lunedì 22 settembre 2008

Un saluto prima di tutto.

Ai compagni tutti del circolo del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea, sezione di Luzzi (CS), un caloroso saluto, prima di tutto.
Non meno ai simpatizzanti, amici e comunque a quanti, per spirito di cultura e sensibilità politica, visitano le pagine di questo sito.
Mi scuso del ritardo col quale inizio a scrivere su questo interessantissimo blog, ma impegni vari me l'hanno finora impedito.
Per ora colgo l'occasione per invitare al proseguio di impegno ed attività propositiva che finora hanno caratterizzato la nostra sezione, ed in particolare il gruppo giovanile nel quale mi onoro di partecipare.
Ai compagni del gruppo giovanile, quindi, anche un grazie per le loro stimolanti riflessioni di queste pagine.

Simonvincenzo De Marco.

venerdì 19 settembre 2008

BENVENUTI

Con molta gioia comunico ai nostri lettori che il nostro gruppo giovanile si è fatto ancora più nutrito grazie al tesseramento di tre nuovi compagni che diventeranno a breve maggiorenni. Si tratta di Alfredo Bevacqua, Isabella Altomare e Vittorio Benvenuto, ragazzi molto intelligenti e attenti alle problematiche che affliggono la nostra società. Queste due recenti adesioni aprono la strada ad un progressivo inserimento di giovani interessanti all’interno del nostro circolo, infatti sono molteplici le richieste di tesseramento arrivate al sottoscritto e ad altri compagni, sia da ragazzi in età già tesserabile sia da under 16; richieste alle quali daremo sicuramente luogo nelle settimane a venire.
Tutto questo, ancora una volta, a testimonianza del fatto che, a Luzzi, Rifondazione resta l’unico vero partito realmente sempre in movimento, con un eccellente gruppo giovanile, pronto a dare un ricambio generazionale alla vecchia politica, contribuendo allo sviluppo e alla valorizzazione del nostro paese.

PIETRO CIARDULLO

martedì 16 settembre 2008

Perché fu ucciso Moro?

L"affaire" Moro ha segnato profondamente la storia italiana Si può affermare con ragionevole certezza che la cosiddetta Prima Repubblica sia morta proprio con Aldo Moro nel 1978 , e non qualche anno più tardi con Mani pulite. È un dato di fatto che dopo la scomparsa dello statista pugliese sia naufragato il progetto di un "governo di solidarietà nazionale", allontanando nel tempo, la realizzazione dell'antico patto sinarchico ,cosa che sembra profilarsi oggi con l’asse Berlusconi- Veltroni. PD-PDLDobbiamo considerare che negli anni ‘20 del secolo passato diversi raggruppamenti massonici professanti politiche sinarchiche risultavano essere in Francia una realtà concreta,come pure nella Russia post rivoluzionaria e nella politica tedesca prima dell’avvento di Hitler.Nel 1922, nacquero, a Vienna, il Movimento Paneuropeo e, in Francia, il Movimento Sinarchico .Tra i vari compiti, la Sinarchia aveva quello di integrare le tendenze dello spirito, culturali e religiose, attraverso una rivoluzione silenziosa, ma reale e totale, facendo emergere uno “spiritualismo ecumenico” al di là ed al di sopra di tutte le religioni.Nel 1935 verrà alla luce il “Patto Sinarchico”, fondamentale documento segreto che esporrà i principi ,le strategie e le tecniche per il raggiungimento del potere mondiale.La politica è quella che si svolge nei luoghi istituzionali e che ci viene ogni giorno presentata attraverso i giornali e le televisioni,e gli atti ufficiali? Oppure no ? Ed in questo caso chi comanda davvero? chi regge le fila dietro il paravento?Alcune logge massoniche americane agirono in Italia sin dal 1941, in collegamento con l’Oss (il servizio segreto americano, dal quale nel 1947 sarebbe nata la Cia, i cui primi capi erano tutti massoni di rito scozzese affiliati a ordini cavallereschi di origine medievale).A Washington fu creato un dipartimento italiano con a capo il reverendo massone americano Frank Gigliotti. Lo stesso Gigliotti nel 1942 contribuì alla nascita dell’ “American Committee for Italian Democracy,” appoggiato dai “Sons of Italy”, associazione di cui facevano parte mafiosi,massoni e agenti segreti, che fu usata per preparare lo sbarco in Sicilia, La cosìdetta “liberazione” comportò tra l’altro l’indizione del referendum che determinò l’abolizione della monarchia in Italia e l’instaurazione della repubblica democratica. Il giudice Falcone e il collega Borsellino scoprirono a Palermo al civico 391 della centralissima via Roma la loggia Massonica Armando Diaz che era frequentata da importanti esponenti del mondo imprenditoriale e dell’informazione. Webster Griffin Tarpley è un giornalista investigativo che ha seguito da vicino, la vicenda diAldo Moro, dirigendo i lavori della commissione d'inchiesta commissionata dal parlamentare italiano Zamberletti. I risultati di questa inchiesta sono stati pubblicato nel volume “Chi ha ucciso Aldo Moro”, portano ai mandanti dell'assassinio di Moro membri di alto livello dei governi britannici e americani (tra cui Henry Kissinger attuale consulente della Santa Sede) . Tarpley è uno studioso di economia e di storia, in particolare di storia veneziana. La Repubblica di Venezia è da lui considerata il prototipo di società oligarchica ed elitista che mira al raggiungimento di una posizione dominante mondiale . Le reti spionistiche britanniche in Libia prima della seconda guerra mondiale avevano già lavorato a una convergenza tra gli interessi inglesi e quelli dell’oligarchia veneziana .Non è a caso dunque ,se il governo fascista aveva affidato la carica di governatore della Libia a Giuseppe Volpi, ultimo doge di Venezia, che aveva acquisito il titolo nobiliare di conte di Misurata: Misurata, traendolo dal nome di una cittadina libica sulla costa. La sua politica era stata poi continuata dal suo successore il quadrumviro Italo Balbo, gran maestro della massoneria segreta durante il periodo fascista.Questa massoneria ha costituito il modello, e l’ossatura della futura loggia P2. A Trapani,nel 1985 , sotto la copertura del centro studi Scontrino è stato scoperta l’esistenza di ben sette logge massoniche :Iside ,Iside 2 ,Hiram ,Ciullo d’Alcamo ,Cafiero,Osiride (di rito Egizio) di cui una coperta: la “C” “Comunicazione “ divenuta luogo di incontro e di affari tra politici,mafiosi,trafficanti di droga,massoni,importanti prelati e rappresentanti di organizzazioni straniere come l’avvocato Michele Papa di Catania, incaricato personale del leader libico Muammar Gheddafi, iniziato alla massoneria nella setta dei Senussi nella quale il re Libico Idris (deposto dallo stesso Gheddafi nel 1969 ) era Gran Maestro .Presso tale centro Studi di cui era responsabile Gianni Grimaudo un professore di filosofia che aveva dismesso l’abito talare fu trovata una fotografia di Aldo Moro, con scritte massoniche mai decifrate (subito scomparsa dagli atti del processo), che evidenzierebbe un possibile collegamento tra la loggia coperta “C” e il sequestro e la morte del politico democristiano. Le vecchie reti fasciste dell’Ovra e quelle libiche erano quasi un’unica rete, da cui «nacque» Gheddafi. Questi, salito al potere nel 1969, si appoggiò al catanese Michele Papa, che, nel centro studi trapanese, rappresentò – in suo nome – un rilevante momento di contatto tra massoneria, componenti arabe e personaggi siciliani.Da varie inchieste è emerso che Gheddafi ha fortemente sostenuto i movimenti indipendentisti siciliani.L’indubbia interconnessione tra aspetti affaristici, politici, massonici hanno costituito il piano di rinascita democratica di Licio Gelli in quegli anni e la ramificazione della loggia P2 in tutti gli apparati dello Stato, la sua estensione ai preferenziali rapporti con gli Stati Uniti e la sua penetrazione in attività economiche, finanziarie, bancarie, militari, politiche.La reale portata di tutto ciò rimane ancor oggi nel mistero, mentre i punti di fondo di quel programma relativi al controllo sui mass media e sulla magistratura continuano a costituire aspetti nevralgici anche dell’attuale vita politica e sociale. L'ex vicepresidente del CSM ed ex vicesegretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni , in un'intervista nella trasmissione NEXT , disse che poche settimane prima del rapimento, Moro gli confidò, di essere a conoscenza del fatto che sia i servizi americani che quelli israeliani avevano degli infiltrati nelle BR. Lo stesso Galloni aveva già affermato in un'audizione alla Commissione Stragi , che durante un suo viaggio negli USA gli era stato fatto presente che, per motivi strategici gli Stati Uniti erano contrari ad un governo aperto ai comunisti come quello a cui puntava Moro:Il giornalista Mino Pecorelli , sulla sua rivista OP pubblicò un articolo intitolato "Vergogna, buffoni!", sostenendo che il generale Dalla Chiesa(di cui si conosce una domanda di adesione alla P2, apparentemente senza seguito) fosse andato da Giulio Andreotti dicendogli di conoscere la prigione di Moro, non ottenendo tuttavia il via libera per il blitz a causa della contrarietà di una certa "loggia di Cristo in paradiso", i cui affiliati controllavano i punti chiave dello Stato. Pecorelli avrebbe ricevuto dal generale Dalla Chiesa copia degli originali delle lettere di Aldo Moro che contenevano pesanti accuse nei confronti di Giulio Andreotti, e vi avrebbe alluso in alcuni articoli di OP. Pecorelli venne ucciso . Il pentito di mafia Buscetta rivelò che responsabile del delitto fu la mafia siciliana con l’ aiuto della banda della Magliana per "fare un favore ad Andreotti".Chiamato in causa come mandante dell’omicidio Pecorelli ,nel processo a suo carico, Andreotti in primo grado fu assolto dalle accuse , mentre in appello la Corte d'Assise d'Appello il 17 novembre 2002 fu condannato a 24 anni di reclusione. La suprema corte di Cassazione in seguito dichiarò annullata senza rinvio la condanna del senatore a vita rendendo così definitiva l'assoluzione di primo grado.Altro fatto nebuloso avvenne il 18 aprile 1978, data in cui le forze dell'ordine scoprirono a Roma in via Gradoli 96 un appartamento usato come covo delle Brigate Rosse Si scoprirà successivamente che lo stabile in cui si trovava questo covo era stato già perquisito il 18 marzo, pochi giorni dopo il rapimento, ma essendo allora l'appartamento senza nessuno all'interno gli agenti se n'erano andati senza controllarlo.e che nella stessa via, erano presenti alcuni appartamenti utilizzati da agenti e aziende al servizio del SISMI.
Misteriose coincidenze?Forse !Esiste una dottrina ultrasegrete che mira a costruire la storia secondo ritmi e sequenze temporali codificati millenni orsono , e tutti coloro i quali disturbano o ostacolano la prosecuzione di un simile progetto vadano messi a tacere o addirittura eliminati.


PIETRO CIARDULLO

CHI COMANDA VERAMENTE IN ITALIA?

L’Italia non è più degli italiani, ci è stata tolta. Un tempo si colonizzava con l’esercito, ora esistono metodi di controllo più sofisticati. Chi comanda veramente in Italia? E’ forse un nano malefico e straricco con tre televisioni in mano, diventato capo del tri-partito? Lo credono in molti, ma torniamo agli anni ‘70, periodo in cui Berlusconi militava nella loggia P2 con tessera 1816. L’operazione segreta con lo scopo di contrastare l’espansione comunista sovietica, che arruolava esclusivamente uomini filo-americani, portata avanti anche tramite Gladio. Licio Gelli aveva contatti con la Cia, erano gli Anni di Piombo. Ma nessuno sa spiegare perché il Piano di Rinascita Democratica sia stato portato a termine dopo il suo arresto, sia da governi di sinistra che di destra. Tanto che un solo punto resta in sospeso: la repubblica presidenziale. Un chiaro segno che la nostra politica è fortemente infiltrata da poteri Atlantici, capaci di servirsi di ogni mezzo per rendere il nostro paese sempre più vicino all’America. Parlo di complessi intrecci tra massoneria deviata, servizi segreti deviati, politica, mafia e potere finanziario, in primis le banche. Gli Stati Uniti stanno conducendo una seconda guerra segreta per trovare nuovi alleati. La finta democrazia che esportano in Medio Oriente è stata esportata anche qui. Ma pensate davvero che sia l’America a comandare? Guardate quanti filo-israeliani ci sono al Congresso e alla Casa Bianca [1]:
Richard Perle Ari Fleischer Paul Wolfowitz Dov Zackheim Douglas Feith Marc Grossman Richard Haas Robert Zoellick Steve Goldsmith Adam Goldman Joseph Gildenhorn Joshua Bolten Brad Blakeman Lewis Libby Mel Sembler Mark Weinberger Samuel Bodman Bonnie Cohen Ruth Davis Lincoln Bloomfield Jay Lefkowitz Michael Chertoff David Frum Mel Sembler Daniel Kurtzer Robert Satloff Elliott Abrams Ruth Braden Ginsburg Seph Lieberman Carl Levin Stuart Eizenstat
Guardate chi sono gli azionisti della Federal Reserve [2]:
Rothschild Bank (London) Warburg Bank (Hamburg) Rothschild Bank (Berlin) Lehman Brothers (New York) Lazard Brothers (Paris) Kuhn Loeb Bank (New York) Israel Moses Banks (Rome) Goldman Sachs (New York) Warburg Bank (Amsterdam) Chase Manhattan Bank (New York)

Tutte banche di stampo israeliano! Ora capiamo perché non si può parlare male di Israele senza essere tacciati di antisemitismo. Ora capiamo perché la Feltrinelli ha allestito un’intera sezione su questo argomento. Ma la maggior parte degli israeliani di questa faccenda non sa nulla. Chi sono allora i veri artefici? Chi comanda veramente in Italia? Beh, i banchieri israeliani, gli israeliti Rothschild, la famiglia Rockefeller e il suo entourage israelita. C’è una linea di potere che va da Wall Street alla City di Londra che determina le buone e cattive sorti del pianeta. Il blocco sovietico è solo in apparenza in opposizione agli Stati Uniti. Il blocco europeo in apparenza è alleato agli americani, ma nascostamente è in conflitto e l’euro sta per spazzare via il dollaro… ma sono i banchieri israeliani i manovratori. Gli unici che guadagnano sia dalla guerra che dalla ricostruzione, concedendo finanziamenti a entrambi gli schieramenti. Loro controllano giornali di destra dicendo che la sinistra è cattiva e giornali di sinistra dicendo che la destra è cattiva. Mettono gli uni contro gli altri, mantenendo il terzo mondo in povertà, al servizio delle multinazionali di cui sono azionisti. E’ una guerra invisibile, che noi non vediamo, ma che spiega tante cose. Per esempio perché ci siano tanti politici consulenti della Goldman Sachs nel governo italiano attuale e passato o nel parlamento europeo; figure come Romano Prodi, Massimo Tononi, Mario Monti e Gianni Letta. Ma anche alla Casa Bianca o con altre importanti cariche.


PIETRO CIARDULLO

Lo show del Caimano

Tra un conato e l'altro, tra una fuga in bagno e diverse dosi di morfina, alla fine ho avuto la forza ed il coraggio di guardare la puntata di porta a porta di ieri sera, e vi garantisco che se non avete lo stomaco più che forte, il duetto amoroso di stasera fra Berlusconi e Valentina Vezzali può arrecarvi danni piuttosto gravi. Questo sempre se siete sopravvissuti alla scena del rammarico berlusconiano perché la sinistra sta sabotando la trattativa Alitalia...
Alla faccia del servizio pubblico,la puntata di ieri è stata un' imbevibile spot di propaganda confezionato su misura per il presidente del consiglio.
Se non altro, Vespa è stato coerente. Piroso, giornalista di La7 lo ha accusato di essere vecchio? E lui si è "modernizzato": vignettista (copiato da Santoro) e pseudo-veline ma sgallettanti come quelle vere. La prossima volta ci mettano pure il collegamento dall'Honduras e siamo a posto...Siparietto perfetto, la Vezzali , la quale afferma che si farebbe toccare sì dal Berlusca (che orrore!!!!), madre preoccupata , Berlusconi che ci parla di meritocrazia, Veltroni che lancia le primarie della giovanile del Pd per una nuova politica, la Gelmini e i grembiulini, la Moratti e ………. Basta!!!!!! Dove arriveremo……….


PIETRO CIARDULLO

sabato 13 settembre 2008

Le risposte di Ferrero ai GC di Luzzi

Caro Paolo, rispetto all’ultimo forum in cui ti davo del lei, questa volta, come mi hai chiesto tu stesso, ti do del tu.

La mia domanda è questa. Nell’appello per la manifestazione del prossimo 11 ottobre, nel primo punto si legge questo: riprendere un'azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso. La scommessa è ridare prospettiva a un ruolo dell'Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all'unilateralismo dell'amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all'occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin.

La mia domanda si rivolge all’ultima parte in grassetto. Quello che ti chiedo, è perché mai il PRC dovrebbe condannare la sindrome di grande potenza della Russia, se questa sindrome non c’è effettivamente stata?

Nella recente crisi Caucasica la Russia ha fatto quello che era inevitabile, cioè intervenire a favore di un popolo attaccato, quei sud ossetini che tutto si sentono tranne che georgiani.

Qual è la posizione ufficiale di Rifondazione? Secondo me ci dovrebbe essere il pieno appoggio alla Russia, non per vecchi nostalgismi e senza trascurare alcuni aspetti contradditori della federazione guidata da Medvedv, ma perché nel preciso caso dell’invasione georgiana dell’Ossetia del sud, la Russia ha agito in modo impeccabile a favore della libertà di un popolo.

La posizione che abbiamo assunto come Rifondazione sulla vicenda georgiana è la seguente:
In primo luogo lotta per la ripresa del disarmo nucleare e convenzionale generalizzata.
In secondo luogo la riproposizione forte della ricostruzione di una legalità internazioanle che è stata completamente cancellata dopo la sciagurata decisione dell'Italia e di alcuni altri paesi occidentali di riconoscere l'unilaterale dichiarazione di indipendenza del Kosovo.
In terzo luogo la lotta contro l'allargamento ad est della Nato.
In quarto luogo la lotta politica affinchè l'Europa giochi un ruolo di neutralità e di disarmo invece che essere schiacciata sulle posizioni degli statu uniti.
Senza dilungarmi oltre io penso che sarebbe assolutamente sbagliato mettersi a fare il tifo dentro la ripresa del riarmo ma che invece dobbiamo costruire un vasto movimento pacifista che punta direttamente al disarmo, a partire da quello Italiano e a partire dal ritiro delle truppe italiane dai teatri diguerra.

Altra domanda, dopo quella sulla Russia. Che ne pensi della nazionalizzazione delle due grandi sorelle dei mutui statunitensi? Se anche la Lehman Brothers dovesse essere aiutata dal Tesoro americano, si potrebbe chiaramente dire che il muro di Berlino del liberismo, è caduto? E se questo è vero, non si dovrebbe ribadire con forza che il grande obbiettivo del PRC dovrebbe essere quello di costruire i mezzi per una transizione al socialismo, cioè il fine ultimo di ogni PARTITO COMUNISTA, e che invece abbiamo totalmente accantonato nei tanti anni del bertinottismo?

Penso che nell'attuale crisi della globalizzazione liberista si stia affermando nelle calssi dirigenti una linea che potremmo sintetizzare come "la socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti". Noi dobbiamo batterci invece affinchè vi sia un intervento pubblico che modifichi i rapporti di forza tra le calssi a partire dalla difesa delle condizioni di vita e di lavoro delle calssi popolari e in cui l'intervento pubblico in economia accompagni l'aumento di diritti dentro il processo lavorativo.
Questo implica certo anche la riapertura di una discussione sulla transizione che però non sono in condizioni di affrontare in questa sede.
Farei però attenzione ad identificare socialismo e proprietà statale dei mezzi di produzione in quanto il superamento della proprietà privata si deve pr noi accompagnare al superamento dello sfruttamento, cioè alla messa in discussione delle gerarchie sociali che si originano nei processi lavorativi. Senza la messa in discussione dello sfruttamento e delle gerarchie da esso orginate, il solo cambio di proprietà non produce socialismo.

venerdì 12 settembre 2008

11 Settembre, l'altra verità

Dell'11 settembre 2001 si sa già tutto. Gli attentati hanno provocato 2992 morti e migliaia di feriti. Ma fin dal primo momento la versione ufficiale, che vede Al Qaeda come responsabile degli attacchi, si è scontrata con altre versioni, che i media non hanno riportato ma che in Rete circolano da anni. Quello che gli Stati Uniti hanno sempre raccontato è che 19 terroristi hanno dirottato 4 aerei, dirigendoli verso obiettivi di grande rilevanza. Due furono mandati a schiantarsi contro il World Trade Center, uno contro il Pentagono e l'ultimo cadde in un campo della Pennsylvania, dopo che i passeggeri si erano ribellati. Il probabile obiettivo di quest'ultimo velivolo era la Casa Bianca. Dovevano essere indistruttibili, progettate per reggere all'impatto di multipli aerei commerciali, grazie alla poderosa serie di piloni centrali di acciaio di supporto, ed alla struttura esterna, a maglie in acciaio incrociate. Invece le Torri Gemelle sono crollate nel giro di un'ora. Dopo gli impatti dei due velivoli, le due torri avevano oscillato e scricchiolato per qualche minuto, ma erano tornate stabili e immobili, con il carico ottimamente redistribuito.
Gli incendi, provocati dal carburante presente negli aerei, non avevano avuto una lunga durata, come è possibile notare dal fatto che il fumo era diventato velocemente nero, segno che le fiamme avevano finito di consumare il materiale disponibile. Questo è il punto principale su cui si basa la teoria di chi non crede alla versione ufficiale. Mancano infatti tutte le condizioni per cui le due torri sarebbero dovute crollare. Le temperature non sono mai arrivate a 1500 gradi, temperatura necessaria a fondere l'acciaio. Tutti quelli che sono riusciti a scendere le scale hanno raccontato di aver trovato molto fumo, ma poco calore e pochissime fiamme. Un altro elemento curioso è quello della precisione del crollo. I due edifici sono andati in mille pezzi senza coinvolgere nessun altro edificio delle vicinanze. E bisogna ricordare che si parla del centro di Manhattan.
Molte testimonianze che parlano di "multiple esplosioni", avvenute prima e durante i crolli stessi. I detriti sono stati lanciati con forza in orizzontale, a grande distanza, e addirittura verso l'alto, tutto si è ridotto in polvere finissima, senza che sia rimasto un solo blocco di cemento intatto, l'acciaio dei piloni rimasto sia stato svenduto o riciclato in gran fretta, senza che nessuno potesse prima analizzarlo e come ultimo e più inquietante, il fatto che la proprietà - fresca di poche settimane - avesse appena stipulato un vantaggiosissimo contratto assicurativo contro attacchi terroristici hanno fatto pensare a molti che si fosse trattato di demolizioni controllate
Il mistero più grande per quanto riguarda l'attentato al Pentagono è inerente all'aereo. Mentre tutti hanno visto le immagini del World Trade Center, non esistono testimonianze dirette su quanto accaduto a quello che doveva essere l'edificio più sicuro del mondo. Su 85 telecamere che inquadrano la zona, nessuna riesce a mostrarci l'aereo in avvicinamento
Il governo statunitense ha sempre detto di aver perso ogni contatto con questo aereo, ma esiste
una testimonianza che non solo scredita questa ipotesi, ma ammette che il vicepresidente Dick Cheney sapeva esattamente cosa stava per accadere al Pentagono.
La tesi più probabile sembra quella di un missile, cosa che giustificherebbe lla scia bianca visibile nelle uniche inquadrature rese pubbliche. In queste immagini, si vede anche il velivolo raso terra, mentre tutte le foto mostrano come l'aereo non potesse volare in orizzontale, a causa dei rulli di cavo elettrico e del camion generatore. Manca inoltre la classica buca, che l'aereo avrebbe dovuto scavare, arrivando con una qualsiasi inclinazione. Ci sono inoltre testimonianze contraddittorie, in cui almeno una ventina di persone parlano di "missile", "piccolo aereo", o "missile con le ali". Non certo di un aereo di linea. La versione ufficiale parla di "penetrazione", ma questa non sembra trovare riscontri. Il foro d'ingresso è largo solo 20metri, mentre l'apertura alare di un aereo dello stello modello è almeno del doppio, e sulla facciata non ci sono i segni dei motori, tanto che, ad esclusione del foro di entrata, è rimasta intatta. Il timone di coda avrebbe dovuto colpire almeno due finestre, che hanno invece resistito. Non ci sono rottami che possano essere riconducibili ad uno schianto aereo: non sono stati trovati sedili, valigie, e i pochissimi detriti ritrovati non appartengono ad un Boeing. I rottami sono stati spostati in tutta fretta, invece di essere analizzati. Curiosamente però, tutti resti dei passeggeri sono stati identificati.
Viste l'alta velocità dell'aereo e la particolare "robustezza" della facciata, a causa dei 45° di angolazione l'aereo non poteva in alcun modo "disintegrarsi" contro la stessa, ma doveva rimbalzare - pur distruggendosi in varie parti - all'esterno del Pentagono.
Il quarto aereo è quello più misterioso. Il volo UA93, un Boeing 757 della United secondo la versione ufficiale è stato abbattuto dai passeggeri in rivolta, precipitando in una zona rurale della Pennsylvania senza lasciare un solo frammento che permettesse di identificarlo. Del volo United 93 sappiamo tutto. Sappiamo che i passeggeri hanno chiamato i loro famigliari per avvertirli del dirottamento, venendo a conoscenza di quanto era accaduto al World Trade Center e al Pentagono. Hanno deciso cosa fare e si sono immolati per evitare un'altra strage. Famosissima è diventata la frase di Todd Beamer, "Let's roll", mentre avvisava la torre di controllo che i passeggeri stavano per fare qualcosa.
In questo caso la scomparsa dell'aereo è ancora più sconcertante, poiché non abbiamo a che fare con un edificio come il Pentagono, che può averne inghiottito una parte, ma con una semplice buca a cielo aperto, perfettamente ritagliata nel terreno, relativamente stretta e poco profonda, nella quale non si vede assolutamente nulla che si possa ricondurre ad un Boeing 757 carico di carburante e di passeggeri. Inoltre la buca ha una inquietante somiglianza con quelle lasciate dall'esplosione di una bomba.
Anche qui, non è stato ritrovato nè un timone di coda, un'ala, un pezzo di fusoliera, un motore, un portellone, un sedile, una valigia. Nulla di quanto normalmente si ritrova quando cade un grosso aereo di linea. I rottami ritrovati attorno alla buca sono semplici frammenti di ferraglia, non più lunghi di una ventina di centimetri e appartenibili a qualsiasi cosa.
Perché dunque costruire una buca ad arte? Cosa c'è da nascondere? L'ipotesi più gettonata è che l'aereo sia stato fatto esplodere in volo, abbattuto dall'aviazione militare americana e che la favola di United 93 sia solo un modo per celebrare il coraggio di quei passeggeri.
Un'altro fatto curioso riguarda i rottami veri e propri dell'aereo. La posta, che viaggiava nel cargo, è stata trovata a oltre 8 miglia dal luogo dell'impatto, mentre altri rottami sono stati recuperati in un lago a due miglia dalla buca. Distanze che non sono giustificabili dalla dinamica ufficiale dei fatti.
Ci sarebbero migliaia di quesiti da fare, ma io come consiglio a chi non vuol essere preso in giro ed è assetato di verità, consiglio di informarsi su Internet, basta cercare e le informazioni si snocciolano una dopo l'altra.


PIETRO CIARDULLO

Luzzi: il differenziato che non c'è

Il nuovo anno a Luzzi era iniziato con una bella iniziativa, la quale aveva trovato l’approvazione di tutta la comunità. Infatti, forse sull’onda del problema dei rifiuti verificatasi in Campania, si era deciso di dare inizio anche nel nostro paese alla raccolta differenziata. Solo che, come al solito, sono emersi subito difficoltà di ordine organizzativo, che stanno man mano scoraggiando e, nello stesso tempo, irritando l’intera popolazione. Numerosi sono infatti i problemi che sono emersi già dalle prime settimane. Innanzitutto la mancata distribuzione su tutto il territorio luzzese del materiale necessario per la raccolta; per secondo l’inadeguata precisione nel ritiro dei rifiuti, a causa dello scarso personale utilizzato in questo servizio, infatti viene adoperato un solo lavoratore (esente da ogni responsabilità, sia chiaro!) che teoricamente dovrebbe coprire capillarmente il nostro vasto territorio con il proprio solo lavoro. Di non minore rilevanza è la questione che riguarda i rifiuti organici che, se va bene, vengono prelevati due volte a settimana; è d’estate, con queste temperature, potete bene immaginare il fetore che i nostri concittadini sono costretti a sorbire, con conseguente rischio igenico- sanitario. La ciliegina sulla torta di questa imbarazzante situazione è rappresentata dal luogo di raccolta dell’immondizia, che è stato individuato in uno spiazzale ante stante un cancello del cimitero. Stamane, per l’ennesima volta, ho potuto attestare di persona lo sgradevole, direi quasi vomitevole, odore prodotto da questi rifiuti, lasciati là forse per giorni.
Al di là di questo, penso comunque che sia abbastanza inadeguato e irriguardoso usare un luogo sacro come zona di smistamento dei rifiuti. Mi auguro una diversa evoluzione della questione trattata, per adesso stando così le cose, i cittadini che non fanno il differenziato sono pienamente giustificati e legittimati, perché non si può pretendere che le persone si comportino in una certa maniera, quando sono le Istituzioni a dare il cattivo esempio. Vergogna!!!!!!!!


PIETRO CIARDULLO

giovedì 11 settembre 2008

Domani forum Live con Ferrero

Domani venerdì 12 settembre dalle ore 15, ci sarà un forum live col segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero.

Come era già successo durante lo scorso mese, l'indirizzo con le istruzioni per iscriversi è sempre http://new.rifondazione.it/forumprc

Cercheremo di esserci anche noi Giovani Comunisti di Luzzi.

martedì 9 settembre 2008

Le ragioni Russe

In Georgia s’è aperto un nuovo periodo pericoloso per i rapporti internazionali. A scanso del peggio, innanzitutto spazziamo via le idee false: qui non c’è un conflitto fra democrazia e totalitarismo, fra il presidente dei Diritti dell’Uomo, il georgiano Saakashvili, e l’incarnazione del Kgb, i nostalgici dello stalinismo Putin e Medvedev. La realtà è più complessa.In primo luogo, georgiani erano Stalin, Beria e Ordzonikidze, che fece dell’Urss una potenza industriale. La statua di Stalin sulla piazza di Gori è gigantesca... Nel 1923, Stalin e Lenin accordarono l’autonomia alle minoranze della Georgia, specie osseti e abkazi. Dovevano appoggiarsi alle minoranze per spezzare il nazionalismo georgiano, già nemico dell’Impero zarista. Nel 1992, dopo uno scontro armato coi georgiani, osseti e abkazi riebbero di fatto lo statuto autonomo perso dopo il crollo dell’Urss. E i russi hanno tutelato queste minoranze. S’era trovato un compromesso, come testimonia l’oppositrice democratica del presidente Saakashvili, la franco-georgiana Salomé Zaurabisvili, ministro degli Esteri della Georgia, destituita nel 2005; per lei, il regime di Saakashvili, scaturito da una rivoluzione d’ispirazione democratica, democratico non è più, perché limita la libertà di stampa e si fonda su nazionalismo e autoritarismo. Il nodo della nuova situazione internazionale è in realtà la Russia nei rapporti con Europa e Stati Uniti, insomma con l’Occidente. Domanda brutale: che fare con la Russia? Il periodo dal 1917 in poi, proseguito con la Guerra fredda fino al 1989, ha segnato la permanenza di questo plurisecolare problema geopolitico. La Russia è Occidente o Asia?
I russi sono soci o rivali? Interesse degli occidentali è respingerli, indebolirli o arrivare a un’intesa? È evidente che, dalla fine dell’Urss, gli Stati Uniti - trascinando gli europei, più prudenti - vogliono impedire che la Russia torni grande potenza internazionale. Washington ha voluto stravincere la Guerra fredda. Le basi militari americane - oggi anche lo scudo antimissile - circondano da vicino la Russia. Gli Stati Uniti hanno sostenuto, per non dir suscitato, «rivoluzioni» democratiche in Georgia, Ucraina, ecc. E hanno goduto dell’appoggio dei popoli - georgiani, baltici, ucraini, polacchi - che erano stati colonizzati dai sovietici. Culmine dell’offensiva è stato disgregare la Jugoslavia, coi bombardamenti aerei su Belgrado, per finire con l’indipendenza del Kosovo.Ogni volta la Russia è stata messa davanti al fatto compiuto, umiliata, cacciata indietro in nome dei «diritti dell'uomo»... ben poco invocati quando, come accade ora, la Turchia bombarda i curdi in Irak e agisce con l’esercito nel «Kurdistan». Ma oggi la Russia ha potenti risorse - materie prime, gas e petrolio - e non retrocede più. E poi è stato il presidente Saakashvili a intervenire militarmente nell’Ossezia del sud, rompendo il precario compromesso. Si notino le somiglianze fra vecchia e nuova situazione internazionale. La Guerra fredda è tramontata: poste ideologiche in gioco non ce ne sono più. I russi non vogliono imporre un modello sociale e politico. Vogliono controllare una sfera d’influenza e difendere gli interessi nazionali. Europa e Stati Uniti invocano i diritti dell’uomo, ma anche i loro scopi sono meno ideologici che geopolitici. Il grosso rischio è che - a margine dei grandi insiemi (Europa, Stati Uniti, Russia, Cina, ecc.) - qualche potenza minore forzi la mano ai protettori. Nel 1914 fu il ruolo dei serbi, che trascinarono le grandi alleanze nella guerra generale. Sarajevo = Tbilisi? Chi vuol pensare il XXI secolo, analizzi il XIX, più che il XX. Nella partita a scacchi della politica internazionale, l’ideologia non è più la «regina», ma un pedone qualsiasi. E spesso una pura chimera.
A conclusione di questa mia analisi, per rendere ancora più chiaro il concetto, mi domando perché le nostre democrazie non hanno mosso un dito quando la Georgia ha bombardato i civili inermi di Tskhinvali nell'Ossezia del sud proprio mentre iniziava l'Olimpiade e poi tutti se la sono presa con la Russia per averli difesi? Da quel che vedo e so, gli osseti si sono rifugiati in Russia e non certo nella Georgia che li ha bombardati e che voleva sterminarli. Io non ci trovo nulla di strano che quelle popolazioni (Ossezia e Abkhazia) non vogliano più stare nella Georgia che gli ha prima rifiutato lo status di regioni autonome e poi li ha (democraticamente) bombardati. Bene sta facendo la Russia ad accettarne l'indipendenza e l'Europa dovrebbe pensare un po' più alla democrazia che non alle paure americane e al desiderio di Bush di mantenere lo stato di confusione che giova solo a lui e al suo partito. E poi la guerra è finita da 60 anni. Non ha più senso avere basi americane in Europa e nell'Europa allargata. Da una parte si dice che la Russia deve avere fiducia di noi e poi gli mettiamo missili tutto intorno. Davvero bravi.


Pietro Ciardullo

lunedì 8 settembre 2008

Video della polizia che attacca i No Dal Molin!



VERGOGNA! VERGOGNA!

Questo il caro Johnny Riotta e il suo TG1 non lo fanno vedere...

domenica 7 settembre 2008

Vicenza, carica a freddo ai No Dal Molin

Tratto da: http://www.liberazione.it/giornale_articolo.php?id_pagina=55565&pagina=7&versione=sfogliabile&zoom=no&id_articolo=398522

Eugenia Romanelli

Salvati dai vicini. Le forze dell'ordine armate di manganelli (esagonali) e caschi hanno caricato a freddo il centinaio di manifestanti pacifici del Presidio permenente Dal Molin che, come pattuito con la questura il giorno prima, stavano installando una simbolica torretta di avvistamento fuori dell'aeroporto a Caldognio. Due signori che abitano lì vicino hanno visto la ferocia ingiustificata di carabinieri, polizia e guardia di finanza e hanno aperto le porte della loro casa per salvare le persone, uomini e donne, che venivano aggredite senza motivo.
«Non riesco a capire che cosa abbia scatenato il macello - racconta Cinzia Bottene, consigliere comunale a Vicenza e membro del Presidio - venerdì avevamo passato tre ore in questura per concordare fin nei minimi dettagli la nostra azione, ossia l'erezione di una torretta di avvistamento simbolica per poter monitorare che cosa sta accadendo dentro l'area dell'aereoporto. Abbiamo cominciato a tirare su questi quattro tubi incrociati, una struttura veramente poco invasiva, quasi inconsistente, quando di colpo è partita una carica delle forze dell'ordine. Una brutalità incredibile, botte vere, con i manganelli esagonali, quelli che possono aprirti la testa. Subito sono arrivate le ambulanze per portare via cinque di noi, feriti. A quel punto ci siamo atterriti e ci siamo seduti per terra immobili. La polizia si è messa a contatto con noi, stringendoci provocatoriamente. Per una lunga ora». E' stata proprio Bottene a prendere in pungno la situazione: «Ho chiesto a uno dei vicequestori che cosa stava succedendo e perchè quella carica, visto che avevamo rispettato tutti gli accordi del giorno prima, fin nel dettaglio, addirittura calcolando il metro esatto dove ci era stata data la possibilità di installare la torretta. Lui era imbarazzato. Gli ho proposto di spostare gli uomini di cinque metri e in cambio noi non saremmo avanzati di un centimetro. Mentre stavo aspettando la risposta, una seconda carica, questa volta ancora più violenta della prima, che ci ha imbottigliati, chiusi a panino: davanti la polizia e la guardia di finanza e dietro i carabinieri». I colpi sono stati tanti e molto violenti: «C'erano donne trascinate dai capelli sull'asfalto per metri e metri - raccontano altri - mentre stavano semplicemente sedute, c'erano poliziotti che gridavano "ora ti apro la testa" , persone bastonate da tre, quattro guardie contemporaneamente». Alcuni signori che abitano lì hanno visto quanto stava accadendo da dietro la siepe del loro giardino e hanno deciso di aprire le porte di casa per salvare almeno qualcuno da quella violenza brutale: «Se non ci fossero stati loro - dice Bottene - credo si sarebbe trasformato in un massacro. La polizia non poteva più raggiungerci perchè eravamo in territorio privato ma cercava di colpirci attraverso le siepi». Solo dopo un'ora le forze dell'ordine hanno acconsentito di allontanarsi e di lasciare andare via i rifugiati». Una quindicina di manifestanti sono finiti all'ospedale, fra loro anche una ragazza disabile. Alcuni manifestanti sono stati fermati, altri sono davanti alla questura per solidarietà, altri ancora sono scappati.
E' dal 16 gennaio 2007, giorno in cui Prodi da Bucarest dette il via alla base dove gli americani stanno facendo una serie di misteriosi interventi (ufficialmente la bonifica di ordigni inesplosi), che il Presidio permanente ha messo le tende. «Hanno fermato sei persone - racconta Ezio Lovato, segretario provinciale di Rifondazione Comunista - sono stato in questura per capire che cosa è successo». Alla fine i sei sono stati rilasciati, ma è stato difficile anche farli parlare con gli avvocati. In questi giorni c'era una festa con bancarelle, bazar, gastronomia, concerti, e conferenze proprio tra le tende del presidio: «Anche se il presidio comprende tante variazioni - continua Lovato - tra militanti cattolici, di sinistra, del sindacato, i disobbedienti del nord etc, etc non credo che questo casino sia successo per le provocazioni di alcuni gruppi più estremi».
Sembrerebbe una strategia del massacro pensata a tavolino: «Sembra un ordine venuto da Roma - dice Bottene - i vicequestori avevano difficoltà a eseguire quegli ordini...».

giovedì 4 settembre 2008

MOBILITIAMOCI!

da: http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/3022/314/

APPUNTAMENTO UNITARIO PER LA SINISTRA
STIAMO LAVORANDO AD UNA MOBILITAZIONE UNITARIA DELLA SINISTRA, NON FAREMO GLI OSPITI ALLA MANIFESTAZIONE DEL PD


Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario del Prc

Per sconfiggere Berlusconi e le politiche confindustriali è necessario costruire nel paese una opposizione di sinistra, che sappia cioè opporsi chiaramente alle politiche governative e prospettare una alternativa. La forza della destra infatti si nutre delle ambiguità di un Partito Democratico, molto confindustriale ed incapace di fare una opposizione chiara e di prospettare una alternativa al Berlusconismo.

Per questo non saremo ospiti alla manifestazione del partito Democratico il 25 ottobre, ma stiamo lavorando alla costruzione, dal basso, di un appuntamento unitario della sinistra.

La lotta al carovita, alla precarietà, alle grandi opere, alle privatizzazioni dei servizi pubblici, alle politiche securitarie, così come la difesa dei contratti nazionali di lavoro, della scuola pubblica, dell'indipendenza della magistratura e della laicità dello stato sono i punti qualificanti della nostra proposta.

Roma, 4 Settembre 2008

Ufficio stampa Prc

mercoledì 3 settembre 2008

A PROPOSITO DEI RAPPORTI TRA IL PRC E LE FARC

Tratto da: http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/3016/314/

A PROPOSITO DEI RAPPORTI TRA IL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA ITALIANO E LE FORZE ARMATE RIVOLUZIONARIE DELLA COLOMBIA-ESERCITO DEL POPOLO DELLA COLOMBIA

1) IL PRC-SE è da sempre impegnato per la soluzione dei conflitti in diverse aree del mondo. Così è stato ed è in Iraq, Afghanistan, Palestina, Kurdistan, Messico, ed in Colombia.
2) La Colombia vive da decenni un sanguinoso conflitto sociale ed armato che ha provocato migliaia di vittime e quasi 4 milioni di sfollati, lacerandone il tessuto democratico. La Colombia ha il triste record mondiale di sindacalisti assassinati a causa della loro attività politico-sindacale. Già nel 1985, in seguito ad accordi di pace con l’allora governo colombiano, le FARC-EP ed altre forze della sinistra diedero vita ad un partito politico, l’Union Patriotica. Negli anni seguenti circa 5000 dei suoi membri sono stati assassinati, tra cui candidati presidenziali, deputati, senatori, sindaci, consiglieri comunali, dirigenti di organizzazioni sindacali, contadine, etc. Da allora, come testimoniato da decine di organizzazioni per i diritti umani (tra cui l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani), non si è mai fermato lo stillicidio di omicidi di oppositori politici. Lo Stato colombiano è stato più volte condannato dalla Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH) della Organizzazione degli Stati Americani (OSA) per azione o omissione in molti episodi di massacri realizzati dagli squadroni della morte paramilitari, spesso in collaborazione con le Forze Armate colombiane.
L’ultimo tragico caso è di qualche giorno fa, quando un capitano dell’esercito ha confessato ai giudici di essere l’autore insieme ai paramilitari della zona di Urabà della strage avvenuta qualche anno fa nella Comunità di Pace di San Josè de Apartadò. Questa strage ha provocato, tra le altre atrocità, l’omicidio con la gola tagliata di due bambini di 5 e 2 anni.
3) IL PRC-SE ha avuto rapporti politici con le FARC-EP prima, durante e dopo il negoziato tra il governo Pastrana e l’organizzazione guerrigliera. Il nostro obiettivo è sempre stato quello della ripresa del negoziato di pace, per una soluzione politico-diplomatica al conflitto.
4) Nel 1997, prima che iniziassero i negoziati, una delegazione delle FARC-EP venne in Italia e si incontrò con alcuni diplomatici della Farnesina per far conoscere al governo italiano le intenzioni delle FARC-EP circa un eventuale processo di pace. Quell’incontro tra il governo italiano e i portavoce delle FARC-EP portò alla liberazione unilaterale di un italiano che si trovava nelle mani della guerriglia colombiana.
5) In quella ed altre occasioni le FARC-EP hanno incontrato inoltre tutti i capigruppo nelle Commissioni Estere di Camera e Senato delle forze politiche italiane di allora (Alleanza Nazionale, Lega, Forza Italia, Partito Popolare, Democratici di Sinistra, Verdi),l’ex-responsabile della agenzia ONU contro il Crimine e le Droghe (UNODC) per il controllo delle droghe, Pino Arlacchi, la Comunità di S. Egidio, organi di stampa ed altri.
6) Anche grazie al lavoro politico-diplomatico del PRC-SE, all’apertura del processo di pace (7-1-1999, fino al 20-2-2002), il governo italiano ha fatto parte del Gruppo dei Paesi amici del negoziato attraverso il suo ambasciatore in Colombia. In quel periodo fu stabilito che il contatto tra il governo italiano e le FARC-EP sarebbe avvenuto in un Paese terzo.
7) Delle gestioni politico-diplomatiche sono stati sempre informati, con la massima trasparenza e alla luce del sole, i Sottosegretari agli Esteri con delega all’America Latina dei diversi governi di centrodestra e centrosinistra che si sono succeduti (Franco Danieli, Mario Baccini, Donato Di Santo), ed i Presidenti della Camera (Luciano Violante, Pierferdinando Casini, Fausto Bertinotti).
8) Durante il negoziato, le commissioni di pace congiunte (governo e FARC-EP) realizzarono un tour in Europa per conoscere da vicino i sistemi politici europei. In quell’occasione vennero anche in Italia dove furono ricevuti, tra gli altri, da alte autorità del governo e del Parlamento italiano (commissione esteri e presidente della Camera), dalla Segreteria di Stato del Vaticano, dall’Istituto Italo-latinoamericano, da settori imprenditoriali. Della Commissione governativa faceva parte anche l’attuale Ministro degli Interni colombiano, Sig. Fabio Valencia Cosio.
9) Durante il negoziato in Colombia, nella regione del Caguàn hanno fatto visita alle FARC-EP decine di interlocutori colombiani ed internazionali, a cominciare dal Direttore della Borsa di New York, Grasso, passando per una buona parte del corpo diplomatico accreditato in Colombia, fino alla regina della Giordania.
10) Nello stesso periodo (maggio 2000) una missione ufficiale italiana della Commissione Esteri della Camera si è recata in Colombia dove ha incontrato sia i rappresentanti governativi che quelli delle FARC-EP.
11) Dopo l’11 settembre 2001, su pressioni statunitensi, la Unione Europea decide di mettere le forze guerrigliere colombiane (FARC-EP ed ELN) nella lista antiterrorista stilata per l’occasione. Il PRC-SE ha sempre criticato questa misura in quanto allontana la prospettiva di un dialogo per una soluzione politica del conflitto armato. Con questa decisione l’Unione Europea ha rinunciato ad avere un ruolo politico nella soluzione del conflitto colombiano. Le FARC-EP non sono un’organizzazione terrorista, ma, come ebbe a dire l’ex-presidente colombiano Andres Pastrana, una organizzazione politico-militare.
12) Il PRC-SE ribadisce la sua condanna per i sequestri di civili, e si è adoperato negli anni perché si arrivasse ad uno scambio umanitario di prigionieri tra la guerriglia e lo Stato colombiano, o ad una liberazione unilaterale dei prigionieri, come misura per favorire il dialogo tra le parti, come si può facilmente verificare dagli atti del parlamento italiano e di quello europeo.
13) Dirigenti del PRC-SE e suoi deputati italiani ed europei hanno incontrato in diverse occasioni i familiari degli ostaggi e dei prigionieri di guerra in mano alle FARC-EP (tra gli altri la famiglia di Ingrid Betancourt, la famiglia Moncayo, etc), così come i familiari dei guerriglieri e dei prigionieri politici che si trovano nelle carceri dello Stato colombiano.
14) In questi ultimi anni i governi di Francia, Spagna, Svizzera, Vaticano oltre alla Croce Rossa Internazionale hanno mantenuto rapporti costanti con le FARC-EP per arrivare a concretizzare uno scambio di prigionieri.
15) Lo scorso 1° marzo 2008, violando la legislazione internazionale e provocando la rottura dei rapporti diplomatici con l’Ecuador, con un bombardamento in territorio ecuadoregno il governo colombiano ha assassinato Raul Reyes, comandante delle FARC-EP e loro responsabile esteri, insieme ad altre 23 persone di cui alcune di nazionalità messicana ed ecuadoregna. In quell’occasione il governo colombiano sostiene di aver trovato diversi computer di Reyes con molte informazioni sui loro rapporti internazionali. Questo è stato il pretesto per attaccare dapprima i governi del Venezuela, Ecuador, Brasile, poi quello Svizzero, e tutti coloro che a vario titolo sono stati impegnati per la ripresa del dialogo di pace sia in Colombia che in Europa.

16) Il PRC-SE fa appello a tutti i sinceri democratici perché si mantenga alta la vigilanza e la mobilitazione su ciò che avviene in Colombia e conferma di voler lavorare per una ripresa del processo di pace, per lo scambio umanitario dei prigionieri, per una soluzione politico-negoziata di un conflitto armato che insanguina la Colombia da troppi anni.

Roma 1-9-2008

Dipartimento Esteri
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea


In basso, da sx a destra. Il comandante Raul Reyes, resp. esteri delle Farc, Simon Trinidad (attualmente in prigione negli Usa) comandante delle Farc e Victor G. Ricardo, Commissario di pace per il governo colombiano, e responsabile del negoziato con la guerriglia, entrando in Vaticano durante la visita congiunta a Roma




martedì 2 settembre 2008

La risposta di Ramon Mantovani

Da: http://ramonmantovani.wordpress.com/


Ci risiamo! Per l’ennesima volta la piccola politica provinciale del piccolo giornalismo italiano si scatena in una piccola operazione di disiniformazione.

Non è questa la sede per proporre una lunga e articolata analisi della situazione colombiana e di quella della regione, visto che USA e Uribe tengono, con ogni evidenza, aperta la guerra in Colombia per destabilizzare l’aera geopolitica nella quale sono cresciute le esperienze dei governi ostili alla globalizzazione e agli USA.

Mi limito a chiarire alcune cose e a formulare considerazioni su come questa vicenda è stata trattata in Italia.

Che il PRC abbia da moltissimo tempo rapporti politici con le FARC lo sanno anche i sassi. Non ci torno.

Che noi fossimo, come siamo anche oggi, fermamente convinti che in Colombia sia necessario un processo di pace lo sanno anche i sassi.

Che noi siamo stati, e siamo, contrari alla immissione delle FARC (e del PKK, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e dei Mujahedin del popolo iraniani) nella lista delle organizzazioni terroristiche lo sanno anche i sassi, visto che abbiamo presentato numerosi atti parlamentari e che l’abbiamo detto in innumerevoli articoli, interviste e trasmissioni televisive.

Che noi, dopo la chiusura del processo di pace e dopo l’immissione delle FARC sulla lista dei terroristi dell’Unione Europea, abbiamo mantenuto contatti con loro lo sapevano i sottosegretari agli esteri del governo Berlusconi e del governo Prodi oltre che i Presidenti della Camera dei Deputati, come Pierferdinando Casini ha recentemente e correttamente testimoniato.

Che noi consideriamo disumana la pratica dei sequestri e che la inquadriamo, però, in una guerra altrettanto disumana alla quale bisognerebbe mettere fine con una trattativa di pace invece che con un’acutizzazione del conflitto lo sanno anche i sassi.

Eppure basta un “dossier del governo colombiano” pubblicato su Repubblica in due puntate per scatenare la solita tempesta nel bicchier d’acqua: “scandalo! esponenti di rifondazione hanno mantenuto contatti con le FARC”. E via con richieste di interviste e dichiarazioni(tutte concesse tranne quella mai richiesta e che, secondo Omero Ciai, avrei rifiutato). E avanti con dichiarazioni di questo o quell’altro esponente della maggioranza di governo. E avanti con considerazioni pensose di commentatori politici televisivi o della carta stampata.

Ma di quale dossier stiamo parlando? E’ un dossier governativo? Governativo in che senso?

A leggere la stampa italiana sembra si tratti di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Io non so di cosa si tratta di preciso, visto che non l’ho letto, che non l’ho mai visto e che nessuno l’ha pubblicato.

Credo, però, di poter dire che si tratta banalmente di una velina dei servizi colombiani e degli organismi governativi che gestiscono i contenuti dei computer di Raul Reyes.

C’è un atto ufficiale del governo colombiano? Non so, non credo. Lo dico perchè all’inizio di agosto, alla prima puntata di questa ridicola vicenda, dopo aver “svelato” in una conferenza stampa che i due supporter italiani delle FARC che agivano con i fantasiosi nomi di battaglia di Ramon e Consolo eravamo io e Marco Consolo, fummo, Marco ed io, intervistati in diretta telefonica da una TV colombiana. E nel corso dell’intervista, a seguito della mia dichiarazione che in Colombia molti esponenti istituzionali e di governo, a cominciare dall’attuale ministro degli interni colombiano, sapevano dei nostri rapporti con le FARC, il conduttore chiamò in diretta Valencia Cossio (il ministro degli interni e di giustizia del governo Uribe) il quale mi salutò cordialmente, confermò tutti i nostri incontri all’epoca del processo di pace, quando lui era Presidente del Senato e membro della delegazione governativa al tavolo del negoziato con le FARC e all’epoca, successiva alla fine del processo di pace, quando lui era Ambasciatore colombiano in Italia. Il conduttore della trasmissione gli chiese allora come mai non avesse detto nulla a proposito del famoso dossier governativo e lui rispose che non aveva visto e non sapeva nulla di questo dossier.

Ma guarda! Il Ministro degli interni del governo Uribe non sa nulla del dossier e conferma di conoscerci benissimo, ma questa notizia in Italia non la pubblica nessuno.

Così ho pensato che tutto si era risolto in una bolla di sapone, nella solita bolla di sapone.

E invece no! Ecco che nel giorno dell’arrivo in Italia di Ingrid Betancourt escono, sempre a firma di Omero Ciai, anticipazioni dal famoso dossier.

Vista la brutta figura delle prime anticipazioni l’articolo di Ciai sembra una risposta alla nostra precisa e puntuale confutazione della prima puntata. In questo seconda puntata si dice che Marco e io a un certo punto, dopo l’immissione nella lista dei terroristi delle FARC, avremmo cominciato ad usare i nomi di “Max” e “il poeta”. Questa circostanza oltre ad essere totalmente falsa è anche chiaramente illogica visto che quel Ramon e quel Consolo erano usati da Raul Reyes molto tempo dopo la lista dei terroristi dell’Unione Europea.

Poi, visto che i nostri rapporti politici con le FARC si sono dimostrati pubblici e conosciuti dalle autorità italiane, ecco che saltano fuori “prove” di una collaborazione che andava ben al di là dei rapporti politici. Avremmo aiutato il “rappresentante delle FARC in Europa” e raccolto fondi per finanziare le FARC (1400 euro).

Chiunque abbia seguito la vicenda del conflitto colombiano sa benissimo che le FARC, che avevano rappresentanze all’estero fino alla fine del processo di pace, da quel momento richiamarono alla lotta armata tutti i loro rappresentanti e chiarirono che con le FARC si poteva parlare solo in Colombia e che non c’era più nessun loro rappresentante in altri paesi.

E’ vero che noi abbiamo aiutato, pagando le cure mediche per una grave malattia, un compagno da noi ben conosciuto come rifugiato politico colombiano. Vorrei far notare che nel mondo ci sono centinaia se non migliaia di rifugiati politici colombiani visto che nella “Colombia democratica” i sindacalisti e gli oppositori di sinistra (non gerriglieri), parlamentari compresi, sono stati decimati negli ultimi venti anni. Parliamo di più di diecimila morti ammazzati o fatti sparire nel nulla.

Inoltre avremmo finanziato con 1400 euro un’organizzazione che ha fra i 15000 e i 20000 combattenti bene armati e che, secondo gli USA e Uribe, con il narcotraffico e i sequestri estorsivi incamera ogni anno centinaia di milioni di dollari.

Posso dire con cognizione di causa che il PRC non ha mai raccolto fondi per le FARC e che i famosi 1400 euro non esistono.

Ma vorrei anche dire che se le FARC avessero indicato un interlocutore in un qualsiasi paese del mondo e avessero chiesto aiuti vari avremmo accolto queste richieste come parte indispensabile del mantenimento di un rapporto politico.

Tutte queste cose dovrebbero essere state trattate da giornalisti che capiscono qualcosa di Colombia o che abbiano la serietà professionale di documentarsi, di informarsi. Invece, tranne qualche lodevole eccezione come quella di Guido Piccoli sul Manifesto, giornali e telegiornali trattano una vicenda come questa affidandola, guarda caso, a giornalisti di politica interna che a stento sanno dove si trova la Colombia o che immaginano che la Colombia sia un paese normale, un paese democratico dove opera un gruppo di terroristi narcotrafficanti del tutto estraneo a quella realtà. Non sanno che il conflitto colombiano dura da più di 40 anni. Non sanno che ci sono stati diversi processi di pace che dopo la firma si sono risolti con l’uccisione sistematica di tutti quelli che avevano deposto le armi. Non sanno che gli oppositori politici e i sindacalisti sono stati sterminati e continuano ad essere sterminati. Non sanno che Uribe è stato il sindaco di Medellin al tempo del cartello di Escobar e che in seguito ha continuato la sua brillante carriera come responsabile dell’aviazione civile e che in tale veste ha autorizzato ufficialmente decine di piste di atterraggio in tutti i territori dove si produceva la foglia di coca. Non sanno che attualmente ci sono decine di parlamentari o arrestati o incriminati per le loro connessioni con il narcotraffico. Non sanno che Uribe ha solo qualche giorno fa inusitatamente dichiarato che sarà molto difficile che riescano a trascinarlo davanti al tribunale internazionale dell’Aja. Non sanno che il Presidente Pastrana aveva dichiarato ufficialmente le FARC formazione politico militare e le AUC (i paramilitari) narcotrafficanti e criminali. Che con le FARC aveva intavolato una trattativa di pace e che con le AUC si era rifiutato di farlo. Non sanno che Uribe ha fatto semplicemente l’esatto contrario. Sapranno tutto delle beghe interne di questo o quel partito italiano o delle ultimissime dichiarazioni di questo o quel politico italiano ma di cosa siano le FARC o la Colombia non sanno nulla di nulla. E ciò nonostante tentano, purtroppo riuscendoci quasi sempre, di far entrare la Colombia o altre vicende come questa nel frullatore della politichetta provinciale italiana facendola passare dall’imbuto della visione ristretta del mondo dei loro direttori.

Pazienza.

Noi continueremo, come sempre abbiamo fatto, ad essere attivi per i processi di pace e a non usare due pesi e due misure quando si tratta di diritti umani. E soprattutto cercheremo di continuare ad essere persone serie e a non diventare mai come loro.

ramon mantovani

TG1 Vergognoso!

Che il TG1 di Gianni Riotta sia tutto tranne che una buona fonte di informazione, lo si sapeva. Ma l'edizione delle 20 di ieri sera è stato il manifesto della faziosità.

I primi dieci minuti sono stati tutti dedicati alla crisi Caucasica, e, come eravamo stati abituati nelle precedenti settimane, il punto di vista dei servizi è stato totalmente filogeorgiano. Sono andati in onda quindi i moniti dell'occidente "buono" contro i russi "cattivi", le ormai consuete chiacchiere della nuova superstar Saakashvili (colui che anche dall'OCSE è stato identificato come il vero artefice della guerra), le interviste alla donne georgiane che accusano i russi di avergli ucciso i mariti e i figli.

Dopo questi dieci minuti di immonda spazzatura e un altro servizio che ha fatto un po' po' di pubblicità alla festa democratica del PD, è andata in onda l'intervista alla Betancourt, giunta in Italia per incontrare il Papa. Delle domande che gli sono state poste dalla Ferrario, vorrei sottolinearne due:

Secondo il governo colombiano rifondazione comunista ha sempre avuto rapporti con le Farc anche durante la sua prigionia. Che cosa ha provato quando l’ha saputo?
Le Farc devono decidere dove stare. Vogliono essere terroristi e continuare a sequestrare persone minacciare e portare sofferenza ai civili? O vogliono essere delle persone in grado di dialogare, ascoltare rispettare…allora devono capire che è necessario cambiare,perché oggi c’è uno spazio in Colombia dove possono combattere per i loro valori ma sotto l’ombrello della democrazia. Tutto il mondo li aiuterà se scelgono la pace.

Pensa sia giusto che un partito italiano tenga relazioni con le Farc?
Credo che le farc non debbano essere lasciate sole nella loro follia. È bene che sentano gente da fuori desiderosa di aiutarli,ma per farli entrare in un nuovo modo di agire. Rifondazione comunista partecipa alle elezioni in Italia e se non vince lo accetta. Questo è un buon esempio.


Dopo che l'altro organo ufficioso del PD, la Repubblica, si era lanciata nella campagna mediatica contro Rifondazione Comunista, poteva il buon Johnny Riotta non accodarsi? Certo che no! Per fortuna che le risposte della Betancourt sono sembrate essere molto equilibrate e certamente non ingiuriose nei confronti del PRC. Ma l'italiano medio e distratto, che idea può farsi di questa storia? "L'ha detto Repubblica, l'ha detto il TG1, allora è vero".

Peccato che ne Repubblica ne il TG1 abbiano ancora speso due parole sulla risposta dei dirigenti di Rifondazione tirati in causa, Consolo e Mantovani, o su quelle dell'insospettabile Pierferdinando Casini, che ha da tempo confermato che del rapporto PRC-FARC erano al corrente tutte le principali istituzioni italiane...


Luciano



lunedì 1 settembre 2008

Ancora sulla stampa dopata contro Rifondazione e il suo rapporto con le FARC

Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/2008/09/farc-stampa-e-colombia/

Un’altro caso di informazione superficiale. Con prove insufficienti, senza approfondimento e con una buona dose di scandalismo si diffondono notizie di ogni tipo. Questa volta tocca a Rifondazione comunista.

Se non fosse per il fatto che è stato pubblicato su uno dei più diffusi quotidiani nazionali, con addirittura un ‘richiamo’ in prima pagina, l’articolo comparso su ‘La Repubblica’ e relativo ai presunti rapporti tra dirigenti di Rifondazione e i guerriglieri delle Farc, Forze armate rivoluzionarie colombiane, avrebbe il sapore di uno scherzo. Invece non è una burla e il fatto ha assunto i contorni di un piccolo caso politico. Con tanto di reazioni, smentite e annunciate interrogazioni parlamentari per chiedere spiegazioni.

In un lungo articolo, intitolato “Così Rifondazione aiutò i rapitori della Betancourt”, argomento poi scomparso nel testo, il giornalista racconta dell’importante ruolo che il partito di sinistra, adesso fuori dal Parlamento, ma al governo all’epoca dei fatti narrati, avrebbe avuto nel sostenere le Farc. “Emergono appoggi espliciti, raccolta di fondi e scambio di informazioni. Un rappresentante in Europa dell’organizzazione “ricoverato in Svizzera a spese del partito”, scrive ancora il giornale, citando un fantomatico “Dossier del governo colombiano sui rapporti Prc-Farc”.

Tuttavia, non vengono fornite prove e non si spiegano le modalità attraverso le quali ‘la Repubblica’ sarebbe venuta in possesso dell’informazione. Il quotidiano scrive solo che alcune e-mail inchioderebbero il partito, insieme ed altri non meglio precisati “documenti”. Il tutto rinvenuto “nei computer di Raul Reyes, il numero due della guerriglia ucciso il primo marzo”.

Prima di entrare nel merito delle accuse mosse a Rifondazione, è bene aggiungere alcuni elementi omessi dal quotidiano romano.

Il computer in questione è diventato, da alcuni mesi a questa parte, una vero e proprio “pozzo di San Patrizio”, dal quale il governo colombiano continua a tirar fuori innumerevoli ‘prove’, utili per ‘smascherare’ esponenti politici locali e internazionali scomodi. Il cilindro magico digitale appartenuto a Raul Reyes fu recuperato, narra la leggenda, durante una poco chiara operazione militare dei servizi segreti americani in territorio ecuadoriano, che per poco non fece scoppiare una guerra tra Ecuador, Venezuela e Colombia.

L’esecutivo di Bogotà ha attaccato, grazie ai documenti trovati nel pc, il presidente venezuelano Hugo Chavez, il suo omologo ecuadoriano Rafael Correa, la senatrice colombiana Piedad Cordoba (fiera oppositrice del governo e convinta sostenitrice del dialogo con la guerriglia per mettere fine ad un conflitto terribile), il governo del Brasile, Jean-Pierre Gontard, diplomatico svizzero adoperatosi come mediatore per la liberazione degli ostaggi delle Farc. In tutti questi casi a mettere con le spalle al muro i ‘collusi con la ribellione’ sarebbero state fantomatiche “e-mail contenute nel computer di Reyes” che, almeno a giudicare da quanto va emergendo, probabilmente passava le sue giornate a corrispondere via Internet con i quattro angoli del pianeta, piuttosto che a guidare una forza militare di 15-20mila uomini, da almeno 20 anni in grado di controllare quasi la metà del territorio colombiano.

La Repubblica ricorda che “l’Interpol…attesta l’autenticità dei 37.872 documenti e dei 983 archivi criptati contenuti in essi”, senza aggiungere però il parere di numerosi esperti e di almeno due governi, che hanno contestato la validità del presunto computer di Reyes. Il ministro degli Esteri ecuadoriano ha affermato: “Non è stata garantita la catena della custodia del materiale informatico esaminato” e per questo tutti i documenti “hanno perduto ogni validità giuridica e morale”.

Anton Thalmann, vice segretario di stato Svizzero agli Esteri, non sospettabile di simpatie per guerriglia e guerriglieri, ha annunciato “un’iniziativa diplomatica verso Bogotá per esigere che cessino i ripetuti attacchi a Gontard”, contestando l’esistenza stessa dei materiali incriminanti. In Italia invece si chiede di ‘indagare’.

Nell’articolo c’è un ‘divertente’ passaggio: “Ad un certo punto Gualdron (rappresentante delle Farc in Europa, secondo il quotidiano italiano, ndr) informa di denaro raccolto per le Farc da Rifondazione e lo invia (una volta mille, un’altra volta 400 euro)”.

Mille e quattrocento euro, spediti addirittura in tempi diversi.

Le Farc sono il più grande movimento armato dell’America Latina, da decenni tengono in scacco l’esercito nazionale e quello statunitense. Dal 1990, quando morì Jacobo Arenas, vero ideologo dell’organizzazione, hanno lentamente cominciato a perdere ‘l‘anima’ politica originaria, per trasformarsi in un gruppo armato delinquenziale. Da almeno vent’anni si sono arricchite prima con la ‘tassazione’ dei narcotrafficanti che operavano nel loro territorio, poi con il noleggio delle piste di terra battuta (nelle foreste di cui hanno il controllo assoluto) e dalle quali decollano aerei carichi di cocaina. Infine, secondo alcune fonti, sarebbero entrate direttamente nel narcotraffico. Insomma, gente da anni attivamente impegnata in uno dei commerci più lucrativi del pianeta si lascierebbe ’supportare’ con la cifra astronomica di 1400 euro. Tutto è possibile, ma è limportante anche la cautela.

E allora? Il punto è l’informazione italiana, ormai quasi del tutto incapace a riconoscere una notizia. I fatti sono non raramente gonfiati, ‘dopati’ (dall’inglese ‘to dope’, ovvero drogare), spettacolarizzati.

Notiziole al limite del ridicolo sono pubblicate dando credito a chiunque, purchè si possa strillare, fare gossip, favorire una polemichetta nel piccolo orto di una politica nazionale ai minimi storici.

Il punto non è quello di difendere i dirigenti di Rifondazione, possono farlo da soli, ma di essere realisti ed obiettivi. Il segretario, del Prc, Paolo Ferrero, sulla vicenda e senza fraintendimenti ha dichiarato: “Abbiamo sempre lavorato perché il processo di pace in Colombia riprendesse”.

Nella sinistra italiana accade sovente che per la politica internazionale (e non solo) si prendano posizioni con dosi elevate di ignoranza storica, accompagnate da un contorno abbondante ‘ideologismo’. Non è possibile negare che la ‘gauche’ del Bel Paese, in alcune sue componenti, scambi le Farc come ‘rivoluzionari’ romantici, senza sapere che invece sono un gruppo armato di ex-guerriglieri, ormai tagliagola allo sbando, rapitori e forse narcotrafficanti. Ma da questo a pensare che il Prc possa essere colluso con l’organizzazione colombiana e sulla base di un ‘finanziamento’ di mille e quattrocento euro ce ne corre.

Si dimenticano, invece, le operazioni “Decollo” e “Stupor Mundis”, condotte nel 2004 e 2007 dalle nostre forze di polizia, grazie alle quali sono stati dimostrati (senza ombra di dubbio o di interpretazione ideologica) gli stretti legami tra i cartelli della droga colombiani e le ‘ndrine’ (le famiglie della N’drangheta) calabresi.

Per non parlare poi di Salvatore Mancuso, capo delle famigerate Autodefensas unidas de Colmbia (Auc), unità paramilitari di destra, vicine all’attuale governo colombiano, considerate dalle Nazioni Unite tra i principali responsabili delle violazioni dei diritti umani nel paese sudamericano.

Mancuso continua a tutt’oggi ad avere passaporto italiano. Nato il 17 agosto del 1964 a Montera, nel nord della Colombia, da padre italiano originario di Sapri, il criminale è ricercato dalla procura di Catanzaro proprio nell’ambito dell’inchiesta seguita all’operazione “decollo”. Ma come ha ricordato il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso il 19 giugno 2007, in audizione di fronte alla Commissione Antimafia della Camera dei Deputati: “Mancuso si trova agli arresti domiciliari, a quanto pare dorati”.

Dei rapporti tra Italia e Colombia e del motivo per il quale non si riesce a far arrivare il ‘detenuto’ Mancuso nel nostro Paese per esser processato non si scrive. Ma questa è un altra storia.