Paolo Ferrero
In seguito ad un improvvido invito rivolto da Franceschini a Berlusconi, si è riaperta la discussione sul 25 aprile come festa di tutti gli italiani. Vogliamo ribadire ancora una volta che il 25 aprile è la festa della liberazione dal nazifascismo, in cui si festeggia la vittoria dell'antifascismo contro il nazifascismo: senza questa vittoria in Italia non vi sarebbe la democrazia. Il 25 aprile è quindi la festa in cui ricordiamo e ribadiamo che l'antifascismo è il fondamento della democrazia e del vivere civile nel nostro Paese. In altri paesi europei la sconfitta del nazifascismo è stata principalmente un fatto militare, di eserciti. In Italia è stato un fatto politico, di popolo, che in nome dell'antifascismo ha contemporaneamente sconfitto la dittatura fascista e ha posto le basi per la democrazia costituzionale. L'antifascismo è a tutti gli effetti la religione civile del Paese, il punto fondante la possibile convivenza democratica tra diverse ipotesi politiche. L'antifascismo è la base materiale della democrazia nel nostro Paese.
Il 25 aprile è una festa nazionale, il presupposto della nascita della Costituzione repubblicana, proprio in quanto festeggia la vittoria dell'antifascismo sul fascismo. La festa del 25 aprile è quindi diventata in Italia una festa di parte semplicemente perché gran parte degli esponenti politici che oggi governano il Paese non si riconoscono nei valori dell'antifascismo. Larga parte della destra - e,segnatamente, Berlusconi - si è sempre rifiutata di dichiararsi antifascista perché si pone politicamente e moralmente in continuità con il fascismo; al massimo, su un terreno di equidistanza tra fascismo e antifascismo.
Nella lotta di liberazione la grande maggioranza dei dirigenti del Pdl sarebbe stata schierata con Salò o sarebbe rimasta alla finestra a guardare come andava a finire. Proporre il 25 aprile come festa di tutti, compresi i La Russa e i Berlusconi che oggi governano il Paese, vuol dire svuotare il 25 aprile della sua essenza antifascista per trasformarlo nella festa dell'unità del ceto politico presente nell'attuale parlamento. Una sorta di unità nazionale dei trasformisti.
Non a caso l'invito a Berlusconi viene dal Pd: il tratto saliente del centrosinistra negli ultimi venti anni è stata il costante espianto delle proprie radici, attuato sostituendo all'antifascismo l'unità nazionale. Mentre la parte maggioritaria della destra ha coltivato e per certi versi costruito e reinventato la propria tradizione, rifiutandosi pervicacemente di tagliare i ponti con il ventennio fascista, il centrosinistra si è esercitato quotidianamente nella distruzione della memoria. Mentre Zapatero rivendica le sue radici nell'esperienza della repubblica spagnola del '36, mentre Chirac preferisce perdere le elezioni piuttosto che allearsi con Le Pen, in Italia la destra di governo non ha confini di separazione con il neofascismo e il centrosinistra fa di tutto per scoprirsi orfano. Contro questo vergognoso abbraccio bipartisan, contro il trasformismo della sinistra moderata, rivendichiamo oggi, ancora una volta, che il 25 aprile è la festa dell'antifascismo e non può quindi essere una festa condivisa.
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