidatura dell'attuale premier nelle prossime presidenziali del 2010, in cambio della promessa del governo ucraino di porsi in maniera neutrale rispetto alla crisi caucasica. Tale comportamento della Timoshenko, secondo la versione presidenziale, l'avrebbe addirittura resa colpevole di "alto tradimento" e perciò al capo del governo ucraino è stato intimato l'immediato rientro dalle vacanze (in Sardagna) per andare a rispondere delle proprie azioni di fronte al presidente Yushenko.

Fino ad oggi l'Ucraina, insieme alla Georgia, era stato il paese ex sovietico che più di tutti voleva tirarsi fuori dall'influenza russa. Proprio alcuni giorni fa, la tensione tra Kiev e Mosca era salita a livelli molto forti quando gli ucraini avevano imposto una serie di pesanti restrizioni alla flotta russa stanziata a Sebastopoli in Crimea, proprio quella penisola che Krusciov aveva "regalato" all'Ucraina, ma che già da allora è rimasta una zona con forte influenza russa (la maggiorparte della popolazione di questa regione è russofona).

Se davvero dovessero esistere contrasti tra un Yushenko filoamericano e una Timoshenko scopertasi filorussa, la situazione nell'Est Europa potrebbe divenire ancora più incandescente di quanto non sia. Gli americani vogliono a tutti i costi che Ucraina e Georgia entrino nella NATO, mentre i russi si oppongono fermamente a queste intenzioni. Ora che potrebbero anche aver trovato alleati nel governo ucraino, le loro ragioni si apprestano a diventare ancora più forti.


Luciano Altomare

martedì 19 agosto 2008

La volontà Osseta!

I russi possono anche ritirarsi dalla Georgia, ma il leader dell'Ossezia del Sud vuole che restino nella regione separatista e che anzi vi si stabiliscano per sempre. In un'intervista l'autoproclamato presidente Eduard Kokoity ha annunciato che chiedera' "ai governanti russi di stabilire una base militare in Ossezia del Sud perche' qui vivono cittadini russi". Kokoity ha anche respinto ogni ipotesi di dispiegamento di ossetrbvatori internazionali, come suggerito dall'Osce. "Non li vogliamo piu' sul nostro territorio" ha detto, "non ci fidiamo di loro: alterano la realta'". La volontà mi sembra abbastanza chiara...

lunedì 18 agosto 2008

L'informazione USA censura ciò che non gli piace!

Nel primo video, due donne dell'Ossetia (delle quali una è una dodicenne) vengono interrotte dal giornalista americano proprio mentre stanno parlando di come i russi le avessero salvate dalla ferocia e dall'aggressività delle truppe georgiane.

Nel secondo un giornalista chiede a Condoleezza Rice se la reazione degli USA dopo gli attacchi del 9/11 non sia stata anch'essa "sproporzionata" (le parole usate da Bush per definire l'azione Russa contro la Georgia). Il network, però, intuendo la scomodità della domanda, interrompe il collegamento.

domenica 17 agosto 2008

Dichiarazioni del repubblicano Buchanan sulla crisi in Ossezia del Sud

Patrick Buchanan, consigliere presidenziale di Nixon, Ford e Reagan, è un conservatore e un repubblicano. Quanta lontanza ci può essere tra quest'uomo e chi scrive su un blog di Rifondazione Comunista? Eppure, nello stesso tempo, come non si può essere d'accordo con questa sua dichiarazione, che riportiamo qui sotto?

«La risposta russa alla Georgia è stata sproporzionata? Ma noi non abbiamo autorizzato Israele a bombardare il Libano per 35 giorni in risposta ad una scaramuccia di frontiera in cui erano stati catturati due soldati israeliani? Questo non è stato molto più ‘sproporzionato’? La Russia ha invaso un Paese sovrano, ha lamentato Bush. Ma gli USA non hanno bombardato la Serbia per 78 giorni e non l’hanno invasa per obbligarla a cedere il Kossovo, su cui la Serbia aveva pretese storiche più giustificate di quelle della Georgia sull’Abkhazia e il Sud-Ossezia, popoli etnicamente separati dai georgiani? Non è stupefacente l’ipocrisia dell’Occidente?»


Luciano

Segnalazione blog PRC Vibo

Riceviamo la richiesta di scambio di link e perciò segnaliamo il sito http://prcvibo.blogspot.com dei compagni della federazione di Vibo.

Tra breve, ritornermo a parlare della crisi in Ossezia del Sud.

giovedì 14 agosto 2008

Buon Ferragosto!

Sospendiamo per due giorni l'aggiornamento del blog. Buon ferragosto a tutti! Non bevete e mangiate troppo (e fatelo in modo equo e solidale) (e raccogliete le vostre cartacce)!

mercoledì 13 agosto 2008

martedì 12 agosto 2008

Video che testimonia la disorganizazzione dello sfrontato Saakashvili

In questo video della CNN il presidente Georgiano Saakashvili sta tenendo un intervista quando nel cielo si avvista qualche movimento sospetto. Saakashvili non ci pensa due volte e si mette a correre furiosamente: in un attimo è il caos. Questi pochi secondi fanno ben capire la disorganizzazione di quest'uomo nel lanciarsi all'attacco dell'Ossezia del sud e (conseguentemente) della Russia. Saakashvili non è solo un presidente fantoccio, ma è anche uno spericolato, un temerario, un avventato, uno sfrontato, un gradasso. Un folle!

Vincenti e perdenti della crisi in Ossezia del Sud

Riportiamo da Yahooo Italia Notizie http://it.notizie.yahoo.com/rtrs/20080812/tts-analisi-ossezia-ca02f96.html


LONDRA (Reuters) - di Janet McBride

Dopo cinque giorni di combattimenti, oggi il presidente russo Dmitry Medvedev ha ordinato la sospensione delle operazioni militari in Georgia appena prima dell'arrivo a Mosca del presidente francese Nicolas Sarkozy, accorso nel tentativo di mediare la crisi dell'Ossezia del Sud.

Di seguito alcune implicazioni che questa crisi potrà avere per la Russia, la Georgia e le potenze occidentali.

* La Russia ha riaffermato il suo protagonismo a livello regionale, già recentemente dimostrato chiudendo i rubinetti dei rifornimenti di gas all'Ucraina, poi quelli del petrolio alla Lituania e ora punendo la Georgia per il tentativo di riconquistare la provincia secessionista e filorussa dell'Ossezia del Sud.

* Mosca ha ignorato gli appelli di Stati Uniti, Unione Europea e Nato a fermare la sua offensiva contro Tbilisi, fino a quando non ha completamente raggiunto l'obiettivo di cacciare le forze georgiane dall'Ossezia del Sud.

* L'annuncio della sospensione delle operazioni militari russe è arrivato a poche ore dall'arrivo a Mosca di Sarkozy, che incontrerà il presidente russo Dmitry Medvedev nel tentativo di mediare un accordo di pace. Con il risultato di aver reso lo sforzo diplomatico francese, sostenuto da Ue e Osce, praticamente irrilevante.

* Gli analisti sostengono che l'appoggio incondizionato fornito al presidente georgiano Mikheil Saakashvili dagli Stati Uniti ha spinto l'uomo forte di Tbilisi a sentirsi abbastanza sicuro da sfidare la Russia, lasciando però a Washington uno spazio di manovra molto limitato.

* L'Unione Europea, parzialmente dipendente dalla Russia per gli approvvigionamenti di petrolio e gas, si è mostrata debole e impotente davanti alle politiche di Mosca.

* La Russia potrebbe uscire dalla crisi incoraggiata dall'apparente successo, ma potrebbe anche pagare uno scotto in termini di fuga di investimenti stranieri. Venerdì il rublo scendeva dell'1% rispetto all'euro e al dollaro e ieri la borsa russa ha toccato il livello più basso degli ultimi due anni.

* Chiunque si domandasse chi gestisce il potere in Russia avrà notato il ruolo preminente giocato dal primo ministro russo Vladimir Putin negli ultimi giorni, la sua apparizione sul fronte di guerra, e le due conversazioni tenute dall'ex inquilino del Cremlino con il presidente Usa George W. Bush, una meno rispetto a quella avuta da Bush con Medvedev. La situazione potrebbe rendere più difficile per il neo presidente russo esercitare la sua autorità, anche se è stato lui ad annunciare l'approvazione del cessate-il-fuoco unilaterale.

* Per il georgiano Saakashvili, il futuro pare piuttosto incerto. Il suo esercito è stato umiliato e la sconfitta in Ossezia del Sud potrebbe significare la fine definitiva delle pretese di Tbilisi sulla provincia secessionista, un brutto colpo per un presidente che aveva promesso ai suoi elettori di riprendere il controllo sia dell'Ossezia che dell'altra provincia ribelle, l'Abkhazia.

* La politica estera di Saakashvili si è dimostrata un fallimento e a questo punto i georgiani potrebbero cominciare a mettere in dubbio anche l'opportunità di tenere un atteggiamento smaccatamente filo-occidentale voluto dal presidente. Già prima dell'inizio della crisi, l'opposizione aveva criticato Saakashvili per l'atteggiamento di sfida adottato nei confronti della Russia.

* La sconfitta rimediata in Ossezia del Sud potrebbe quindi indebolire il governo di Saakashvili ridando vigore all'opposizione. E potrebbe ridare fiato anche a chi aveva denunciato come truccate le elezioni presidenziali e legislative tenute nei mesi scorsi.

* Mosca ha sottolineato che non reputa più che Saakashvili sia un partner affidabile e sostiene che dovrebbe andarsene.

lunedì 11 agosto 2008

Solidarietà al popolo Osseto!

Vergogna. Non ci sono altre parole per definire l'ipocrisia del mondo occidentale che continua a difendere l'operato del presidente georgiano Saakashvili e fa finta di dimenticarsi che è stato lui, e non Putin, a scatenare il conflitto in Ossezia del Sud. Solidarietà al popolo Osseto!

PS: Gianni Riotta mi fai veramente schifo (per chi non ha visto il TG1 di ieri sera, lo rimando alla prima lettera pubblicata in questa pagina del blog di Giulietto Chiesa). Emilio Fede è un servo e lo si sa, ma tu sei peggio perché vuoi fare l'intellettuale liberal e indipendente. Sei un venditore di fumo e un mistificatore!


Luciano

sabato 9 agosto 2008

RIALZATI ITALIA?????

Rialzati Italia! Con questo ridicolo motto populistico il caimano di Arcore annunciava alla nazione, con il suo solito fare da venditore di pentole, che in caso di un suo ritorno al governo e con la cacciata dei comunisti “mangiatori di bimbi” tutti i problemi che affliggono il Belpaese sarebbero scomparsi da un giorno all’altro.
Il cavaliere al potere c’è tornato, ma non per occuparsi delle questioni importanti della società italiana, bensì per risolvere le proprie grane, che non era riuscito ad ultimare nelle passate legislature da lui guidate. Non do torto a chi dice che Berlusconi non ha alcun fine economico che lo porti ad ambire al potere, infatti di soldi ne ha già tanti; quello che contesto è che bisognerebbe vedere come è riuscito a crearsi queste ricchezze. Ed è qua che il discorso comincia a filare! La verità è che il Berlusca ha la smania del potere, perché questo gli serve per difendersi dalle “marachelle” da lui imbastite, insieme ai compagni massoni e dell’ex partito socialista Craxiano, nel corso della sua vita. Ecco allora che con la collaborazione dei tanti suoi servetti promossi ministri per la propria fedeltà al padrone (e non parliamo di qualche ministra che è riuscita in scalate sul piano della carriera lavorativa che vanno dal lavorare con Mengacci, via via fino a tali cariche, grazie alla predilezione verso l’ancora arzillo Berlusconi. Essendo Ministro delle pari opportunità vorrei sapere se lascerà succh….. l’uccel…. del Presidente anche alle altre ministre)
hanno dato vita al decreto salva premier , un altro dei tanti insulti alla Giustizia e al principio fondante, sempre meno credibile col passare degli anni, che la legge sia uguale per tutti
Per non fare capire più di tanto in giro, perché magari forse qualcuno un po’ più intelligente si sarebbe incazzato, si è dato il via al teatrino televisivo con la preziosa collaborazione delle Sue tv.
Si è trovato un caso di cronaca con cui distrarre l’opinione pubblica e lo si è portato alle stelle.
Che cosa c’era di meglio della vicenda della giovane turista Italiana uccisa in Spagna!
Show must go on, senza alcun rispetto per la povera vittima e per la propria famiglia.
Tanto che ci frega, c’è il culo del cavaliere da salvare! Operazione riuscita: decreto approvato e in pace per altri 4 anni. Poi sarà corsa al Quirinale, e se davvero il nostro Silvio riuscirà a raggiungere questo obiettivo, allora tutti potremmo dire che per diventare qualcuno in questo paese bisogna essere più furbi, cinici e disonesti degli altri. La vergogna sarà sicuramente loro, ma vergogniamoci anche noi perché un popolo orgoglioso, fiero e che crede nelle proprie capacità non avrebbe mai permesso tutto ciò.


PIETRO

mercoledì 6 agosto 2008

Ricordiamo chi ci governa!!!!!!!

Berlusconi e lo stalliere di Arcore

Ecco tutte le accuse nei 25 minuti di intervista di Luttazzi a Marco Travaglio. Gli inizi misteriosi e la banca Rasini. Craxi alle riunioni fondative di Forza Italia.
Ecco i principali passaggi dell'intervista di Daniele Luttazzi a Marco Travaglio a Satyricon, su Rai 2, sul libro Il colore dei soldi, che racconta tanti misteri legati alle ricchezze e al passato di Silvio Berlusconi

Gli inizi misteriosi e la banca Rasini
Luttazzi: Nel suo libro si parla di tesi, di teoremi? Travaglio: Si parla di fatti e di documenti, che andrebbero spiegati. C'è un dirigente della Banca d'Italia, Giuffrida, che, su incarico della Procura di Palermo, studia i finanziamenti arrivati negli anni Settanta e Ottanta alle 32-34 holding di BerlusconiL: Cosa sono le holding?T: Contenitori di denaro. Questo funzionario ha cercato di capire da dove venissero quei soldi: 115 miliardi in contanti dell'epoca (che sarebbero 500 di oggi), che arrivano in 7 anni in contanti. Non so come arrivino, forse con dei valigioni o dei tir... Alla fine Giufrida si arrende e scrive: provenienza sconosciuta. Solo Berlusconi potrebbe spiegare. Magari c'è qualche benefattore segreto che inviava periodicamente questi soldi...
L: Ma non c'è un modo per seguire i movimenti passo passo? T: No, Il sistema francovaluta faceva in modo che il soggetto fosse iniindividuabile. Poi ci sono delle amenità come il fatto che alcune di queste società siano state registrate fra i i negozi di parrucchiere e estetista. E Infatti non si trovavano. Poi le banche dicono: "Ci siamo sbagliati...".
L: Di che banche si trattava? T: Una era la Banca Rasini, dove lavorava il padre di Berlusconi.
L: Che cosa faceva il padre di Berlusconi nella Banca Rasini?T: E' entrato come impiegato, mi pare che abbia concluso come direttore. La Banca Rasini è indicata dai giudici di Palermo come una di quelle impegnate nel riciclaggio dei soldi della mafia.
L: Poi c'è la questione delle società chiamate monouso. Usate una volta e poi fatte sparire. Come funzionano?T: Sono società che fanno una operazione e poi tornano all'origine. E' una delle cose più incomprensibili. Neppure una persona di alto livello come Giuffrida riesce a spiegarlo. Solo Berlusconi può farlo. Può darsi che tutto ciò sia lecito. L'importante è spiegarlo.

Craxi alle riunioni di Forza Itralia
L: Nel libro si parla di due fasi. La prima dagli anni Settanta al 1983, in cui piovono miliardi non si sa perché. Poi inizia la fase craxiana. A proposito, viene fuori che Bettino Craxi a partecipato alla fondazione di Forza Italia, giusto? T: Sì, c'è un ex democristiano di nome Maurizo Cartotto che racconta che nel '92 Marcello Dell'Utri lo ha convocato e gli ha detto che Berlusconi stava pensando di mettere su un partito...
L: Chi è Marcello Dell'Utri?T: E' il braccio destro di Berlusconi, palermitano, che quando Berlusconi ha bisogno di uno stalliere, nel 1974, prende un boss mafioso, Vittorio Mangano, condannato per associazione mafiosa e per traffico di droga, e glielo mette in villa per un anno e mezzo. Ma chiudiamo la parentesi. Cartotto racconta che nel '92 Dell'Utri lo ingaggia Cartotto in Publitalia e gli dice di non dire niente a nessuno perché neppure Confalonieri doveva saperne nulla. Perché Confalonieri dice una cosa semplicissima: "Non possiamo entrare in politica con le tv". Oggi sarebbe tacciato di stalinismo. Comunque si tengono diverse riunioni ad Arcore. E a un paio di queste partecipa anche Bettino Craxi, poco tempo prima di volare ad Hammamet. Cartotto racconta poi anche il movente della nascita di Forza Italia, illustrato chiaramente dallo stesso Berlusconi durante una convention di quadri Fininvest: "I nostri amici cioè Craxi e compagnia contano sempre meno. I nostri nemici contano sempre di più. Quindi dobbiamo difenderci da soli". Ma c'è un'altra cosa assolutamente straordinaria.
L: Qual è?T: Che nel 92-93 Berlusconi si aggirava per le sue aziende dicendo che se non fosse entrato in politica sarebbe stato accusato di essere mafioso. Temeva che gli fossero rivolte accusa di contiguità alla mafia. Diceva: "Faranno di tutto, tireranno fuori tutte le carte". Poi, nel '94, in un momento in cui i sondaggi andavano meno bene, disse che la colpa era di Dell'Utri e delle voci su una sua vicinanza alla mafia. Ma Dell'Utri replicava: "Silvio mi dovrebbe ringraziare. Se dovessi aprire in bocca io...". Molto interessante è anche la requisitoria del pm Luca Tescaroli al processo per la strage di capaci, dove stati condannati tutti i boss di Cosa Nostra da Riina in giù. Tescaroli fa un accenno a indagine in corso a Caltanissetta sui mandanti a volto coperto e che avrebbero suggerito se non altro la tempistica. E nella sua requisitoria il Pubblico ministero ha ricordato le parole di alcuni collaboratori di giustizia che dicono che Rina e gli altri, prima della strage avrebbero incontrato alcuni personaggi importanti: Berlusconi e Dell'Utri.
L: Ma sono accuse che non sono state dimostrate...T: Fanno parte di una requisitoria, sono state pronunciate in un'aula di tribunale. E' un documento pubblico, che penso meriterebbe un certo interesse. Invece niente. E' il periodo dell'attenzione della mafia al patrimonio artistico italiano e dell'attentato a Maurizio Costanzo che era contrario all'ingresso di Berlusconi in politica.
L’intervista a Paolo Borsellino
L: E poi nel libro c'è la trascrizione di un'intervista filmata a Paolo Borsellino.T: Un'intervista agghiacciante a Borsellino. Roberto Morrione, direttore di Rainews24 l'ha proposta a tutti, ma non trova nessuno a cui interessi.
L: Che cosa dice di così agghiacciante?T: Dice che la procura di Palermo sta indagando su Berlusconi, Dell'Utri e Mangano. E poi dice che c'è un'intercettazione telefonica in cui Mangano, nel 1981, contratta con Dell'Utri a proposito di un cavallo. E dice anche che nel Maxiprcesso si è appreso che Mangano, quando parla di cavalli si riferisce a partite di droga. Borsellino, che ha senso dell'umorismo, dice : "Nella telefonata si parla di cavalli consegnati in un hotel. Se io dovessi consegnare dei cavalli li consegnerei all'ippodromo o al maneggio". Che cosa si direbbe di Borsellino, se fosse vivo oggi? Che è una toga rossa, che è arrivata la cavalleria comunista? Ma Borsellino votava per il Movimento sociale. Se facesse oggi questa intervista sarebbe deferito come minimo al Csm. Comunque la cassetta c'è ed è in questo paese non si trova un programma che la mandi in onda se non di notte. Acquisita agli atti della Procura Caltanissetta che si occupa delle stragi. Sarebbe molto interessante sapere di che si occupava la procura di Palermo poco prima che i suoi due maggiori esponenti saltassero per aria.
L: Grazie. Con questo libro dimostri di essere un uomo libero, e non è facile trovare uomini liberi in quest'Italia di merda.
16 marzo 2001 – testo integrale della trasmissione televisiva

L’ex stalliere di casa Berlusconi
L’impiego di Mangano da parte di Berlusconi come stalliere e factotum ad Arcore tra il 1973 e il 1976 era una questione che interessò i magistrati. Cancemi disse loro che Riina aveva deciso di gestire direttamente i presunti contatti con Berusconi e Dell’Utri. Nel febbraio 1994 e nell’aprile 1998, in entrambi i casi rispondendo alle domande dei magistrati di Caltanisetta, Cancemi disse che Riina, intorno alla fine del 1990, gli aveva dato istruzioni di coordinare Mangano, un subordinato che faceva parte del mandamento guidato da Cancemi, di farsi da parte, lasciando gestire direttamente i rapporti con Del’Utri e Berlusconi a Riina.
I processi per le stragi Falcone e Borsellino hanno ripercorrono minuziosamente le indicazioni dei pentiti su nuovi referenti politici di Cosa nostra e i canali attivati per trarne il massimo dei vantaggi. La procura di Caltanisetta e Firenze hanno anche svolto meticolose indagini sui “mandanti occulti” delle stragi iscrivendo nel registro degli indagati Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi. Ma l’unico processo fatto è quello di Marcello Dell’Utri , condannato in primo grado a 11 anni, condannato pel le collusioni con le cosche siciliane.

Antonino Giuffrè
Antonino Giuffrè fu catturato nelle campagne vicino a Cacciamo, un paesino a 40 chilometri da Palermo. A Cacciamo, Giuffrè era capo mandamento, un mafioso di altissimo livello, molto vicino a Bernardo Provengano, che aveva incontrato un mese prima di essere arrestato. Giuffrè si era assunto il delicato compito di ricostruire Cosa nostra dopo i danni inflitti da polizia e magistratura con la cattura e i processi di molti affiliati. Due mesi dopo l’arresto, Giuffrè disse ai magistrati di essere disposto a collaborare con loro. Il pomeriggio del 20 gennaio 3003, Giuffrè depose al processo contro Marcello Dell’Utri, senatore siciliano di Forza Italia accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, condannato in prima istanza con sentenza dell’ 11 dicembre 2004. Berlusconi e Dell’Utri erano amici intimi da molto tempo ( si erano conosciuti all’Università), e Dell’Utri in seguito aveva lavorato per Berlusconi ed era diventato la forza trainante che stava dietro al suo ingresso in politica. Giuffrè non si trovava a Palermo al momento di deporre. Si trovava in prigione: la sua testimonianza da una località segreta è stata ascoltata grazie ad una videoconferenza. Il grande schermo nell’aula di tribunale di Palermo mostrava le spalle arrotondate di un uomo quasi calvo, con indosso una giacca biancastra. Giuffrè parlava lentamente, a volte passando le dita sul bordo del tavolo, altre volte giocherellando con una penna nella mano sinistra.

In aula Dell’Utri, vestito elegantemente, con occhiali dal bordo d’oro, stava seduto impassibile, a braccia incrociate. I suoi avvocati avevano obiettato che la deposizione di Giuffrè era inammissibile, ma la corte aveva rigettato l’istanza e aveva deciso di acquisire la deposizione del pentito.
L’obiezione degli avvocati di Dell’Utri si basava su una legge approvata nel 2001, che fissava un tempo limite di sei mesi entro il quale i collaboratori di giustizia dovevano raccontare ai magistrati tutto quello che sapevano. Dal momento in cui decidevano di vuotare il sacco, i collaboratori di giustizia avevano sei mesi per dire tutto, fino in fondo. Una volta esaurito questo periodo, qualsiasi fatto, o informazione, venga considerata ininfluente ai fini processuali tanto da non venire neanche acclusa al processo.
<<>>, ha osservato Gozzo, che faceva parte del gruppo di magistrati che hanno messo sotto processo Dell’Utri. Giuffrè era stato un criminale per trent’anni, e sei mesi non erano sufficienti. Era impossibile per Giuffrè raccontare tutto entro la meta di dicembre del 2002 ( entro il quale scadevano i sei mesi)
Uno dei problemiera organizzare gli incontri con tutti quei magistrati ( non sono in Sicilia ma in tutta ltalia) che volevano interrogarlo.
Altrettanto importante, però, era il tempo necessario per convincere Giuffrè a raccontare ai giudici tutto quello che sapeva. I mafiosi avevano talmente tante riserve a parlare della mafia, prima fra tutte quell’omertà che li lega fra di loro, che all’inizio non offrivano una piena collaborazione. I pentiti dovevano prima completare un percorso psicologico e il limite dei sei mesi non teneva conto di questo elemento. Inoltre, scaduto il termine dei sei mesi, i pentiti non potevano più dire nulla.

Per far cambiare la legge, una settimana dopo la morte di Caponnetto, il 6 dicembre 2002, la vedova ottantenne, Elisabetta, scrisse al ministro della Giustizia di Berlusconi per chiedergli di estendere il dannoso limite dei sei mesi. <<>>, scriveva. Nonostante il voto unanime della Commissione parlamentare Antimafia e gli appelli del Procuratore Antimafia e dei magistrati di Palermo, il ministro rifiutò ostinatamente di estendere il periodo di sei mesi, dicendo che i pro e i contro di questa proroga si compensavano. << Vorrei che mi aiutasse a rispondere a questa domanda che mi assilla: Ministro, quali sono i contro?, ha chiesto Elisabetta Baldi Caponnetto. Il ministro di Berlusconi non ha cambiato idea, ma la vedova di Caponnetto ha sentito il calore e la solidarietà di tanti italiani per bene, magistrati e gente comune, che si sono recati a Firenze per assistere ai funerali di suo marito e rendergli omaggio. Il governo Berlusconi, oltre a farsi notare per la sua assenza quel giorno, sembrava voler limitare le rivelazioni di Giuffrè
Mangano chiamava Dell’Utri
Il legale di Vittorio Mangano, lo 'stalliere' di Arcore, chiamava spesso l'utenza telefonica del senatore Marcello Dell'Utri. Lo ha accertato il vicequestore di Polizia, Gioacchino Genchi, consulente informatico della Procura di Palermo, che questa mattina ha deposto a Palermo al processo a carico dell'ex manager di Publitalia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Genchi, rispondendo alle domande del pm Nico Gozzo, ha elencato numerose telefonate che sarebbero state effettuate dall'avvocato Francesco Marasa', legale di Mangano, tra il '97 e il '98 all'indirizzo di Dell'Utri. ''C'e' una coincidenza cronologica - ha spiegato Genchi - con l'avvocato Marasa' che chiama, nell'arco di una giornata, prima le utenze telefoniche dei familiari di Mangano, e poi con lo stesso cellulare, chiama il telefono personale di Dell'Utri''. Il vicequestore ha anche inziato a parlare delle telefonate compiute da Domenico Orsini, uno dei fondatori del partito 'Sicilia Libera', verso l'utenza di Dell'Utri. Dichiarazioni che hanno provocato la reazione dei difensori dell'imputato, Enrico Trantino e Roberto Tricoli, secondo i quali le parole di Genchi sarebbero state ''fuori dall'articolato di prova ammesso dal Tribunale''. ''Questo - ha detto Trantino - e' diventato un processo enciclopedico e ha assunto dimensioni non controllabili''. Per questo, hanno chiesto la sospensione dell'udienza e l'ammissione di tutti gli atti relativi al processo 'Sicilia Libera'. Genchi ha, inoltre, ricordato al Tribunale presieduto da Leonardo Guarnotta le telefonate compiute da un telefono cellulare in uso ad Enrico Di Grusa, genero di Vittorio Mangano, verso il telefono di Dell'Utri.''Il 9 giugno del '96 - ha detto - sono partita dal telefono in uso a Di Grusa diverse telefonate, tra cui a Mangano, fino ad arrivare a Marcello Dell'Utri. Una telefonata durata 84 secondi in tutto''. Lo stesso cellulare avrebbe anche chiamato lo studio legale Dominioni, legale di Dell'Utri. ''Sono soggetti - ha detto - che hanno fatto da tramite ad altri soggetti''. ''Le telefonate dell'avvocato Marasa' non dicono proprio nulla, anzi rappresentano il 'deserto probatorio''': cosi' Dell'Utri ha commentato all'Adnkronos le dichiarazioni del vicequestore, al termine dell'udienza di oggi che e' stata rinviata a lunedi' prossimo, 18 febbraio. ''Io non ho mai avuto un numero telefonico diretto - ha proseguito l'imputato - tutte le mie telefonate venivano smistate dal centralino. E qui viene dimostrato che le telefonate arrivavano al centralino, dove chiamano migliaia di persone per parlare con me''
Adakronos 12 febbraio 2002


Mangano al processo di Palermo

L’odore della censura
Marco Travaglio è, insieme a Elio Veltri, l'autore del libro "Il colore dei soldi" e uno degli artefici del caos politico che ruota intorno a Satyricon in questi giorni. Nel giorno in cui il CDA della Rai decide di non mandare in onda la trasmissione di Luttazzi, Clarence intervista Travaglio per andare a fondo sulla questione dei 50 miliardi di danni chiestigli da Mediaset. Il povero querelato è tranquillo, simpatico e disponibile. Potrebbe andar bene per fare il nuovo testimonial della sinistra in campagna elettorale, anche se lui non ci sta.
• Marco, hai proprio scombussolato i piani alti della Rai. I consiglieri del Cda Gamaleri e Contri che si dimettono (e poi ci ripensano), Fini che minaccia rappresaglie dopo le elezioni, le istituzioni che intevengono. Insomma, un bel caos ...Delle beghe interne al consiglio di amministrazione della Rai non ne voglio proprio sapere. Per quanto riguarda il piano politico, se la mia intervista ha provocato le ire del centro-destra, non posso certo affermare che il centro-sinistra abbia gradito. Durante tutta la campagna elettorale, i signori dell'Ulivo hanno sempre accusato Berlusconi di frequentare la cattiva compagnia di Bossi e Fini, senza capire invece che sono proprio Bossi e Fini a frequentare la pessima compagnia di gente Berlusconi e Dell'Utri. La sinistra, che adesso si mostra imbarazzata, mai si sarebbe sognata di scendere su questo piano.
• Dopo una settimana di polemiche, puoi dirci la verità: le domande che ti ha rivolto Luttazzi erano preparate? Guarda, prima di andare a "Satyricon" non avevo mai parlato con Luttazzi in vita mia. L'ho praticamente conosciuto quando sono arrivato negli studi. Sapevo che Luttazzi aveva letto il mio libro, "L'odore dei soldi", che gli era piaciuto e che per questo aveva deciso di invitarmi. Poco prima di iniziare le riprese, gli ho chiesto di che cosa avremmo parlato e lui mi ha risposto "Ci vediamo in trasmissione". Le domande per me sono state assolutamente a sorpresa, così come il tempo che mi è stato dedicato.
• Per quale motivo il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri vuole citarti in giudizio per 50 miliardi? Tu accusi Berlusconi e Mediaset ti querela? Allora il conflitto di interessi esiste... Il bello è proprio questo. D'altra parte, se il presidente onorario del Milan può permettersi di licenziare in tronco l'allenatore, il presidente di Mediaset può permettersi di difendere l'onorevole Berlusconi querelando due giornalisti che si occupano da sempre di questioni politiche e non aziendali.
• Ma la cifra che ti viene richiesta non ti preoccupa nemmeno un po'?Ma non scherziamo! Prima di agire mi sono consultato con avvocati, magistrati ed esperti del settore. Tutto quello che ho scritto è documentato e agli atti, non può essere smentito. A chiedere si fa in fretta, poi bisogna saper dimostrare i fatti.
• Forse li hai fatti arrabbiare con la storia di Mangano... E pensare che la vicenda Mangano è nota da molto tempo. Molto peggio è la lista finale dei processi e delle sentenze a cui è stato sottoposto Berlusconi.
Eppure Berlusconi ti ha definito "condannato per diffamazione". E' vero, lo confesso. Ho una condanna per diffamazione in primo grado. Berlusconi invece è soltanto il politico più inquisito d'Europa. Ha moltissime condanne per corruzione della guardia di finanza da cui si è salvato solo grazie alla prescrizione. I reati però c'erano, era solo passato troppo tempo per il giudizio. E, nelle condizioni giudiziarie in cui versa, questo signore si permette di dare del "condannato" agli altri.
• Dopo tutto quello che è successo, perché non diventi un testimonial della campagna elettorale della sinistra? Se vuoi, ti proponiamo per i nuovi manifesti dell'Ulivo. Il tuo faccione a fianco di quello di Rutelli. Eh eh eh...vi assicuro che gli ulivisti non gradirebbero molto, soprattutto perché io proprio di sinistra non sono. Eppoi di recente Rutelli ha rifiutato di partecipare a un dibattito che avrei dovuto moderare io. Se non vi basta questo.
• E Montanelli si è fatto sentire? Mi ha telefonato qualche giorno fa, per avere informazioni sul mio libro e su quello di Peter Gomez che parla del medesimo argomento: la mafia di Berlusconi. Solo che Gomez, non andando in televisione, non è stato querelato.
• Che effetto fa sapere che il tuo libro è più venduto di "Baudolino" di Umberto Eco? Mi fa onore, anche se non credo di meritare tanto. Il numero di vendite testimonia che si sta formando in Italia un "idem sentire" di coscienza civile di fronte al quale Berlusconi e i suoi accoliti prima o poi dovranno rendere conto.
• Grazie Marco, e che Dio te la mandi buona... Grazie, mi basterebbe riuscire a trovare la strada giusta. Sapete mica dov'è via Colico qui a Milano?
da : Clarence

Marco Travaglio assolto
Marco Travaglio assolto. Silvio Berlusconi condannato al pagamento delle spese legali. I giudici hanno così risposto alla denuncia che il presidente del Consiglio nel 2001 aveva presentato alla magistratura, per essere stato «devastato» da Travaglio durante Satyricon, la trasmissione di Daniele Luttazzi allora in onda su Rai Tre, e che la rete fu costretta a chiudere immediatamente dopo.
Travaglio aveva parlato, in particolare, della provenienza dei primi soldi utilizzati dall’allora imprenditore edile Silvio Berlusconi per mettersi in affari negli anni 70, e dei rapporti col boss mafioso Vittorio Mangano, lo “stalliere di Arcore”.«Acqua fresca» dice ora Travaglio, se paragonata al contenuto della sentenza con cui i giudici di Palermo hanno recentemente condannato Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa.
Per chi non lo avesse letto, il recente libro L’Amico degli amici di Marco Travaglio e Peter Gomez, riassume la requisitoria con la quale i Pm siciliani hanno ottenuto la condanna del presidente di Publitalia. Sostanzialmente un riassunto, che spiega come Forza Italia sia stata fondata da Marcello Dell'Utri su ordine di Bernardo Provenzano, il boss dei boss di Cosa Nostra. E questa non è acqua fresca: secondo la ricostruzione dei giudici, nei primi anni 90 Cosa Nostra avrebbe deciso di liberarsi del proprio referente politico storico, una Dc dalla quale non si vedeva più sufficientemente tutelata, per cercare protezione nel Psi di Bettino Craxi. Non a caso: tramite la vecchia conoscenza Dell'Utri, l’obiettivo era quello di raggiungere il segretario del Psi attraverso un’altra vecchia conoscenza: Silvio Berlusconi, vecchio "amico" ed ex compagno di studi di Marcello Dell'Utri.
Ma con l’esplosione di Tangentopoli e la fine del partito socialista, Cosa Nostra si trova in grossi guai (al punto che si arriva a programmare anche l’omicidio di Antonio Di Pietro, per liberare il Psi dall’assedio della Procura di Milano): abbandonato il vecchio referente, la mafia non solo non riesce a stringere il legame con quello che avrebbe dovuto essere il nuovo, ma lo vede disintegrarsi nel giro di pochi mesi.

Per questo la strategia della tensione: le bombe di via Palestro a Milano, degli Uffizi a Firenze e quelle di Capaci e via D’Amelio, che uccisero Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta. Bombe che, secondo i giudici di Palermo, hanno la funzione di mandare un messaggio allo Stato: Cosa Nostra non può restare senza un referente politico. E’ a questo punto, quando la mafia capisce che nessun partito è in grado di tutelarla, che per ordine di Bernardo Provenzano viene contattato Marcello Dell'Utri, un manager che nel corso degli anni è stato più volte licenziato per manifesta incapacità da Silvio Berlusconi. L’ex compagno di università dovrà tornare ad essere dirigente del gruppo Fininvest, con il compito di costituire un nuovo partito che tuteli gli interessi di Cosa Nostra: Forza Italia.
Questi i fatti secondo il tribunale che ha condannato Marcello Dell'Utri. Come fatti erano quelli di cui Marco Travaglio parlava quattro anni fa nella trasmissione di Daniele Luttazzi. (red.is)





Pietro Ciardullo

Sempre lo stesso schifo!!

Anche quest'anno la Calabria è interessata da moltissimi roghi che non stanno risparmiando nessuna provincia: la particolarità però è che questi roghi avvengono sempre in precisi territori piuttosto che in altri, sempre verdi e rigogliosi..........(es. Luzzi,paese ormai distrutto dalle fiamme, e di contro realtà vicine mai toccate da esse, vedi Rose, Montalto ecc), Come è possibile tutto questo??? Il meraviglioso territorio luzzese è ormai ridotto in cenere,e questo per colpa di qualche cinico cretino che si diverte alle nostre spalle Per qualche euro in più!! Non voglio per forza pensar male, ma ci sono troppe coincidenze che mi lasciano titubante. Secondo me c'è qualche cosa di marcio nella base dell'intero sistema antincendio di calabria, la protezione civile con rispettive associazioni non serve a nulla!( Dati in mano)In tal senso,faccio un appello ai comuni,ma in generale anche agli altri enti locali: Bisogna riconsiderare le collaborazioni con queste associazioni di protezione civile perchè sono inutili e in alcuni casi dannose!!!!

Camillo

Fallisce anche il vertice con Ferrero: il PRC calabrese rientrerà in giunta

Nemmeno l'incontro avvenuto ieri a Roma tra Paolo Ferrero e la delegazione del PRC calabrese guidata dal segretario regionale Scarpelli è riuscito a far cambiare idea ai vertici regionali: Rifondazione rientrerà nella giunta Loiero. Naturalmente, come si sa da tempo, sarà Damiano Guagliardi colui che andrà a ricoprire il ruolo di assessore che quasi sicuramente sarà quello del Turismo.

Che dire, se non che dei vendoliani calabresi si conoscevano le intenzioni ben prima del Congresso e che rientrare in questa giunta piena di inquisiti e farlo tra l'altro per un breve arco di tempo, visto che il mandato Loiero è ormai vicino alla conclusione, è una pessima operazione politica e morale...


Luciano

martedì 5 agosto 2008

E SI CONTINUA A MORIRE PER UN TOZZO DI PANE........

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Così recitano l’articolo 1 e 4 della nostra Costituzione. Alla luce degli avvenimenti che salgono quotidianamente alla ribalta della cronaca, questi principi fondanti della democrazia Italiana sembrano venire meno.
Ogni anno mediamente il 6% dei lavoratori Italiani subisce un incidente durante l’attività lavorativa.
Si tratta di quasi un milione di diversa natura e gravità, dei quali circa 600 mila con esiti di inabilità superiore ai tre giorni, oltre 27 mila determinano una invalidità permanente nella vittima, e più di 1.300 causano la morte. Ciò equivale a dire che ogni giorno tre persone perdono la vita per disgrazie legate al proprio lavoro. Questa è , purtroppo, l’agghiacciante fotografia del Belpaese, dove il lavoro fa più vittime della guerra, mentre le imprese vedono accrescere i loro fatturati.
Il 15 Maggio è entrato in vigore il decreto sulla salute ed igiene dei luoghi di lavoro, ma fino ad ora nulla è mutato; i governi cambiano costantemente, l’unica cosa che rimane inalterata è la quotidiana serie di incidenti sul lavoro. Si continua a morire, chi cadendo da un ponteggio o da un tetto, chi rimane schiacciato dal ribaltamento del mezzo adoperato, chi viene straziato dagli ingranaggi di un macchinario. Molti di questi incidenti si viene a sapere potrebbero essere evitati se solo si fossero rispettate le norme di sicurezza. Di chi è la colpa di tutto questo? La verità è che per un imprenditore tutto quanto concerne la sicurezza nei luoghi di lavoro è visto come un oneroso adempimento burocratico e niente più. Bisogna anche non dimenticare il rischio che corre un lavoratore in seguito ad una propria segnalazione di una situazione di pericolo al “proprio” responsabile o al datore stesso. In primo luogo, arriva l’isolamento, ossia i colleghi sono costretti ad evitare il "rompiballe", poi cominciano i vari tentativi di mobbing, sanzioni, solleciti scritti, infine quando ci si rivolge alle istituzioni arriva il licenziamento.
A conclusione di questa mia analisi mi domando se la classe operaia esiste ancora. La classe operaia esiste e ne fanno parte tutti quei lavoratori che ogni giorno rischiano la propria vita e muoiono per pochi euro al mese, per fare il profitto di chi li tiene nella miseria. La classe operaia esiste e ne fanno parte milioni di persone in carne ed ossa, spesso sfruttati e sottopagati, malvisti e maltrattati. La classe operaia esiste e ne fanno parte quei lavoratori che sono costretti ad una vita d’inferno in questo mondo, che vanno in paradiso troppo presto, un po’ alla volta e nella peggiore, vergognosa indifferenza. Mi piace chiudere il tutto con una frase di Clarence Seward Darrow che secondo me inquadra la tragica realtà di questo argomento: io sono amico dell'operaio, e preferisco essergli amico che operaio.


PIETRO CIARDULLO

Primi contatti tra Veltroni e Ferrero

Primo contatto tra il Partito Democratico e Rifondazione Comunista. Il segretario del Pd, Walter Veltroni, ha incontrato presso la sede del suo partito il neosegretario del Prc, Paolo Ferrero. Il colloquio si è tenuto a una settimana dall'elezione di Ferrero avvenuta al congresso nazionale di Chianciano Terme, commentata da Veltroni come una vittoria dell'ala estremista e di lotta di Rifondazione Comunista. Lo stesso Ferrero e alcuni dei sostenitori della sua mozione, dal palco del congresso, non avevano risparmiato critiche dure al Pd, allontanando ogni ipotesi di alleanze future.Al termine dell'incontro, le distanze però non sono sembrate ridotte. A confermarlo è stato lo stesso Ferrero: «Si è preso atto che c'è una differenza di valutazioni consistente e la presenza di prospettive diverse e per questo, al momento, un'alleanza è assolutamente inimmaginabile». Al centro dell'incontro soprattutto la qualità e le modalità di azione dell'opposizione e le ipotesi di riforma della legge elettorale per le prossime europee di giugno 2009. Sul primo punto il segretario di Rifondazione aveva espresso a Chianciano Terme pesanti perplessità, denotando un attitudine troppo moderata da parte del Pd.Non è detto però che queste distanze siano incolmabili, tutto dipenderà dall'atteggiamento che il Pd intraprenderà dopo l'estate: «Il tipo di opposizione che faranno, a partire dall'autunno, contro le politiche del governo e di Confindustria dirà la qualità del rapporto con Rifondazione e farà emergere se ci sono posizioni di contatto». Sull'altro campo di confronto, quello delle elezioni europee, la questione nodale è rappresentata dalla soglia di sbarramento, che Ferrero vede come una minaccia per la presenza delle forze di sinistra: «Noi siamo contrari allo sbarramento che avrebbe come unico effetto quello di espellere la sinistra dal Parlamento europeo. Non c'è nessuna ragione per modificare la legge attuale». Contrarietà anche nei confronti dell'abolizione delle preferenze, additata come «una riduzione pesante della democrazia e del potere di scelta dei cittadini». Un confronto sul tema, ha ricordato l'ex ministro per la Solidarietà Sociale, è stato chiesto anche al presidente del consiglio Berlusconi, ma «per ora non ci sono novità. Proveremo a bussare con più vigore».

Fonte (AMI) Camillo

Ramon Mantovani e Marco Consolo, una cellula del PRC nelle FARC?

Da Liberazione di oggi.

Ramon e Consolo, questi i nomi di battaglia di chi, secondo El Tiempo , farebbe parte di una connection italiana di appoggio ai «narcoterroristi» delle Farc. A lanciare il presunto scoop nel Bel Paese è stata ieri Repubblica , con un articolo dal titolo "Ecco chi aiuta le Farc in Italia". Ma i dubbi sulle identità di questi personaggi hanno avuto vita breve e parte di quel che sarebbe stato trovato nei computer del comandante delle Farc Raul Reyes (ucciso dall'esercito colombiano in Ecuador lo scorso primo marzo) da cui è nato lo "scoop", si è palesato come un buco giornalistico o «delle banalità». Ramon Mantovani e Marco Consolo, esponenti del Prc, hanno affrontato ieri la questione e svelato l'arcano: «Leggendo quel che riportano i giornali abbiamo immediatamente capito che i due italiani a cui si fa riferimento siamo noi». «Non ci meravigliamo di apparire sul computer di Reyes - afferma Mantovani - perché da anni lavoriamo per il processo di pace in Colombia e abbiamo avuto contatti sia con le Farc che con l'Eln. Lavorare per la pace nel mondo è una linea politica del nostro partito, questo è il motivo per cui che da tempo manteniamo relazioni con diverse associazioni, come il Pkk, quelle palestinesi o l'Ezln in Messico».
I primi contatti dei due con le Farc risalirebbero alla fine degli anni novanta, ma in un contesto ufficiale, il Forum di San Paolo: «Lo si poteva considerare il Forum della sinistra latino-americana. Intervennero, oltre ad alcuni esponenti del gruppo colombiano, Lula e Ortega, ne uscì un obbiettivo comune: la pace. Nel '97 abbiamo fatto venire in Italia Raul Reyes, mettendolo in contatto con la Farnesina. In seguito alcuni esponenti delle Farc sono venuti ai nostri congressi nazionali. E' anche grazie al nostro lavoro che il governo italiano fu invitato all'inaugurazione del processo di pace. Durante il processo siamo andati più volte in Colombia, poi in occasione del tavolo negoziale Reyes tornò in Italia con altri comandanti. Furono ricevuti alla Camera e parlarono alla commissione esteri». Le attività di "Ramon&Consolo" sono proseguite alla luce del sole anche dopo la fine della tregua: «Abbiamo mediato per ottenere lo scambio dei prigionieri e per il loro rilasciamento unilaterale, tra cui quello di Ingrid Betancourt. Di queste operazioni abbiamo informato i presidenti della camera, Violante, Casini e Bertinotti, e i sottosegretari agli Esteri con delega all'America Latina. Dopo l'11 settembre le Farc sono considerate dall'opinione diffusa come dei gruppi di narcotrafficanti terroristi. Per noi sono un'organizzazione politico-militare che esiste da più di 40 anni: ciò non significa che condividiamo o sosteniamo acriticamente quello che fanno. Essere identificati oggi come complici di una rete del terrore è inverosimile e denuncia un'azione di disinformazione di El Tiempo ».
Il quotidiano colombiano aveva denunciato lo scorso 4 agosto l'esistenza di nuclei di appoggio ai guerriglieri colombiani in Europa e nello specifico in Italia, di cui «la polizia italiana avrebbe già consegnato ai colombiani una documentazione fotografica dei loro componenti». Anche un'associazione - non vicina al Prc -, la Nuova Colombia, è stata chiamata in causa nell'articolo. Mantovani si è detto «meravigliato che nessuno in Colombia» li abbia collegati ai nomi presenti sul computer di Reyes. «Eppure il ministro degli interni e molti giornalisti ci conoscono bene». Secondo Marco Consolo l'attenzione andrebbe riportata sul vero problema del Paese, «sui 62 deputati sotto inchiesta per vincoli con i paramilitari».

Maurizio Mequio

lunedì 4 agosto 2008

Video del pestaggio al Duomo di Napoli da parte della polizia

Riceviamo e pubblichiamo il contributo video che ci ha inviato Ciccio Noto, di Retecosenza. Nel filmato, a cura di Indymedia, si assiste al fermo e all'aggressione di Mussa Bouarè, uno dei partecipanti alla manifestazione del Duomo di Napoli, organizzata dai migranti e dai rifugiati sfrattati da pianura. Ecco il video:



La solita e inutile manifestazione di violenza da parte della polizia. A voi i commenti.

Luciano

domenica 3 agosto 2008

UNA PAGINA DI STORIA PER I NOSTRI VISITATORI

L’OLOCAUSTO SCONOSCIUTO: I FATTI SU UNA ORRENDA BARBARIA DELLO SCORSO SECOLO OCCULTATA DAI POTENTI DEL MONDO
LA TRAGEDIA DEL POPOLO ARMENO
Una delle pagine più oscure, ed al tempo stesso meno divulgate, della storia del XIX secolo é quella del genocidio perpetrato dall'Impero Ottomano prima e dai Giovani Turchi poi, ai danni delle popolazioni armene stanziate da sempre sul territorio che comprendeva la parte nord-orientale dell'attuale Turchia e sulle terre a nord dell'Impero Persiano su fino alle cime del Caucaso. Ed infatti la storia ci racconta di una nazione eternamente contesa e frazionata tra molti grandi imperi, Persiano, Ottomano, Russo e continuamente devastata ed angariata da frotte di invasori quali i Turchi Selgucidi od i Mongoli.
Nel 1914 la situazione armena peggiora irrimediabilmente. In quell'anno infatti il governo turco decide di entrare in guerra a fianco degli imperi centrali e subito si lancia alla conquista dei territori azeri "irredenti". La Terza Armata turca, impreparata, male equipaggiata, mandata allo sbaraglio in condizioni climatiche ostili, viene presto sbaragliata a Sarikamish nel gennaio 1915 dalle forze sovietiche. L'esercito turco indica i responsabili della disfatta negli armeni che, allo scoppio della guerra avevano comunque assicurato il proprio sostegno all'impresa turca. Il clima si fa sempre più teso e, tra il dicembre del '14 ed il febbraio del '15, il Comitato Centrale del partito Unione e Progresso, diretto dai medici Nazim e Behaeddine Chakir, decide la soppressione totale degli armeni. Vengono creati speciali battaglioni irregolari, detti tchété, in cui militano molti detenuti comuni appositamente liberati; essi hanno addirittura autorità sui governi ed i prefetti locali e quindi godono di un potere pressoché assoluto. L'eliminazione sistematica prende l'avvio nel 1915, quando i battaglioni regolari armeni vengono disarmati, riuniti in gruppi di lavoro ed eliminati di nascosto. Il piano turco, pensato e diretto dal Ministro dell'Interno Talaat, prosegue poi con la soppressione della comunità di Costantinopoli ed in particolare della ricca ed operosa borghesia armena: tra il 24, che resta a segnare la data commemorativa del genocidio, ed il 25 aprile, 2345 notabili armeni vengono arrestati mentre tra il maggio ed il luglio del 1915 gli armeni delle province orientali di Erzerum, Bitlis, Van, Diyarbakir, Trebisonda, Sivas e Kharput vengono sterminati. Solo i residenti della provincia di Van riescono a riparare in Russia grazie ad una provvidenziale avanzata dell'esercito sovietico. Nelle città viene diffuso un bando che intima alla popolazione armena di prepararsi per essere deportata; si formano così grandi colonne nelle quali gli uomini validi vengono raggruppati, portati al di fuori delle città e qui sterminati. Il resto della popolazione viene indirizzato verso Aleppo ma la città verrà raggiunta solo da pochi superstiti: i nomadi curdi, l'ostilità della popolazione turca, i tchété e le inumane condizioni a cui sono sottoposti fanno si che i deportati periscano in gran numero lungo il cammino. Dopo la conclusione delle operazioni neppure un armeno era rimasto in vita in queste province. La seconda parte del piano prevedeva il genocidio della popolazione armena restante, sparsa su tutto il resto del territorio. Tra l'agosto del 1915 ed il luglio del 1916 gli armeni catturati vengono riuniti in carovane e, malgrado le condizioni inumane cui vengono costretti, riescono a raggiungere quasi integre Aleppo mentre un'altra parte di deportati viene diretta verso Deir es-Zor, in Mesopotamia. Lungo il cammino, i prigionieri, lasciati senza cibo, acqua e scorta, muoiono a migliaia. Per i pochi sopravvissuti la sorte non sarà migliore: periranno di stenti nel deserto o bruciati vivi rinchiusi in caverne. A queste atrocità scamperanno solo gli armeni di Costantinopoli, vicini alle ambasciate europee, quelli di Smirne, protetti dal generale tedesco Liman Von Sanders, gli armeni del Libano e quelli palestinesi. Il consuntivo numerico di questo piano criminale risulta alla fine:
da 1.000.000 a 1.500.000 di armeni vengono eliminati nelle manieri più atroci. In pratica i due terzi della popolazione armena residente nell'Impero Ottomano è stata soppressa e, regioni per millenni abitate da armeni, non vedranno più, in futuro, nemmeno uno di essi.
circa 100.000 bambini vengono prelevati da famiglie turche o curde e da esse allevati smarrendo così la propria fede e la propria lingua.
considerando tutti gli armeni scampati al massacro il loro numero non supera le 600.000.
Su tutte valga la testimonianza del Console italiano Giovanni Gorrini che così scrisse: "Dal 24 giugno non ho più dormito ne mangiato. Ero preso da crisi di nervi e da nausea al tormento di dover assistere all'esecuzione di massa di quegli innocenti ed inermi persone. Le crudeli cacce all'uomo, le centinaia di cadaveri sulle strade, le donne ed i bambini caricati a bordo delle navi e poi fatti annegare, le deportazioni nel deserto: questi sono i ricordi che mi tormentano l'anima e quasi fanno perdere la ragione." Anche l'intervento della Santa Sede tramite il Papa Benedetto XV non produsse alcun effetto, in funzione anche del fatto che i turchi avevano proclamato la guerra santa. Successivamente, approfittando degli sconvolgimenti in corso in Russia a causa della rivoluzione, gli armeni sotto il controllo dell'impero zarista si ribellano e, il 28 maggio 1918, dichiarano la propria indipendenza. In seguito, dopo la presa di alcuni territori nell'Armenia turca, verrà proclamata la nascita della Repubblica Armena. Durante i lavori del Trattato di Sevrès venne perfino riconosciuta l'indipendenza al popolo armeno e la sua sovranità su gran parte dei territori dell'Armenia storica ma, come altre volte in futuro, tutto resterà solo sulla carta. Infatti il successivo Trattato di Losanna (1923) annullerà il precedente negando alle popolo armeno persino il riconoscimento della sua stessa esistenza. La caduta del regime turco alla fine della Grande Guerra e la seguente ascesa alla guida del paese di Kemal Ataturk non cambiò la situazione. Infatti, tra il 1920 ed il 1922, con l'attacco alla Cilicia armena ed il Massacro di Smirne, il nuovo governo portò a compimento il genocidio. Dopo questi ultimi crimini non un solo armeno vivo lasciò traccia in Turchia.

Due giorno dopo il massacro del 30 ottobre 1895 a Erzerum: fossa per seppellire le vittime armene.
Una donna armena e i suoi bambini durante la deportazione (foto di Armin Wagner). Fotografie tratte dal volume "Breve storia del genocidio degli armeni" di Claude Mutafian e Metz Yeghérn.

Il processo di Costantinopoli
La disfatta ottomana nella grande Guerra spinse i principali responsabili del genocidio ad abbandonare il paese e molti di essi fuggirono in Germania. A loro carico venne intentato un processo svoltosi nel 1919 a Costantinopoli sotto la direzione di Damad Ferid Pascià. Lo scopo non era evidentemente quello di rendere giustizia al martoriato popolo armeno ma di addossare le colpe dell'accaduto sulle spalle dei Giovani Turchi discolpando al tempo stesso la nazione turca in quanto tale. Il risvolto pratico del processo fu minimo in quanto, nei confronti dei condannati, non vennero mai presentate richieste di estradizione e successivamente i verdetti della corte vennero annullati. L'importanza del procedimento sta comunque nel fatto che, durante il suo svolgimento, vennero raccolte molte testimonianze che descrivono le varie fasi del genocidio a partire proprio dalle dichiarazioni di chi ne era stato artefice. Altri processi vennero tenuti a riguardo di specifiche situazioni. A seguito di quello per i massacri del convoglio di Yozgat venne condannato il vice-governatore Kemal. Nel processo di Trebisonda si ammise la responsabilità del governatore e si descrisse il modo in cui venivano perpetrate gli annegamenti di donne e bambini. Nel processo per il massacro nella città di Karput venne giudicato in contumacia Behaeddin Chakir e si descrisse dettagliatamente il ruolo dell'Organizzazione Speciale. A seguito però della riluttanza delle autorità turche ed alleate ad eseguire le sentenze da loro stesse emesse, il partito Dashnag creò un'organizzazione di giustizieri armeni che si incaricò di eliminare alcuni tra i principali responsabili del genocidio. Vennero così freddati Behaeddin Chakir, Djemal Azmi (il boia di Trebisonda), Djemal Pascià (componente del triumvirato dirigente dei Giovani Turchi) e l'ex Ministro degli Interni Talaat ucciso per le strade di Berlino il 15 marzo del 1921 da Solomon Tehlirian. In quest'ultimo caso le colpe a carico di Talaat emerse durante il processo furono talmente terrificanti da far assolvere Tehlirian per l'omicidio da lui compiuto.

L'Armenia attuale
Durante e dopo l'attuazione del piano criminale turco gran parte degli scampati e dei sopravvissuti furono costretti all'esilio ed alla diaspora. Nel 1991 a seguito della dissoluzione dell'URSS è nata la Repubblica Armena sulle ceneri dell'ex Repubblica Sovietica Armena. Il 90% dell'Armenia storica, comunque rimane sotto il controllo della Turchia che, oltre a non voler ammettere alcuna responsabilità riguardo al genocidio, rifiuta categoricamente la restituzione anche parziale dei territori da loro occupati. Nel 1989 scoppia la guerra con il vicino Azerbaigian per il controllo dell'Artzak (Nagorno-Karabach) l'enclave armena in territorio azero, che sembra essersi recentemente concluso con la conquista dell'indipendenza della provincia armena. Recentemente i rapporti tra Curdi ed Armeni sono migliorati in seguito alle persecuzioni turche che hanno colpito entrambi i popoli ma il governo di Ankara si ostina ancora a non voler riaprire la frontiera kurdo-armena. Inoltre i rapporti tra l'Armenia e l'Azerbajan turcofono sono tuttora tesi a causa delle rivendicazioni azere sul territorio del neonato stato di Artzak e per le rivendicazioni armene sul Nakitcevan provincia affidata all'Azerbajan dal Trattato russo-turco del 1921, area che taglia i rapporti diretti tra lo Stato di Armenia e la provincia armena di Tabriz in territorio iraniano.
Il riconoscimento del Genocidio da parte della comunità internazionale
Attualmente il genocidio armeno è stato riconosciuto come realtà storica di cui la Turchia dovrà farsi carico in diverse sedi. L'ONU, anche se in sordina, lo ha fatto il 29 agosto del 1985 mentre il Parlamento Europeo si pronunciò in proposito il 18 giugno 1997. Tra le nazione attivatesi in questo senso tra le prime è stato l'Uruguay ed alcuni stati degli USA (Massacjusetts, California, New Jersey, New York, Wisconsin, Pennsylvania, RhodeIsland,Virginia ed Illinois in ordine di tempo a partire dal 1978 al 1995) mentre ne il Governo statunitense, ne il Consiglio di Stato hanno preso iniziative simili. Anche la Duma della Federazione Russa ha ufficialmente riconosciuto quanto accaduto agli armeni


Bibliografia
Un utile testo di riferimento per approfondire la vicenda armena, ma anche molti altri genocidi del XX secolo, è costituito dal testo di Yves Ternon "Lo Stato Criminale", che, tra gli altri, ho preso a riferimento nella stesura della pagina.
Un altro testo molto sintetico ma altrettanto significativo è "Breve Storia del Genocidio Armeno" di Claude Mutafian e Metz Yeghérn ed. Guerini ed Associati che ripercorre tutte le fasi del genocidio in modo preciso ed essenziale.
Un testo fondamentale è "I quaranta giorni del Mussa Dagh" scritto nel 1933 da F. Werfel ed edito da Mondadori. A questo testo si deve in pratica la memoria che in Italia si ha del genocidio.
Un secondo romanzo molto toccante e significativo scritto da V. Katcha è "Il pugnale nel giardino. La saga degli Armeni" edito da Sonzogno nel 1982.
Il testo HAYASTAN, Diario di un viaggio in Armenia scritto da Alice Tachdjian Polgrossi è un reportage che parla degli armeni e della loro repubblica. Edizioni del Girasole.
Per alcune notizie sulla storia degli armeni apostolici è utile il testo "Le minoranze religiose in Italia" di Silvio Ferrari e Giovan Battista Varnier, edizioni San Paolo.
Tutti i volumi di P. Kuciukian come Le terre di Nairì. Viaggi in Armenia editi da Guerini.

Per ulteriori approfondimenti sull’argomento consiglio la visione di due film in particolare

MAIRYK, QUELLA STRADA CHIAMATA PARADISO(la versione integrale, e non quella mandata in onda dalla rai dove tutta la parte storica era stata censurata)
LA PRIMAVERA DELLE ALLODOLE

Questa trattazione va sicuramente al di fuori dei soliti argomenti da noi trattati, ma ci tenevo a far conoscere ai nostri visitatori un capitolo di storia inspiegabilmente quasi sconosciuto.

Grazie!



PIETRO

Un altro capitolo delle divisioni dell'Ernesto

La maggioranza non ha bisogno di golpe.
Purtroppo alcuni compagni hanno deciso di rendere pubblica, con inusitata asprezza, la discussione interna all'area de l'Ernesto, tentando di coinvolgere altre aree politiche del partito, compresa la terza mozione congressuale, su complicate e delicate vicende interne della nostra area. Questo è il modo migliore, nei fatti e al di là delle parole, per mettere in crisi la positiva esperienza della terza mozione congressuale, che va invece consolidata e rilanciata, contribuendo a destabilizzare la nuova maggioranza politica che si è formata nel Congresso nazionale. Il compagno Pegolo durante le giornate di Chianciano ha fatto di tutto per dividere l'area de l'Ernesto, mettendo a rischio i risicati voti necessari per far eleggere Paolo Ferrero a segretario nazionale. Dopo l'esito del congresso e dopo che tutti i delegati de l'Ernesto, nessuno escluso, hanno votato convintamente a favore del documento politico finale (che ha accolto positivi punti politici), continuare ad accusare l'area de l'Ernesto, come è stato fatto dai firmatari della lettera apparsa ieri su "Liberazione", di «lavorare per lo sfascio di questo partito, accarezzando disegni scissionistici» non merita risposta. Merita una risposta circostanziata, invece, l'accusa di "golpe" interno all'area de l'Ernesto. La decisione di sospendere l'aggiornamento del sito, fino ad una riunione democratica dell'area ai primi di settembre, è stata presa dai sottoscritti 10 soci su 12 della Cooperativa proprietaria del sito (sorretti dalla quasi totalità dei dirigenti territoriali de l'Ernesto), per fermare ulteriori polemiche pubbliche sul sito. Tutti possono capire dove sta la democrazia e la voglia di mantenere una cornice politica unitaria di tutta l'area. Noi auspichiamo che dopo la pausa estiva una riunione democratica e rappresentativa dell'area de l'Ernesto possa assumere le decisioni più utili a far ripartire il sito, a ricomporre le divisioni che si sono manifestate durante il congresso, a rilanciare l'unità della nostra area e della terza mozione congressuale e a consolidare la maggioranza politica uscita da Chianciano, sulla base del documento politico approvato dal VII Congresso nazionale.

Gianmarco Anzolin, Pierpaolo Boldi, Mauro Gemma, Fosco Giannini, Marcello Graziosi, Francesco Maringiò, Leonardo Masella, Spartaco Riccaldone, Fausto Sorini, Tiziano Zanisi
soci della Cooperativa Filorosso, proprietaria del sito de l'Ernesto


Come avevo previsto noi , oggi è arrivata la risposta dell'area Giannini/Masella alle dichiarazioni che ieri aveva fatto l'area Pegolo. Cosa dire, se non che questa polemica nella corrente dell'Ernesto pare come minimo inopportuna, anche in vista del fatto che gli esponenti della mozione 3 faranno sicuramente parte della nuova maggioranza e della nuova segreteria del PRC. Queste dispute intestinali, legate al controllo della rivista, non fanno bene e noi non possiamo che augurarci che finiscano al più presto. Soprattutto, speriamo che tutto ciò non porti alla creazione di una nuova, ennesima ed inutilissima corrente di Rifondazione Comunista...


Luciano

E c'è anche il compagno Pietro...

Buongiorno a tutte le compagne e i compagni che stanno visitando il blog creato dai miei amici e compagni in seguito a un progetto politico giovanile che ci lega ormai da tanto tempo.


Per ora mi limito ad un saluto, ma vi prometto che prossimamente non farò mancare le mie opinioni sulle questioni che riguardano la nostra società, soprattutto quelle legate alla giustizia, ai diritti dei lavoratori e alle intemperanze che il governo dittatoriale- mafioso di Berlusconi compie quotidianamente. Mi felicito dell’elezione a segretario del compagno Paolo Ferrero, di cui sono stato sostenitore sin dal primo momento della sua candidatura alla segreteria, e mi rallegro anche per la disponibilità del neo-segretario nel rispondere gentilmente alla domanda posta da Luciano.


L'’invito che rivolgo ai miei compagni di circolo è quello di aprire le porte anche a dei giovanissimi ragazzi che ultimamente mi stanno manifestando molto interesse a riguardo delle iniziative che stiamo prendendo a Luzzi. Con l’'aiuto dell’'Ass. Belmonte credo che potremmo anche organizzare una festa della Liberazione, anche per rendere partecipi di questo nuova ventata di sana partecipazione politica l’intera comunità, ma sopratutto le nuove generazioni. Felice giornata.

PIETRO CIARDULLO