martedì 30 giugno 2009

Ferrero: Fiat, lavoratori Termini Imerese hanno pienamente ragione, Estendere le lotte a tutti gli stabilimenti Fiat

30.6.09 - Ferrero: Fiat, lavoratori Termini Imerese hanno pienamente ragione, Estendere le lotte a tutti gli stabilimenti Fiat

martedì 30 giugno 2009

http://home.rifondazione.it/xisttest/index.php?option=com_content&task=view&id=6169&Itemid=445

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se
I lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che stanno mettendo in atto tutte le forme di protesta possibili (dal volantinaggio in autostrada ai picchetti in fabbrica) contro la decisione della Fiat che punta ad eliminare la produzione di automobili nella fabbrica palermitana a partire dal 2012 hanno il nostro pieno e incondizionato appoggio nella loro protesta. Che non solo non si deve fermare fino a quando la Fiat non recederà dai suoi intenti ma deve allargarsi e diventare la lotta dei lavoratori di tutti gli stabilimenti italiani della Fiat.

La proposta avanzata dalla Fiat su Termini Imerese è infatti semplicemente inaccettabile. A Termini Imerese non deve essere tagliato nemmeno un posto di lavoro. Il governo e la regione Sicilia devono dire parole chiare e inequivocabili, su questo. Non possono essere di certo i lavoratori a pagare le conseguenze dell'incapacità del governo, che non ha una politica industriale all'altezza della situazione e che abbandona i lavoratori a un futuro d'incertezza e di disoccupazione, ma anche la Fiat deve prendersi le sue responsabilità. Marchionne non puo' pensare di fare quello che vuole all'estero e poi dismettere una parte preziosa e decisiva degli stabilimenti italiani della Fiat, a Termini Imerese come altrove.

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Ufficio stampa Prc-SE

PRC: Honduras, pieno sostegno al presidente Zelaya contro il colpo di Stato

Honduras, pieno sostegno al presidente Zelaya contro il colpo di Stato

http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/6168/314/

martedì 30 giugno 2009

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se, e di Fabio Amato, responsabile Esteri del Prc-Se.

Il Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea esprime la sua ferma condanna contro il colpo di Stato messo in atto dai militari contro il governo ed il presidente costituzionale dell’Honduras Manuel Zelaya. Un tentativo fomentato dai poteri forti del Paese ed eseguito dalle Forze Armate che riporta l'America Latina alle pagine più buie della sua storia, quella dei colpi di stato e delle dittature sorrette dai militari.


Con l’uso della forza i militari e i poteri forti dell'Honduras cercano di impedire l'attuazione dei risultati del referendum elettorale del 28 giugno che mirava a dare vita ad una Assemblea costituente, democratizzare il sistema politico e consentire alle organizzazioni di base, comunitarie e sindacali una maggiore partecipazione nel processo di trasformazione dello Stato e dell’economia.

L’ obiettivo dei militari e delle destre è quello di impedire la trasformazione politica e sociale a favore degli ultimi, l’integrazione politica ed economica dei paesi del continente latinoamericano e quello di salvaguardare gli interessi dell’oligarchia locale, delle multinazionali statunitensi ed europee.

Il Prc-Se esprime piena solidarietà al presidente Zelaya chiedendo che possa ritornare al più presto al suo posto nel suo Paese e al popolo honduregno, nella sua battaglia per la sovranità e l’ indipendenza.


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Ufficio stampa Prc-SE

lunedì 29 giugno 2009

COLPO DI STATO IN HONDURAS L’Alba pronta per rovesciare il colpo di stato contro Zelaya

http://www.granma.cu/italiano/2009/junio/domingo28/alba-it.html

ABN - Il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chávez Frías, ha ratificato che l’Alleanza Bolivariana per i popoli di Nuestra América (Alba) è pronta a rovesciare il colpo di Stato sofferto dal popolo dell’Honduras e dal presidente Manuel Zelaya, la mattina di questa domenica 28.

“Il Consiglio dei Presidenti dell’Alba è attivato e ognuno è al suo posto di comando valutando la situazione; attueremo nella misura in cui si svolgeranno gli avvenimenti in Honduras”, ha sottolineato il capo dello Stato venezuelano dal Palazzo di Miraflores, in Caracas.

“Una delle caratteristiche dell’ALBA è che occupa la facciata geopolitica dell’America Latina e che attraverso questa siamo in piena battaglia e in contatto con questa nazione per condannare questo colpo di Stato”, ha commentato Chávez, che ha indicato che le forze amate dell’Honduras devono porre i loro fucili al comando del popolo e non contro il popolo e per tale motivo questo colpo di Stato è totalmente armato da militari gorilla.

Il presidente Chávez ha richiamato gli attori del colpo di Stato in Honduras a interrompere l’affronto che stanno facendo al governo legittimamente costituito in questa nazionale.

“Non possiamo cedere di fronte a questi scimmioni; i soldati li abbiamo sconfitti storicamente e per questo non permetteremo che questi gorilla attuino contro l’Honduras o un’altra qualsiasi nazione”, ha dichiarato ancora il presidente del Venezuela( Traduzione Gioia Minuti).

Colpo di stato in Honduras, le riflessioni di Fidel

http://www.granma.cu/italiano/2009/junio/vier26/reflexiones.html

LE RIFLESSIONI DI FIDEL

Un gesto che non si dimenticherà

(da CubaDebate)

Sospendo una lavoro che sto elaborando da due settimane su un episodio storico, per esprimere la mia solidarietà al presidente costituzionale di Honduras, José Manuel Zelaya.

È stato impressionate vederlo, attraverso TeleSur, arringare la popolazione di Honduras. Ha denunciato energicamente la brutale azione della reazione, che vuole impedire un’importante consultazione popolare.

Questa è la democrazia che difende l’imperialismo!

Zelaya non ha commesso violazioni di sorta delle leggi. Non ha compiuto azioni di forza. È il presidente ed il Comandante generale delle Forze Armate dell’Honduras.

Quello che accadrà sarà una prova per la OEA e per l’attuale amministrazione degli Stati Uniti.

Ieri si è svolta una riunione dell’ALBA, a Maracay nello Stato venezuelano di Aragua. I leaders latinoamericani e dei Caraibi che hanno parlato, lo hanno fatto brillantemente sia per l’eloquenza che per la loro dignità.

Oggi ascoltavo i solidi argomenti del presidente Hugo Chávez che denunciava l’azione golpista attraverso il canale Venezolana de Televisión.

Non sappiamo che cosa accadrà stanotte o domani in Honduras, ma il comportamento valoroso di Zelaya passerà alla storia.

Le sue parole ci hanno fatto ricordare il discorso del presidente Salvador Allende, quando gli aerei da guerra bombardavano il palazzo presidenziale, dove morì eroicamente l’11 settembre del 1973.

Stavolta vediamo un altro presidente latinoamericano che entra con il popolo in una base aerea per reclamare le schede elettorali della consultazione popolare confiscate illegalmente.

Così agisce un Presidente e Comandante Generale!

Il popolo dell’Honduras non dimenticherà mai questo gesto!

Fidel Castro Ruz -

25 giugno del 2009

Ore 20.15 ( Traduzione Gioia Minuti)

Colpo di stato in Honduras

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/06/Honduras_Zelaya_colpo_stato.shtml?uuid=d11622b8-63e5-11de-8b03-f08a56c1f940&DocRulesView=Libero

Colpo di stato in Honduras. Un gruppo di militari ha arrestato all'alba il presidente Manuel Zelaya Rosales all'interno della sua residenza e lo ha portato in una base dell'aviazione militare, per condurlo nella vicina Costa Rica. La moglie del presidente e primera dama honduregna, Xiomara de Zelaya, si è invece rifugiata «su una montagna» nella zona orientale del Paese mentre i blindati dell'esercito hanno invaso le strade della capitale Tegucigalpa. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha detto che le azioni compiute contro il presidente dell'Honduras «violano i principi democratici» e che per questo dovrebbero essere «condannate da tutti».

Dietro il golpe c'è addirittura la Corte Suprema. Lo hanno reso noto gli stessi giudici spiegando di aver ordinato ai militari di agire perché Zelaya aveva tentato di violare la legge facendo votare il referendum per autorizzare la sua rielezione alle consultazioni che si svolgeranno il 29 novembre. I poteri di Zelaya andrebbero temporaneamente al presidente del Congresso Roberto Micheletti.

Il blitz è avvenuto appena prima che iniziassero le operazioni di voto che avrebbero permesso al sostenitore della via honduregna al «liberalismo socialista» di candidarsi per altri quattro anni. Sono stati arrestati anche i principali sostenitori del referendum, tra i quali ben otto ministri (tra i queli il ministro degli esteri, Patricia Rodas Baca, portata via da militari incappucciati) e il sindaco di San Pedro Sula, Rodolfo Padilla. I militari hanno requisito i seggi referendari già allestiti.

«Non ho chiesto asilo al governo del Costa Rica. Questo è stato un sequestro compiuto dai militari», ha dichiarato Zelaya dall'aeroporto di San Josè, in Costa Rica, asserendo di essere ancora il presidente in carica e accusando gli Stati Uniti di avere orchestrato il golpe. «Ci sei tu dietro a tutto questo?», ha poi chiesto senza troppi giri di parole al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. «La comunità internazionale deve difendere l'Honduras», ha aggiunto il presidente, raccontando a Telesur e alla Cnn in spagnolo i dettagli del suo «rapimento».

Zelaya ha inoltre rivolto un appello a manifestare contro il colpo di stato «pacificamente, senza violenza» e ha chiesto a «tutti i settori» della società honduregna di pronunciarsi contro il golpe, precisando che intende ascoltare tra l'altro l'opinione della Chiesa Cattolica. Gli autori del colpo di Stato «rimarranno soli e usciranno pieni di vergogna» da questa vicenda, ha proseguito Zelaya, che ha chiesto «il ritorno immediato» allo Stato di diritto «violentato». Quanto agli Stati Uniti una fonte della Casa Bianca ha dichiarato alla Reuters che «non c'è stato alcun coinvolgimento americano in questa azione contro il presidente Zelaya».

Secondo alcuni post comparsi su Twitter le linee telefoniche in Honduras sono state interrotte, difficile trovare segnale per la radio e per le connessioni via Internet. Ancora più clamorosa la notizia, ribadita dal rappresentante venezuelano dell'Organizzazione degli stati americani (Osa), dell'arresto degli ambasciatori dei paesi latino-americani più vicini a Zelaya: Cuba, Nicaragua, Venezuela. In realtà quest'ultimo sarebbe stato picchiato dai militari e lasciato per strada, ha fatto sapere da Caracas, Hugo Chavez.

Proprio il presidente del Venezuela è interventuto a difesa di Zelaya denunciando il "golpe" e accusando gli Stati Uniti di avere «molto a che fare» con quanto accaduto a Tegucigalpa. Chavez, che ha minacciato un intervento militare a difesa dell'ambasciata in Honduras e che ha aggiunto di essere disposto ad abbattere qualunque nuovo governo si insedi, ha invitato Obama a pronunciarsi su questi eventi. Cosa avvenuta a stretto giro: il presidente degli Stati Uniti si è detto «profondamente preoccupato».

Obama si è poi appellato all'Osa affinché venga sancito che tutte le parti in causa rispettino lo stato di diritto. La soluzione della crisi deve avvenire in forma pacifica, e senza influenze esterne, ha precisato il presidente americano in una nota. L'Unione europea ha condannato il golpe e ha chiesto il rilascio «immediato» di Zelaya. Condanna anche dal segretario generale dell'Osa, Josè Miguel Insulza: l'organizzazione ha convocato una riunione d'urgenza per le 15 a Washington (ore 21 in Italia).

L'arresto - che riporta i riflettori della politica estera sul Centro-America - è arrivato in seguito alla crisi istituzionale che si era aperta venerdì 26 giugno per la decisione di Zelaya di rimuovere il ministro della Difesa, Angel Edmundo Orellana, e il capo di stato maggiore delle forze armate, Romeo Vàsquez, la cui reintegrazione era stata chiesta dalla Corte suprema. Un cronista dell'Associated Press ha riferito di aver visto questa mattina decine di soldati con l'elmetto verde circondare la residenza del capo dello stato; poco dopo sono saliti a bordo di camion e sono andati via. Circa 200 poliziotti hanno continuato a pattugliare l'abitazione.

Il presidente Zelaya aveva promesso di andare avanti con il referendum sulla riforma costituzionale malgrado l'opposizione della Corte Suprema, dell'esercito, del Congresso e dei membri del suo stesso partito. La consultazione sarebbe stata quindi illegale. Il principale quotidiano honduregno, La Prensa, riporta i fatti e spiega che a dispetto delle dichiarazioni pubbliche contro la corruzione l'amministrazione Zelaya si sarebbe contraddistinta da oltre tre anni per un comportamento opposto alla linea dichiarata di trasparenza.

martedì 23 giugno 2009

Rizzo (PdCI) . Durissime accuse al segretario Diliberto. Si profila l’espulsione dell’ex deputato europeo

In una conferenza stampa tenutasi questa mattina, l’ex parlamentare europeo del PdCI Marco Rizzo, ha rivolto pesantissime accuse al segretario del PdCI Diliberto. Riportiamo alcuni passaggi della conferenza stampa: "Diliberto non vuole pagare il conto di due imbarazzanti sconfitte nel giro di poco più di un anno e cerca capri espiatori interni…dopo aver dedicato larga parte della mia vita alla militanza nei partiti comunisti che si sono succeduti dal post Bolognina in poi e dopo l.ultima difficile campagna elettorale, sono convocato dalla commissione nazionale di garanzia del Pdci con la stupefacente accusa di non aver sostenuto la lista alle recenti elezioni (ho concluso 29 iniziative politiche e comizi e partecipato a 9 trasmissioni televisive). E’ chiaro che la questione è pretestuosa, il problema non è questo, evidentemente c’è dell’altro!” “Da tempo la mia posizione critica sulla partecipazione dei comunisti al governo Prodi, alla pessima scelta dell’Arcobaleno e alla recente e mal gestita unità dei comunisti è stata tanto mal sopportata dalla dirigenza quanto apprezzata dai militanti di base” sostiene Marco Rizzo.
“Guarda caso la situazione è precipitata proprio ora, immediatamente dopo, l’aver fatto notare al segretario Diliberto che un puzzle di iniziative pubbliche locali da lui svolte nel tempo lo vedevano sempre "accompagnato" da un volto noto della P2 di Licio Gelli”.“Ho chiesto chiarimenti a Diliberto in forma riservata in quanto ritenevo che tali fatti avrebbero potuto nuocere alla campagna elettorale e all’immagine del partito, nessuna risposta plausibile. Pronta invece la procedura di espulsione dal partito! Capisco che possa capitare a tutti di partecipare ad incontri pubblici con interlocutori "imbarazzanti", resta molto più difficile giustificarlo quando gli incontri risultano frutto di conoscenza al punto tale da esserne addirittura presentatore di libri. Oliviero Diliberto dal 2003 al 2007 partecipa infatti a ben otto avvenimenti pubblici con un uomo legato al capo della P2 . E’ mai possibile che il segretario di un partito comunista possa ripetere così tante volte una pesante ‘leggerezza’? Il punto di domanda non è la legittimità o meno a frequentare chicchessia, la questione è tutta politica. Può un segretario comunista interloquire così a lungo con una espressione di queipoteri che, a parole, dice da sempre di voler contrastare? Credo proprio di no, e se le imbarazzanti risposte di Diliberto ("sono solo incontri pubblici…") non mi convincono, mi risulta assai più chiaro il procedimento di espulsione intrapreso a mio carico. Mi si vuole intimidire, in qualche modo si cerca di farmi tacere.Non so se Oliviero Diliberto sia iscritto ad associazioni segrete, non sono in grado di appurarlo e né mi interessa saperlo. Ho però la certezza documentata sulla sua partecipazione agli eventi pubblici di cui sopra e quindi ho il dovere militante di chiederne le dimissioni immediate perché se è vero che non esiste una legge che vieti di frequentare uomini che sono stati nella P2, sarebbe disdicevole, tanto più per un comunista, esserne protagonista „spalla a spalla. sui palchi della politica e dell.attualita.. Se tradisce la propria funzione la sinistra non vince. Per tornare ad essere popolare deve essere trasparente…"

* Maggiori dettagli sul sito www.marcorizzo.eu

E’ morto Giovanni Arrighi. Un lutto per il pensiero critico anticapitalista

http://www.contropiano.org/Documenti/2009/Giugno09/20-06-09MortoGiovanniArrighi.htm

La morte di Giovanni Arrighi è una grave perdita per la comunità scientifica non addomesticata all’attuale vigenza dell’ideologia del capitale. Giovanni Arrighi è stato un brillante studioso il quale nella sua lunga attività teorica ha speso tutte le sue energie per scandagliare a fondo il modo di produzione capitalistico, la sua genesi storica e le variegate dinamiche che compongono la categoria del sistema/mondo. Da tempo docente alla facoltà di Sociologia della Johns Hopkins University e collaboratore fisso della New Left Review non mancava di contribuire al dibattito internazionale.

Giovanni Arrighi, assieme a Immanuel Wallerstein, ha offerto delle prospettive interpretative di tipo nuovo dalle quali è possibile osservare non soltanto la crisi, ma tutta la storia dell’economia capitalistica mondiale (o economia-mondo) dalla sua nascita alle tribolazioni attuali di questo inizio di secolo. Le loro proposte, profondamente influenzate dall’approccio storico- comparativo dello storico francese Fernand Braudel, hanno provato a rompere gli schemi imperanti della storiografia ufficiale. Recuperando una visione della storia lunga, ed andando alla ricerca delle caratteristiche salienti del sistema capitalistico, al fine di individuarne il funzionamento e di poter formulare ipotesi sulle prospettive future, Arrighi è riuscito a ricostruire le dinamiche del mutamento in atto particolarmente per quella area del mondo (il continente Cina e l’Asia) in cui è in corso un poderoso, ed inedito, sviluppo il quale segna distintamente questo scorcio della competizione globale interimperialistica.

Ci mancheranno gli apporti di Giovanni Arrighi ad un dibattito che, al di là delle differenze e delle diverse accentuazioni argomentative, occorrerà, ulteriormente, qualificare con una rinnovata ricerca teorica la quale resta, comunque, una condizione fondante per una ipotesi di trasformazione radicale della società.

lunedì 22 giugno 2009

Referendum, gli italiani non si fanno truffare

Il referendum che voleva imporre il bipartitismo coatto (o peggio ancora, l'unipartitismo) si attesta ai minimi storici di affluenza e viene sonoramente bocciato dagli italiani. Per i fautori del sistema americano, si tratta della seconda sconfitta in pochi giorni, visto che già le elezioni europee avevano indicato che c'è quasi un 50 % di elettori che non si rivolge ai due partiti maggiori.

Da oggi, con ancora più forza, si potrà tornare a chiedere un riforma della legge elettorale in senso proporzionale, l'unico sistema che offre la piena rapprsentabilità di ogni istanza.

venerdì 12 giugno 2009

I risultati elettorali

370 voti alle Europee

306 alle Provinciali, di cui 245 a Luzzi


I Comunisti ci sono!

venerdì 5 giugno 2009

Stasera chiusura

Domani venerdì 5 Giugno , alle ore 20, presso la sala di Consiliare del Comune di Luzzi, chiusura della campagna elettorale di Rifondazione Comunista. Interverranno il compagno Francesco Altomare candidato alla Provincia, il compagno Elio Belmonte assessore al Comune di Luzzi e il compagno Rocco Tassone responsabile regionale Enti Locali.

giovedì 4 giugno 2009

Foto incontro Immilano 28 Maggio 2009











Chiusura della Campagna Elettorale

Domani venerdì 5 Giugno , alle ore 20, presso la sala di Rappresentanza del Comune di Luzzi, chiusura della campagna elettorale di Rifondazione Comunista. Interverranno il compagno Francesco Altomare candidato alla Provincia, il compagno Elio Belmonte assessore al Comune di Luzzi e il compagno Rocco Tassone responsabile regionale Enti Locali.