venerdì 18 febbraio 2011

Sanremo 2011 - Luca e Paolo - Indifferenti - Antonio Gramsci.mp4



“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

venerdì 11 febbraio 2011

Imboscata..e Via col Vendola!

Pochi giorni fa su "il Manifesto"è stato pubblicato un appello per la Ricostruzione del Partito Comunista firmata da mille Compagni, tra i quali anche molti del nostro Circolo.
Ben felici e consapevoli di questa scelta non avremmo mai immaginato che tale iniziativa avrebbe creato tanto clamore, ritenendo l'appello stesso molto costruttivo, semmai ci saremmo aspettati, leggittimamente, qualche discussione sui tempi. Bene, il giorno stesso si è scatenato un vero e proprio putiferio, con molti compagni accusati di fomentare una nuova scissione e e con una vera e propria caccia al traditore. La nostra posizione in merito è stata molto chiara sin dal primo minuto: secondo noi le critiche che sono arrivate erano puramente e volutamente strumentali e, alla luce dei fatti odierni, siamo ancora più convinti di questa considerazione. Sarà un caso ma le critiche più feroci sono arrivate proprio da quell'area che negli ultimi due giorni ha subito importanti defezioni con la transfuga di alcuni Compagni verso SEL (di oggi il passaggio di Failla, Segretario Prc di catania e Ferreriano di ferro). Ci viene allora spontaneo chiederci se tutto quel ambaradan non è stato preparato a tavolino per innescare una guerra fratricida tra coloro che all'interno del PRC vedono come obiettivo comune quello della Rifondazione di un grande unico partito Comunista. Una mossa astuta per chi, da dietro le quinte abilmente, si oppone a questo progetto e che da tempo aspettava l'occasione per creare guerre intestine, per chi non vuole prendersi le responsabilità della diaspora dei Comuniti verso Sel, ma che in realtà magari non aspetta altro che una buona scusa per fare il grande salto. In conclusione, invitiamo i Compagni ad essere vigili, a non cadere in trappole che potrebbero rivelarsi fatali. Non sarà certo un appello, di per sè costruttivo, a bloccare il processo di unificazione dei Comunisti, semmai stiamo attenti a chi gioca al massacro, a chi non ha alcun interesse nel coltivare questo sogno e pensa invece al modo migliore per virare verso i lidi Vendoliani, oggi sempre più di moda.

Una storia di ordinaria ferocia

Una bambina di quattro anni lasciata senza pasto, nella mensa del suo asilo, e rimandata a casa per volontà di un sindaco. In fondo questa è una nuova, piccola, storia feroce, una storia di uomini coraggiosi che si mettono a fare la guerra ai bambini. Ed è una di quelle facili guerre con cui alcuni amministratori della Lega provano a stravolgere la faccia bella del nord e a macchiare la generosità dei veneti con il pretesto della buona amministrazione. Sarebbe forse una “Nuova Adro” – questa storia – se a Fossalta di Piave la solidarietà dei genitori (che sono andati a protestare in istituto), delle insegnanti e dei collaboratori scolastici non si fosse opposta alle decisioni del sindaco e della direttrice scolastica. E sarebbe una storia sicuramente incredibile se a raccontarla a “Il Fatto” non fossero le testimonianze dei genitori, le carte bollate e persino le parole dei diretti interessati.Ecco che cosa è successo. Nella Scuola dell’Infanzia “Il Flauto Magico” di Fossalta di Piave (che fa parte dell’Istituto comprensivo di Meolo) – una deliziosa scuola con i giochi fuori e cinque maestre bravissime – c’è una bambina di origine africana (la chiameremo Speranza, anche se questo non è il suo nome). Speranza ha una famiglia povera ma felice. Il padre operaio, la madre che si prende cura dei figli: lui lavora nelle industrie della zona, il pane non manca. Speranza ha quattro fratellini: due più piccoli di lei, due più grandi, già alle elementari. Quando entra in età scolare non riesce a iscriversi a scuola, perché non trova posto: l’istituto può accogliere solo cinquanta bambini. Quest’anno la mamma di Speranza (che chiameremo Maria, anche se questo non è il suo nome) fa in tempo a ricevere una buona notizia e un colpo durissimo. La buona notizia è che Speranza potrà finalmente entrare a scuola perché c’è posto per lei. Accede al tempo pieno, impara subito l’Italiano, si integra, aiuta la propria famiglia – e la madre che si esprime con pochissimi vocaboli e i verbi all’infinito – a inserirsi nella comunità fossaltina. Ma poi arriva anche il colpo: il papà di Speranza, dopo aver perso il suo lavoro e non essere riuscito a trovarne uno nuovo, sceglie di emigrare in Belgio, dove gli hanno promesso un impiego certo. Lo fa, e la piccola famiglia straniera inizia a vacillare. Era lui che si esprimeva in un italiano corrente, lui che teneva i rapporti con gli altri genitori. Maria resta sola: i soldi che arrivano dal Belgio sono pochissimi rispetto alle necessità di cinque bambini. I bimbi delle elementari hanno la refezione e il tempo pieno, ma Speranza, nella sua nuova classe, (anche se con la tariffa agevolata) deve pagare comunque cinquanta euro al mese. Se devi stringere la cinghia sono comunque tanti soldi. E così Maria si rivolge ai servizi sociali del comune, che le rispondono di non poter intervenire per aiutarla. Nel frattempo (solo una settimana fa), le maestre della scuola escogitano una soluzione: ognuna di loro rinuncerà una volta a settimana al pranzo a cui ha diritto (sul posto di lavoro) e lo cederà alla bambina. E’ un gesto di solidarietà pragmatico, discreto. Aderiscono anche le due collaboratrici scolastiche, è d’accordo l’insegnante di religione che viene una volta a settimana. In un istituto in cui si servono 60 pasti e in cui mangiano 50 bambini, in realtà, le pietanze che ogni giorno avanzano basterebbero (e avanzerebbero) per tutti. Ma le maestre vogliono che non ci siano irregolarità e così si arrangiano: un giorno una di loro torna prima, un giorno un’altra si porta un panino, un altro ancora un’altra salta il pasto e dice scherzando che le farà bene alla linea.Ma qui finisce il lato bello della storia e inizia la commedia surreale e grottesca. Il sindaco leghista Massimo Sensini (che è stato informato dai servizi sociali e dalla direttrice) viene a sapere della soluzione che è stata trovata e va su tutte le furie. Convoca la direttrice del comprensorio, Simonetta Murri e le spiega che “è responsabile di una gravissima irregolarità”. Prende carta e penna e scrive di suo pugno una lettera in cui si leggono frasi come questa: “Si sottolinea che il personale (della scuola, ndr.) non può cedere il proprio pasto senza incorrere in un danno erariale per il comune di Fossalta di Piave”. Insomma, per l’amministratore Sensini, le maestre che si privano del pasto per far mangiare una bambina di quattro anni, sono paragonabili a dei ladri che sottraggono al Comune beni di pubblica utilità. La direttrice sottoscrive la decisione, e a sua volta stila un ordine di servizio il cui senso è: “Se questo atteggiamento si ripeterà le responsabili saranno denunciate al provveditorato”. Con questa procedura le maestre rischiano provvedimenti disciplinari e la sospensione dall’insegnamento. E infatti non vogliono parlare. Maria viene informata che deve presentarsi a prendere Speranza alle 12.00 e non più alle 16.00. La bimba è costretta a saltare il tempo pieno e a separarsi dai suoi compagni di scuola. Maria fa quel che le è stato detto e, due giorni fa, la bimba scoppia a piangere in classe quando la madre la prende per portarla a casa.
Benvenuti nell' Italia medievale e razzista della Lega!

CUBA : IL PRIMO VACCINO TERAPEUTICO DEL MONDO CONTRO IL CANCRO AI POLMONI

Cuba ha registrato il primo vaccino terapeutico contro il cancro al polmone avanzato del mondo, chiamato CIMAVAX-EGF, con il quale sono stati trattati gia più di 1.000 pazienti nell’Isola. La responsabile del progetto di questa vaccinazione del Centro d‘Immunologia Molecolare (CIM) de L’Avana, Gisela González, ha spiegato che offre la possibilità di trasformare il cancro avanzato in una “malattia cronica controllabile”.
CIMAVAX-EGF è il risultato di circa quindici anni d’investigazioni ed è indirizzato al sistema relazionato al tumore e non provoca effetti secondari severi, ha precisato la specialista.
“Si basa su una proteina che abbiamo tutti, il fattore di crescita epidermico, relazionato con i processi di proliferazione cellulare che, quando c’è un cancro, non sono controllati”, ha dettagliato la dottoressa González, che ha indicato:” Dato che l’organismo tollera ciò che è suo e reagisce contro “l’estraneo”, abbiamo fatto una composizione tale che riuscisse a generare anticorpi”.
Questo vaccino si applica nel momento in cui il paziente termina il trattamento con radioterapia o chemioterapia ed è considerato terminale senza alternative terapeutiche, perchè aiuta a controllare la crescita tumorale senza tossicità associate, ha precisato.
Inoltre lo si può utilizzare come trattamento cronico, che aumenta le aspettative e la qualità della vita del paziente.
L’investigatrice ha segnalato che dopo la sua registrazione in Cuba, attualmente il CIMAVAX-EGF sta “avanzando ” in altri paesi e che si sta valutando la forma di usare il suo principio in terapie contro altri tumori, come quelli della prostata, dell’utero e della mammella.

giovedì 10 febbraio 2011

Sondaggio sull'unità dei Comunisti.

Il Circolo della Rifondazione Comunista di Luzzi lancia sul suo Blog un SONDAGGIO per tutti i militanti, i simpatizzanti e gli elettori Comunisti.
La domanda che poniamo ai Compagni è questa: 2011 Anno decisivo per il futuro dei Comunisti! Qual'è la tua posizione in merito alla possibile creazione di un unico Partito Comunista?
1) SI, bisogna arrivarci al più presto senza remore
2) SI, è necessario, ma bisogna arrivarci gradualmente
3) NO, non c'è bisogno di un nuovo soggetto Comunista
4) NO, sono contrario al processo di unificazione di Prc e Pdci.
Votate! Troverete il sondaggio a destra del post! Saluti Comunisti!

mercoledì 9 febbraio 2011

Le foibe sono una menzogna fascista!

Da diversi anni il 10 febbraio è utilizzato per commemorare il fantomatico “eccidio di Italiani” che sarebbe avvenuto durante la Resistenza ad opera dei partigiani “slavo-comunisti” nella Venezia Giulia. Gente che sarebbe stata gettata ancora viva in cavità carsiche (le foibe appunto) dove sarebbe stata lasciata morire tra enormi atrocità per il solo fatto di essere italiana. In queste foibe sarebbero state gettate migliaia, decine (e qualcuno arriva pure a dire centinaia) di migliaia di persone. Nel 2002 l’allora presidente Ciampi disse che le foibe furono una “pulizia etnica”. Talmente falsa è stata questa affermazione che Galliano Fogar, storico dell’Istituto Regionale friulano per la Storia del Movimento di liberazione, ha affermato che nessuno storico serio “osa sostenere tale tesi”.
Gli eventi in causa sono due: l’insurrezione popolare avvenuta in Istria subito dopo l’8 settembre ‘43 ed il governo partigiano di Trieste insediato nel maggio del ‘45 e durato 40 giorni. In questi due momenti, appunto, sarebbero state uccise migliaia di persone colpevoli di essere italiane. Questa tesi è un puro e semplice FALSO STORICO VERGOGNOSO!!!
In Istria, nel periodo dell’insurrezione post 8 settembre, la popolazione inferocita si armò per eliminare ogni traccia del feroce regime di occupazione italiano. Durante il mese di potere popolare vi furono circa 500 vittime, prodotto della più che legittima furia della popolazione oppressa (sia italiana che slava) contro un regime fascista e mostruoso che li aveva straziati e massacrati per due decenni. A tal punto sono menzognere le tesi oggi sostenute su tutti i giornali e le TV che l’8/1/1949 un giornale locale di destra come “Trieste Sera” era costretto ad ammettere: “se consideriamo che l’Istria era abitata da circa 500mila persone, delle quali oltre la metà di lingua italiana, i circa 500 uccisi ed infoibati non possono costituire un atto anti italiano ma un atto prettamente anti-fascista. Se i partigiani rimasti padroni della situazione per oltre un mese avessero voluto uccidere chi era semplicemente “italiano”, in quel mese avrebbero potuto massacrare decine di migliaia di persone”. Chi commise un vero ed efferato massacro furono le SS assieme ai repubblichini di Salò quando nell’inverno del ‘43 ripresero il controllo della penisola istriana e massacrarono 13mila persone. La maggioranza dei cadaveri (quelli sì!) venne gettata nelle foibe.
Ancora più discutibile è la ricostruzione di quel che sarebbe successo presso le foibe della Venezia Giulia e dell’Istria nel maggio ’45: scomparvero effettivamente 3-4 mila persone fra Gorizia, Trieste e Fiume, ma solo una piccola parte delle vittime finì nelle foibe. La grande maggioranza delle vittime, arrestate perché colpevoli, il più delle volte, di aver collaborato con il fascismo, morì nei campi d’internamento in cui venivano rinchiusi i prigionieri. Storiche non di regime come Claudia Cernigoi, Alessandra Kersevan parlano di un ordine di grandezza di alcune decine di infoibati collegati per lo più alle forze fasciste e di occupazione. Sulle famigerate foibe in cui si sostiene siano state gettate migliaia di italiani, le loro ricerche evidenziano che: nella foiba di Basovizza (che non è nemmeno una foiba ma il pozzo di una miniera), quando si è scavato alla ricerca di corpi, si sono trovati i resti di alcuni militari tedeschi risalenti probabilmente alla prima guerra mondiale e qualche carcassa di animale; nella foiba di Opicina (Monrupino) si trovarono solo alcuni corpi di soldati morti in battaglia gettati lì per evitare che le carcasse diffondessero epidemie; nella foiba di Fianona non si è mai trovato nulla e nella zona nessuno ha mai sentito parlare di corpi ivi gettati. Infine, si è pure parlato delle foibe di Fiume…c’è solo un piccolo problema: a Fiume non ci sono foibe! L’unica foiba in cui si rinvennero i cadaveri di 18 fucilati è l’abisso Plutone. Prigionieri fascisti che vennero fucilati dalla cosiddetta banda Steffè, una banda composta in realtà da militari della X Flottiglia MAS che commettevano crimini facendosi passare per partigiani al fine di screditare questi ultimi agli occhi della popolazione.
Altro che eccidio, altro che pulizia etnica. La presenza italiana in Istria e Dalmazia è rimasta viva ed attiva da allora fino ad oggi: sotto la Jugoslavia ha goduto sempre di tutele (scuole, istituzioni culturali, bilinguismo ecc) ed ancora oggi, nonostante il nazionalismo croato abbia ripreso vigore, è rispettata. A parte chi si macchiò di gravi colpe, nessuno fu costretto a lasciare la propria casa. L’esodo fu un’iniziativa volontaria di una parte della popolazione italiana in Istria e Dalmazia. Inoltre, è bene ricordare, che gli accordi di pace stipulati tra Italia e Yugoslavia permettevano agli abitanti italiani delle zone divenute Jugoslave di decidere quale cittadinanza scegliere.

Per capire la colossale montatura nascosta dietro alla favola delle foibe basta sapere chi sono gli “eminentissimi” storici che sono stati fonte di questa propaganda. Nell’ordine: Luigi Papo, noto fascista sotto il regime e a capo della Milizia Montona, responsabile di eccidi e di rastrellamenti partigiani, considerato dalla Yugoslavia un criminale di guerra di cui chiese l’estradizione; Padre Flaminio Rocchi, fascista esponente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia; Maria Pasquinelli collaboratrice della X MAS e dei servizi segreti della RSI; Marco Pirina, incriminato per il tentativo di golpe Borghese del 1970; Giorgio Rustia, militante di Forza Nuova; Ugo Fabbri associato al MSI. Il tutto coordinato dalla regia dell’avvocato Augusto Sinagra, legale di Licio Gelli ed asserito iscritto alla loggia P2. E che dire dell’unico sedicente supersite ad una Foiba che si conosca, Graziano Udovisi? Oggi intervistato con tutti gli onori dalla RAI, si tratta di un criminale di guerra già condannato dalla giustizia italiana: la sua pena, ma guarda un po’, venne attenuata in quanto scampato ad una famigerata foiba a Fianona.

Perché questa montatura?
Perché giornali, TV hanno accettato come verità di Stato da imporre a tutti le menzogne di questo gruppo di fascisti incalliti? Le ragioni sono due. La prima è ridimensionare enormemente le atrocità del nazifascismo e coprire in qualche modo i crimini compiuti dai fascisti nella risiera di San Sabba ma anche nei campi di concentramento di Gonars in Friuli e Arbe-Rab in Dalmazia contro i partigiani e tutta la popolazione, in particolare quella slava. Celebrare i cosiddetti martiri delle foibe serve a controbilanciare il 25 aprile e a mettere sullo stesso piano partigiani e fascisti, come se gli oppressi che si ribellarono e gli oppressori si fossero comportati allo stesso modo. Alcuni storici “progressisti” da salotto, come Pupo o Oliva, non verificano seriamente la falsità dei dati forniti dai revisionisti coi quali, dopo infiniti giri di parole, arrivano spesso ad una conclusione comune: quanto erano cattivi i comunisti e in particolare gli “slavo comunisti” e quanti orrori combinano le masse quando insorgono contro ingiustizie ormai insopportabili. Insomma, una pura propaganda anticomunista basata su frottole colossali! La classe dominante vuole ficcarci a forza nel cervello l’idea che la lotta dei partigiani per il comunismo fu un atto criminale e non una rivolta contro oppressione e sfruttamento.
In secondo luogo, la propaganda sulle foibe ha il fine di alimentare un nazionalismo anti-slavo il cui scopo è creare consenso nei confronti della volontà mai sopita dell’imperialismo italiano di dominare i Balcani ed il mare Adriatico quale centro economico e commerciale strategico. Bisogna allora tacere sulla repressione dello Stato italiano contro la popolazione slava dell’Istria e della Dalmazia dal 1918 in poi. Tacere sulla chiusura di tutte le scuole che insegnavano in sloveno o croato con la riforma Gentile del 1923, tacere sulle centinaia di oppositori sloveni mandati davanti al Tribunale Speciale fascista, tacere sulla confisca dei beni a danno di contadini slavi, tacere sulle atrocità delle forze di occupazione italiane durante la seconda guerra mondiale, quando il generale Robotti si lamentò della scarsa crudeltà dei suoi soldati scrivendo in un dispaccio: “si ammazza troppo poco”.

Reagiamo alla menzogna sulle foibe, costruiamo un grande 25 aprile!

Basta col revisionismo storico!

Giù le mani dalla Resistenza!

Viva la lotta Partigiana!

Non possiamo più attendere!

Care compagne e cari compagni, non possiamo più attendere, non si può più prescindere dalla costruzione di un più grande, unico, partito comunista; ce lo impone la fase, questo stesso contesto storico, ma ce lo chiede soprattutto il Paese, un Paese allo sbando, alla deriva sul piano economico, sociale, politico, cultural e morale La nascita della Federazione della Sinistra rappresenta un punto di partenza fondamentale verso il processo graduale di riunificazione che, auspico, deve trovare al più presto compimento. Da un verso la crisi economica, dall’altro la Repubblica del bunga bunga che oggi viviamo, ci fanno capire quanto profondo sia il bisogno della cultura e della prassi comunista in questa società. Questa esigenza oggettiva chiama in causa i nostri gruppi dirigenti, i movimenti e tutte le forze che si rifanno alla tradizione marxista e gramsciana per affrontare il presente e approcciarsi al futuro al meglio, mettendo in campo gli strumenti per ricongiungersi alla classe, al popolo, che oggi più che mai è solo, abbandonato a se stesso e senza prospettive.E’giunta l’ora, compagni e compagne, di unire le forze e di rispondere da comunisti ai disagi degli sfruttati e degli oppressi, a cominciare dalla nostra Calabria. Dobbiamo avere la capacità di ricongiungere la storia e i movimenti delle forze di matrice socialista e comunista italiane ( sconfitte nel nostro Paese in questa fase storica) alle esperienze vincenti nel mondo, dall’America Latina alla Cina. Le condizioni oggettive per il rilancio di una forza comunista di quadri con una linea di massa vi sono tutte; a mancare sono quelle soggettive, per questo è necessario accelerare il processo di unificazione dei comunisti, soprattutto ora che la crisi si sta manifestando in tutta la sua crudeltà sociale e virulenza politica.Lo scorso inverno ho avuto la fortuna di partecipare ( con altri due compagni di Luzzi, Camillo Borchetta e Luciano Altomare) alla conferenza nazionale dei Giovani Comunisti, conferenza che si è su articolata su tre concetti, tre punti che ritengo fondamentali per rilanciare l’azione dei comunisti: Unità, Radicamento, Conflitto. L’unità delle forze comuniste e di sinistra è il primo punto da affrontare; in seconda battuta il radicamento: ecco, se c’è una cosa che i comunisti debbono imputarsi in questi anni è proprio l’aver perso il radicamento sul territorio, che da sempre era stato il loro fiore all’occhiello, il senso profondo dei comunisti, che debbono essere legati alla classe e alla società; infine il conflitto, un conflitto sociale di cui, oggi più che mai, si sente il bisogno: essere alla testa delle lotte, sorreggerle e sollecitarle. Io penso che i comunisti e la sinistra italiana debbano ripartire dalla grande lezione che ci hanno dato gli operai di Mirafiori, a tutti quelli, e sono maggioranza, che hanno detto No al ricatto di Marchionne. Ripartiamo da loro, dai lavoratori, dagli studenti in lotta, dalle classi sociali più deboli; c’è bisogno di una sinistra che non sia vincolata ai poteri forti di questo Paese, alle banche, alle assicurazioni, al Marchionne di turno. I tempi sono maturi per la creazione sia di un Partito comunista che – conseguentemente - di un grande fronte di sinistra anticapitalista, una sinistra che si faccia portavoce delle problematiche dei lavoratori, degli studenti, degli ambientalisti, facendone un motivo comune di lotta. Una sinistra anticapitalista che abbia come cuore pulsante un Partito comunista unito, di lotta, di classe, antimperialista e internazionalista.C’è bisogno dei comunisti per combattere le disuguaglianze sociali che si sono venute a creare nel nostro Paese. C’è bisogno del Partito comunista per difendere la nostra Costituzione, perché torni il diritto fondamentale di ogni cittadino, quello di essere uguale di fronte alla Legge.C’è bisogno dei comunisti per garantire a tutti l’istruzione, un’Istruzione Pubblica che si basi sulla meritocrazia. Serve un Partito comunista affinché una ragazza della nostra generazione non abbia come prospettiva ideale quello di fare la velina e poi, magari, cercare i soldi facili vendendo il proprio corpo a vecchi porci mafiosi, che con i loro soldi pensano di avere qualsiasi diritto e qualsiasi privilegio. C’è bisogno del Partito comunista per dare la possibilità agli elettori di scegliersi autonomamente i propri rappresentanti nelle istituzioni. Servono i comunisti per combattere i padroni come Marchionne, che si approfittano della disperazione dei lavoratori, mettendoli di fronte a scelte di vita drammatiche, con lo squallido strumento del ricatto. Bisogna combattere questi sfruttatori che aumentano i loro capitali sulle spalle e col sudore di quegli operai che lavorano a ritmi frenetici e massacranti per 10 o più ore al giorno per un tozzo di pane, senza alcun diritto, garanzia e soprattutto senza sicurezza (ricordiamoci in ogni istante quanti sono gli incidenti mortali, e non solo, sul lavoro!).C’è bisogno dei comunisti perché in un paese civile due persone che condividono una vita insieme , anche se non legati da alcun vincolo, abbiano pari diritti e pari dignità di fronte alla Legge. Serve un Partito comunista per educare le persone alla tolleranza e al rispetto verso il prossimo, al di là della razza, della religione e delle scelte sessuali. Dobbiamo far capire a quel pezzo d’Italia che lo ignora che l’immigrato è una risorsa per il Paese e un immigrato che delinque è come un italiano che delinque, quindi occorre distinguere tra persone oneste e disoneste e non tra italiani e stranieri.C’è bisogno dei comunisti, perché i soldi dello Stato non vengano usati per finanziare orrende missioni di guerra, dove a perdere la vita sono i nostri soldati e migliaia di civili tra uomini, donne e bambini (nel silenzio dei media occidentali), ma questi soldi vengano investiti in ricerca, nella sanità pubblica, nell’istruzione pubblica, come fanno a Cuba, dove è stato scoperto il primo vaccino terapeutico contro il tumore al polmone. C’è bisogno di un’organizzazione comunista forte, coesa, che dia il coraggio per combattere anche nei territori dove è più alta la paura: c’è bisogno di un Partito così nella nostra Calabria, per combattere a viso aperto contro la mafia, per un impegno che solo una grande passione civile, trasformatrice, densa di futuro rivoluzionario può sostenere ! C’è bisogno dei comunisti per non dimenticare. Non dimenticare il 27 Gennaio 1945. Non dimenticare la lotta per la Liberazione , non dimenticare il sacrificio dei partigiani, non dimenticare le angherie e i crimini del regime fascista. Finché ci sarà un solo comunista in questo Paese non si permetterà mai, mai a nessuno, di revisionare la nostra storia, tanto meno a dei fascistelli di nuova generazione che vorrebbero oscurare la verità portando alla luce falsi storici come le foibe, ridimensionando le efferatezze del regime fascista e infangando la memoria di chi per la nostra libertà ha dato la vita. Vogliamo un Partito comunista ed una sinistra di classe che dicano no al nucleare, no al ponte sullo Stretto, no agli inceneritori e dica si, invece, alle energie rinnovabili, un Partito comunista ed una sinistra di classe che facciano della lotta all’evasione, all’elusione e all’inasprimento fiscale sulle grandi fortune il primo punto in agenda.Concludo, approfittando della presenza dei prestigiosi compagni che sono a questo convegno, chiedendo a tutti i presenti di adoperarsi in ogni modo per la ricostruzione di un più grande Partito comunista, lo chiedo soprattutto ai compagni Oliviero Diliberto e Fosco Giannini che da anni si battono con tutte le loro forze per realizzare questo sogno della nostra gente, dei giovani calabresi, della parte più cosciente dei lavoratori e del nostro popolo.

Pietro Ciardullo

“1921-2011 : per la ricostruzione del Partito Comunista”. Cronaca di un convegno


Venerdi 28 gennaio l’Associazione politico-culturale “ Marx XXI ” ha organizzato a Luzzi ( Cosenza), un dibattito pubblico dal titolo “ 1921-2011 – Per la ricostruzione del Partito comunista”. Nella Sala del Consiglio comunale di Luzzi, ancor prima che giungessero tutti i relatori, erano presenti centoventi comunisti cosentini ( in grandissima parte dirigenti e militanti PRC e PdCI), tra i quali moltissimi i giovani. Oltre i relatori “ufficiali” ( Oliviero Diliberto, Fosco Giannini, Michelangelo Tripodi ( segretario regionali PdCI Calabria), Nicola Corbino ( segretario provinciale PRC Cosenza), molti altri sono intervenuti dal pubblico, compreso il sindaco di Luzzi, che ha voluto portare il suo saluto al convegno. Negli interventi dei dirigenti locali è uscito il quadro sociale drammatico calabrese: miseria, sottosviluppo e mafia, una condizione che “ richiede – come ha detto con forza Tripodi – un ritorno forte dei comunisti e della sinistra di classe nella nostra regione”. L’ex senatore “ calabrese” Fosco Giannini ha posto con nettezza la questione dell’unità dei comunisti come prima e necessaria “accumulazione di forze” per l’obiettivo della ricostruzione del Partito comunista. “ Quando poniamo il problema del Partito comunista – ha affermato Giannini – ci vengono poste almeno due grandi obiezioni: la prima relativa alla supposto esaurimento del pensiero comunista, la seconda relativa alla supposta scomparsa del movimento comunista e rivoluzionario nel mondo. Questioni entrambe risibili, false”. “ Il comunismo – ha aggiunto Giannini – è l’insieme di scienza e storia e attualissima è la scienza marxista come grande è la storia concreta e trasformatrice del comunismo. La seconda obiezione – la scomparsa nel mondo del movimento comunista, rivoluzionario, antimperialista – è sconfessata sonoramente dai fatti, da ciò che va accadendo nel mondo, dall’America Latina all’Asia, passando per l’Africa”. “ Antonio Gramsci – ha ricordato Giannini – in un articolo apparso su L’Ordine Nuovo del 13 gennaio 1921 ( pochi giorni prima del 21 gennaio di Livorno), scriveva : La classe operaia italiana sa di non potersi emancipare e di non poter emancipare tutte le altre classi oppresse e sfruttate dal capitalismo nazionale, se non esiste un sistema di forze rivoluzionarie mondiali cospiranti allo stesso fine”. “ Ecco – ha rimarcato Giannini – coloro che oggi vogliono rilanciare un Partito comunista in Italia non sono soli al mondo, non sono visionari, ma sanno di poter contare – a partire dal Venezuela, da Cuba, dal Sud Africa, dalla Cina - su quel sistema di forze rivoluzionarie mondiali cospiranti – come diceva Gramsci – allo stesso fine”.Conclusioni di Oliviero Diliberto. “ Siamo nel buio della Repubblica – ha affermato il segretario nazionale del PdCI. “ Il disegno di schiavizzare il movimento operaio e l’intero mondo del lavoro da parte di Marchionne è esattamente il segno dei tempi. Come il segno dei tempi è l’imbarbarimento e la volgarizzazione del costume politico e morale che proviene da Berlusconi e dal suo marcio sistema di potere. Il senso comune reazionario di massa – così come lo dipingeva Togliatti – è tornato e sostiene un regime. L’attacco violento alla scuola, all’Università non è solo un’azione nefasta e distruttrice in sé; esso è paradigmatico di un volere strategico delle destre e del capitale : spegnere la cultura vuol dire spegnere la critica e l’opposizione, vuol dire spegnere i cervelli. “ Abbiamo bisogno – ha proseguito il segretario del PdCI – di mettere in campo un’alternativa democratica alle destre; un’alternativa democratica vasta che abbia in sé la forza della sinistra di classe e il cuore del Partito comunista”. “ Da anni mi batto – ha proseguito Diliberto – per la ricostruzione, in Italia, di un Partito comunista più grande ( almeno un po’ più grande) dei due partiti comunisti oggi presenti: il PRC e il PdCI. Per questo ho proposto e continuo a proporre l’unità dei due partiti e l’unità dei comunisti. Continuo a proporlo al gruppo dirigente di Rifondazione Comunista, che ancora non ha deciso, nonostante l’unità dei comunisti sia percepita dai più come cosa di buon senso, non come una proposta geniale, ma razionale, giusta, inevitabile. Nonostante tutto, tuttavia, la costruzione del Partito comunista e l’unità dei comunisti è richiesta dall’oggettività delle cose, dalla stessa e vasta sofferenza sociale, dall’attacco durissimo del capitale. Per questo motivo noi vogliamo che il prossimo Congresso sia quello della ricostruzione del Partito comunista: un cantiere aperto a tutti coloro – i comunisti, le comuniste – che vogliono l’unità e il rilancio di un Partito comunista all’altezza dei tempi e dello scontro di classe”.


LUZZI (Cosenza) - 28 gennaio 2011

Fosco Giannini

Sala piena e grande entusiasmo per Diliberto: successo per i comunisti di Luzzi.


Il circolo PRC di Luzzi ringrazia con il massimo dell'entusiasmo tutti i compagni e cittadini che hanno partecipato all'incontro con l'ex Ministro di Giustizia On. Oliviero Diliberto, e invia lo stesso ringraziamento agli organi di stampa presenti e alla televisione locale RTT che ha ripreso l'evento e prossimamente lo trasmetterà ciclicamente sui suoi canali. Durante la serata, oltre a Diliberto che come il suo solito si è speso in un grande, pragmatico e lucido discorso, a prendere la parola sono stati anche l'On. Fosco Giannini (Direzione Nazionale PRC, già senatore del collegio calabrese), l'On. Michelangelo Tripodi (segretario del PDCI calabrese, già assessore regionale), l'On. Damiano Guagliardi (Direzione Nazionale PRC, già assessore regionale), l'On. Luciano Manfrinato (consigliere provinciale), Nicola Corbino (segretario provinciale PRC), Serafino Zangaro (segretario provinciale PDCI), Elio Belmonte (assessore comunale PRC Luzzi) Francesco Altomare (segretario PRC Luzzi), Pietro Ciardullo (vicesegretario PRC Luzzi), Manfredo Tedesco (sindaco di Luzzi).

Alla manifestazione hanno partecipato diverse centinaia di persone provenienti non solo dalla cittadina luzzese ma dall'intera provincia, fatto che può fare ben facilmente dire che il circolo locale PRC ha compiuto una grande prova di radicamento e militanza, dimostrando una volta di più di essere la forza politica maggiormente attiva sul territorio. Se si è riusciti a costruire una serata di così grande successo e se si è poututo portare a Luzzi una personalità molto conosciuta in ambito nazionele come Oliviero Diliberto, è stato possibile farlo principalmente grazie agli sforzi dell'ideatore della manifestazione, il cittadino luzzese-rositano Alessandro Belmonte, curatore del famoso sito ilbriganterosso.info e attualmente dirigente del PDCI in Emilia Romagna; grandi meriti vanno riconosciuti poi alla componente giovanile del direttivo di Rifondazione formata da Pietro Ciardullo, Camillo Borchetta, Luciano Altomare, Rocco Falbo e Simovincenzo De Marco, ai quali non sono mai mancati il supporto e i suggerimenti degli altri membri, il segretario Francesco Altomare, Dante Martire, Pino Pirri, Mario Martire e l'assessore Elio Belmonte. In particolare, un sentito ringraziamento va rivolto a quest'ultimo per il fatto di aver finanziato con il suo stipendio di componente della giunta comunale tutte le spese inerenti la realizzazione e la promozione dell'evento.

La grande partecipazione della gente è un ulteriore segnale del fatto che oggi più che mai la popolazione di sinistra sente un disperato bisogno di sentirsi rappresentata e a questo bisogno, nell'ambito luzzese, il locale circolo PRC sta da anni provando a rispondere con una iniziativa politica che pone la sua essenza nel radicamento di base e nell'intervento diretto e quotidiano nel tessuto sociale comunale. La giornata del 28 gennaio, evento memorabile per Luzzi se rapportato all'apatia politica che regna sovrana sia nel campo dell'opposizione cittadina ma purtroppo anche tra la maggioranza, vuol essere un ulteriore tasselo verso la costruzione di un ormai necessario Partito Comunista di Massa che interviene giorno per giorno nei problemi e nelle contraddizioni create dall'attuale sistema socio economico, nell'ottica di realizzare al più presto un modello di sviluppo alternativo alla barbarie attualmente dominante sia in Italia ma in particolare nel Meridione. Grazie ancora a tutti i partecipanti per aver reso possibile una così entusiasmante giornata e grazie soprattutto ad Oliviero Diliberto il quale con la sua presenza, almeno per una sera, ha fatto sentire Luzzi agli stessi livelli delle grandi città italiane.
Luciano Altomare

Diliberto a Luzzi



L’ex ministro di Grazia e Giustizia ed attuale segretario nazionale del PdCI e portavoce della Federazione della Sinistra, Oliviero Diliberto, venerdì prossimo sarà a Luzzi. L’esponente politico nazionale prenderà parte, infatti, all’iniziativa “1921-2011. Ricostruire il Partito Comunista”, in programma per le ore 18 nella sala consiliare “A.Gardi”. L’incontro, promosso dal locale circolo del Partito della Rifondazione Comunista insieme all’associazione “Marx XXI°”, rientra in una serie di iniziative che si stanno svolgendo a livello nazionale - è spiegato in una nota stampa - “per riflettere, a novanta anni dalla nascita del Partito Comunista Italiano, sull’esigenza della ricostruzione di un Partito Comunista in grado di intercettare ed organizzare - si legge ancora - il crescente conflitto sociale che le recenti lotte degli studenti contro la riforma Gelmini e degli operai Fiat contro il piano Marchionne hanno reso più che mai evidente”.Il dibattito, moderato dal giovanissimo vice segretario del Prc luzzese, Pietro Ciardullo, vedrà, oltre alla presenza dell’ex Ministro della Giustizia, la partecipazione dell’ex senatore Fosco Giannini e del segretario regionale del partito, Michelangelo Tripodi. La decisione di ospitare nella cittadina luzzese una manifestazione di tale portata rappresenta “un motivo di grande orgoglio per il gruppo dirigente locale - è evidenziato nella nota stampa - ed in particolare per la sua numerosa componente giovanile da sempre attivissima sul territorio”.

mercoledì 24 marzo 2010

Scuole e sanità invece che il Ponte i progetti per rilanciare la sinistra in Calabria

Ottimismo nella Federazione: «La gente sa che se vince la destra sarà un disastro»

Manifestazione contro la costruzione del ponte sullo Stretto di  Messina

La Federazione della Sinistra si presenta alle elezioni in Calabria con la speranza di continuare a svolgere in maniera ancora più forte il proprio lavoro. Nino De Gaetano, giovane consigliere e segretario regionale del Prc, corre da un comune all’altro negli ultimi frenetici giorni di campagna elettorale in cui è candidato. «Dobbiamo innanzitutto battere le destre – afferma – rappresentate da noi da un piccolo Berlusconi che gode dell’appoggio di un vasto sistema clientelare. Non possiamo lasciargli la nostra regione, ne deriverebbe un danno micidiale». A detta di De Gaetano, durante la precedente legislatura il governo nazionale ha depredato gran parte dei fondi europei (Fas) per pagare le «quote latte» di Lombardia e Veneto. Mentre la Regione cercava di stabilizzare lavoratori, i tagli alla scuola hanno portato a 3500 nuovi disoccupati. «Con questa consiliatura – prosegue – è iniziato un intervento di salvaguardia ambientale che per noi è di importanza vitale. Se vince la destra, verranno spesi miliardi di euro per un inutile e dannoso ponte sullo Stretto. Risorse che potrebbero essere impiegate per lavorare sul nostro dissesto idrogeologico, prima che si verifichino altre catastrofi. Qui bastano piogge troppo forti o una mareggiata e si rischiano vite. Se chiediamo un voto per la Federazione della Sinistra è perché abbiamo le carte in regola per portare avanti, un nuovo piano per il lavoro e l’occupazione, perché vogliamo ampliare il programma dei vaucher formativi da destinare alle nostre migliori intelligenze affinché non fuggano ma rimangano in Calabria. Perché al di là di tante declamazioni non solo le nostre sono “ pulite” ma è soprattutto grazie alla nostra spinta che si è definito un codice etico a cui tutti gli eletti debbono sottostare, elaborato con la commissione antimafia, e perché con noi, per la prima volta la Regione si è costituita come parte civile contro la ’ndrangheta».
I 3 consiglieri uscenti sono fra quelli che possono vantare di non aver ricevuto mai un avviso di garanzia e la Federazione, insieme alla coalizione ripete ormai in maniera netta di rifiutare i voti della criminalità organizzata. «La presenza di Callipo per l’IdV, rafforza di fatto la destra – conclude De Gaetano- Bisogna evitare che, complice una cattiva informazione, anche fra coloro che ci sono vicini passi l’idea di sostenerlo come un candidato di rinnovamento. Callipo ha una idea di sviluppo e di economia che non coincide con la vita e i bisogni delle persone e soprattutto dei lavoratori».
«Sostenere Loiero per impedire che si faccia il ponte», è anche il punto di partenza di Piero Mascaro, segretario del Prc a Catanzaro: «Nella nostra zona ci sono decine di comuni a rischio per frane, terremoti, alluvioni, strade interrotte da tempo e frazioni totalmente isolate – afferma - Ci sono disastri annunciati e occorre drenare le risorse destinate al ponte per mettere in sicurezza questi territori e ricostruire le infrastrutture. Sappiamo che anche a sinistra ci sono molte critiche verso la nostra scelta di appoggiare Loiero, c’è chi minaccia il voto disgiunto (voto di lista alla Federazione e a Callipo come presidente) ma sarebbe un errore clamoroso. Nelle ultime settimane molte compagne e compagni hanno capito che soltanto battendo Scopelliti e rafforzando la Federazione sarà possibile fare qualcosa per la nostra terra».
Alle precedenti elezioni europee, la nascente Federazione ottenne in questa regione un forte risultato, quasi il 7%. Le regionali sono diverse, pesano elementi locali e il voto di preferenza che spesso travalica la lista per cui ci si presenta, ma nei circoli di Prc e Pdci, gira un cauto ottimismo. Va superata l’asticella del 4%, su questa base si spinge affinché si consideri il voto alla Federazione come utile, non solo a impedire che i piani berlusconiani di controllo totale di Sicilia e Calabria, necessario a garantire l’affare del secolo, il ponte, si realizzino. Una presenza forte della Federazione in consiglio e in giunta garantirebbero controllo e intervento pubblico per affrontare la crisi, quella che in Calabria è iniziata molto prima che nel resto del paese e che è ben lontana dal terminare.

Stefano Galieni

in data:23/03/2010



http://www.liberazione.it/rubrica-file/Scuole-e-sanit--invece-che-il-Ponte-I-progetti-per-rilanciare-la-sinistra-in-Calabria.htm

Scuole e sanità invece che il Ponte i progetti per rilanciare la sinistra in Calabria

Ottimismo nella Federazione: «La gente sa che se vince la destra sarà un disastro»

Manifestazione contro la costruzione del ponte sullo Stretto di  Messina

La Federazione della Sinistra si presenta alle elezioni in Calabria con la speranza di continuare a svolgere in maniera ancora più forte il proprio lavoro. Nino De Gaetano, giovane consigliere e segretario regionale del Prc, corre da un comune all’altro negli ultimi frenetici giorni di campagna elettorale in cui è candidato. «Dobbiamo innanzitutto battere le destre – afferma – rappresentate da noi da un piccolo Berlusconi che gode dell’appoggio di un vasto sistema clientelare. Non possiamo lasciargli la nostra regione, ne deriverebbe un danno micidiale». A detta di De Gaetano, durante la precedente legislatura il governo nazionale ha depredato gran parte dei fondi europei (Fas) per pagare le «quote latte» di Lombardia e Veneto. Mentre la Regione cercava di stabilizzare lavoratori, i tagli alla scuola hanno portato a 3500 nuovi disoccupati. «Con questa consiliatura – prosegue – è iniziato un intervento di salvaguardia ambientale che per noi è di importanza vitale. Se vince la destra, verranno spesi miliardi di euro per un inutile e dannoso ponte sullo Stretto. Risorse che potrebbero essere impiegate per lavorare sul nostro dissesto idrogeologico, prima che si verifichino altre catastrofi. Qui bastano piogge troppo forti o una mareggiata e si rischiano vite. Se chiediamo un voto per la Federazione della Sinistra è perché abbiamo le carte in regola per portare avanti, un nuovo piano per il lavoro e l’occupazione, perché vogliamo ampliare il programma dei vaucher formativi da destinare alle nostre migliori intelligenze affinché non fuggano ma rimangano in Calabria. Perché al di là di tante declamazioni non solo le nostre sono “ pulite” ma è soprattutto grazie alla nostra spinta che si è definito un codice etico a cui tutti gli eletti debbono sottostare, elaborato con la commissione antimafia, e perché con noi, per la prima volta la Regione si è costituita come parte civile contro la ’ndrangheta».
I 3 consiglieri uscenti sono fra quelli che possono vantare di non aver ricevuto mai un avviso di garanzia e la Federazione, insieme alla coalizione ripete ormai in maniera netta di rifiutare i voti della criminalità organizzata. «La presenza di Callipo per l’IdV, rafforza di fatto la destra – conclude De Gaetano- Bisogna evitare che, complice una cattiva informazione, anche fra coloro che ci sono vicini passi l’idea di sostenerlo come un candidato di rinnovamento. Callipo ha una idea di sviluppo e di economia che non coincide con la vita e i bisogni delle persone e soprattutto dei lavoratori».
«Sostenere Loiero per impedire che si faccia il ponte», è anche il punto di partenza di Piero Mascaro, segretario del Prc a Catanzaro: «Nella nostra zona ci sono decine di comuni a rischio per frane, terremoti, alluvioni, strade interrotte da tempo e frazioni totalmente isolate – afferma - Ci sono disastri annunciati e occorre drenare le risorse destinate al ponte per mettere in sicurezza questi territori e ricostruire le infrastrutture. Sappiamo che anche a sinistra ci sono molte critiche verso la nostra scelta di appoggiare Loiero, c’è chi minaccia il voto disgiunto (voto di lista alla Federazione e a Callipo come presidente) ma sarebbe un errore clamoroso. Nelle ultime settimane molte compagne e compagni hanno capito che soltanto battendo Scopelliti e rafforzando la Federazione sarà possibile fare qualcosa per la nostra terra».
Alle precedenti elezioni europee, la nascente Federazione ottenne in questa regione un forte risultato, quasi il 7%. Le regionali sono diverse, pesano elementi locali e il voto di preferenza che spesso travalica la lista per cui ci si presenta, ma nei circoli di Prc e Pdci, gira un cauto ottimismo. Va superata l’asticella del 4%, su questa base si spinge affinché si consideri il voto alla Federazione come utile, non solo a impedire che i piani berlusconiani di controllo totale di Sicilia e Calabria, necessario a garantire l’affare del secolo, il ponte, si realizzino. Una presenza forte della Federazione in consiglio e in giunta garantirebbero controllo e intervento pubblico per affrontare la crisi, quella che in Calabria è iniziata molto prima che nel resto del paese e che è ben lontana dal terminare.

Stefano Galieni

in data:23/03/2010



http://www.liberazione.it/rubrica-file/Scuole-e-sanit--invece-che-il-Ponte-I-progetti-per-rilanciare-la-sinistra-in-Calabria.htm