Tra il 9 e il 13 novembre 2001, si tenne a Doha la quarta Conferenza Ministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, quella che comunemente viene chiamata World Trade Organization (WTO). In quella occasione iniziarono la serie di negoziati detti Doha Round.
Ieri, 29 luglio 2008, dopo sette anni questi negoziati si sono chiusi: con un nulla di fatto.
L’OMC o WTO è l’organizzazione più pomposa e nello stesso tempo inutile che sia stata mai concepita nell’epoca della globalizzazione capitalistica. La sua fondazione vera e propria è da fissarsi alla data del 1 gennaio 1995, ma in realtà essa altro non è che la continuazione del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, Accordo Generale su Tariffe e Commerci), che di fatto termina la propria azione alla fine dell’Uruguay Round (i cui risultati sono contenuti nell’Accordo di Marrakech, importante perché decretò un ingente tagli dei sussidi agricoli, aprì le importazioni dei settore tessile ai paesi del Sud del mondo, estese i negoziati per la prima volta anche alla proprietà intellettuale).
L’obiettivo dichiarato del WTO è quello di aprire i mercati internazionali, favorendo la globalizzazione, l’imposizione massiccia del commercio occidentale nei Paesi in via di sviluppo, il selvaggio sfruttamento della manodopera a basso costo da parte delle multinazionali.
In realtà tale organizzazione, da sempre, si è rivelata essere solo una simbolica esibizione della realizzazione di un utopistico progetto di “Governo economico mondiale”. Esclusa la parte esteriore, la manifestazione spudorata della ricchezza a discapito dei paesi del Terzo Mondo, il WTO non ha mai avuto alcuna capacità decisionale. Le prime due Conferenze Ministeriali (a Singapore e a Ginevra) hanno sin da subito evidenziato le aspre differenze di vedute tra le economie dei paesi ricchi e quelle dei paesi “meno” ricchi. Sicuramente, però, la riunione più conosciuta dall’opinione pubblica mondiale è quella che si tenne dal 30 novembre al 3 dicembre del 1999 a Seattle, la dove nacque il “Seattle People” e il movimento No Global. Per l’ennesima volta, anche grazie alla rumorosa protesta degli anti WTO, il vertice economico si risolse in un nulla di fatto.
L’episodio più ridicolo e grottesco che riguarda però l’OMC è sicuramente il sopraccitato Doha Round. Nel 2001 dopo il fallimento del vertice di Seattle, per evitare contestazioni, per la quarta Conferenza Ministeriale ci si barricò nel deserto del Qatar. Anche le dune, le oasi e i cammelli però non servirono a creare un clima di collaborazione tra ricchi e poveri e le conclusioni delle riunioni vennero rimandate. Nel 2003 a Cancùn e nel 2005 ad Hong Kong si provò nuovamente a mettere mano a documento in modo da trovarne la risoluzione, ma chi ha letto questo articolo dall’inizio avrà ormai capito quale sia stato l’esito di questi altri due vertici: nuovi fallimenti.
La questione Doha, diventata il chiaro segno dell’inutilità e del valore solo superficiale del WTO, si è finalmente chiusa ieri: India e Cina hanno rifiutato le proposte di compromesso di USA e Unione Europea a proposito dei sistemi di aumento dei dazi doganali che sarebbero dovuti andare a proteggere i piccoli agricoltori dalle eccessive importazioni estere. L’accordo messo in tavolo dal blocco occidentale era quello di aumentare i dazi su tutti quei prodotti la cui importazione dall’estero superasse il 40 % del totale. Tale percentuale è stata ritenuta troppo alta dai due giganti asiatici, i quali hanno contestato il fatto che con tali parametri si sarebbero salvaguardate pochissime aree economico-agricole, con la conseguenza che gli svantaggi di tale accordo sarebbero andati a colpire enormemente i piccoli coltivatori.
Dopo sette anni il Doha Round (come la maggior parte di tutti quelli negoziati dal WTO) è saltato. Le ong, il movimento No Global, le reti Altermondiste esultano e da oggi chiedono con ancor maggiore forza la chiusura dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Stati Uniti ed Europa cominciano finalmente a rendersi conto che il progetto di invadere il Terzo Mondo con le loro logiche economiche di sfruttamento è fallito. Senza che se ne rendessero nemmeno conto, in poco più di dieci anni un nuovo Gigante gli si è parato davanti: Cindia.
Luciano Altomare
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