martedì 29 luglio 2008

Il PRC alle prese con la nuova maggioranza

Oltre al caso Calabria, Paolo Ferrero deve cominciare a pensare a come gestire le tante compoenti, interne alla nuova maggioranza.

Tralasciando le facili ironie sui trotskisti, la mozione numero 4 è molto meno “estrema” e “ingestibile” di quanto si pensi. I problemi veri per Ferrero potrebbero invece venire dalla mozione 3, la quale sembra essere irremovibile dal voler il risanamento della scissione con i Comunisti Italiani. Se davvero questo risanamento avvenisse, ad una maggioranza già estremamente eterogenea, si andrebbero ad aggiungere le beghe interne tra Oliviero Diliberto e Marco Rizzo, la loro vacuità di argomenti (escluso l’antiberlusconismo che è sempre stato il loro cavallo di battaglia), il loro gioco a “chi è più puro, chi è il più duro, chi è più comunista”. Inoltre Fosco Giannini, esponente de l'Ernesto e della mozione 3, continua a ribadire che la priorità del PRC deve essere quella di riaggregare tutte le forze comuniste, riferendosi quindi non solo al PdCI, ma anche «a Ferrando, a Sinistra Critica e tutte le forze comuniste che potrebbero formarsi da qui alle europee.

Tale posizione non è condivisa dal resto della nuova maggioranza di Rifondazione. Il segretario Paolo Ferrero, ieri sera a Primo Piano su Raitre, ha detto che l’unione dei comunisti non è fondamentale, soprattutto per il fatto che così si andrebbe a riproporre al contrario la fallimentare esperienza costitutiva della Sinistra Arcobaleno. Sulle stesse posizioni si trovano Claudio Grassi (moz. 1) e Claudio Bellotti (moz. 4) che non vogliono nemmeno sentir parlare di simboli e nomi compositi diversi da quelli attuali del partito. Dal canto loro, Marco Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori e Flavia D’Angeli di Sinistra Critica hanno già espresso le proprie aspre diffidenze sull’esito del congresso di Rifondazione, quindi il discorso di Giannini è un po’ campato in aria (se si esclude il fatto che Diliberto sarebbe prontissimo a firmare subito e ad occhi chiusi l’alleanza col PRC, sfruttando così strumentalmente la sconfitta elettorale di Aprile per salvare invece quel suo partito, i Comunisti Italiani, che per come era nato ormai non ha più alcun senso di esistere).

Tra l’altro per la cronaca, come il nostro blog aveva annunciato già durante il congresso, la mozione 3 è divisa tra le posizioni di Giannini e quelle di Gianluigi Pegolo, il quale anche oggi dalle pagine di Liberazione (link), continua a parlare maggiormente della svolta a sinistra e del ruolo sociale del PRC, che non dell’unità comunista.


Luciano

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