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di Paolo Ferrero
Ieri lo sciopero generale dell'Università. Oggi lo sciopero generale del commercio. Sempre oggi Rifondazione Comunista torna nelle piazze italiane contro il carovita. Non è la prima volta in questo autunno; la vera novità è che non siamo più soli. L'11 ottobre siamo partiti con un atto volontaristico; ci siamo trovati in tanti; poi abbiamo organizzato la presenza in piazza il 25 ottobre contro il carovita; l'iniziativa di oggi apre la strada di un mese di mobilitazione davanti ai posti di lavoro, fino allo sciopero generale del 12 dicembre. La campagna contro il carovita deve infatti coinvolgere la nostra gente nella loro duplice figura di consumatori impoveriti e di lavoratori sfruttati. Abbiamo costruito questa campagna con poche proposte chiare, partendo dallo slogan degli studenti: noi la crisi non la paghiamo! Abbiamo chiesto aumenti dei salari e delle pensioni. Abbiamo chiesto la riduzione degli affitti e dei mutui sulla prima casa. Abbiamo proposto una politica economica in cui non un euro finisca nelle tasche dei banchieri ma invece la spesa pubblica serva a modificare radicalmente la produzione, con una sua riconversione ambientale e sociale. Rispetto e valorizzazione dell'ambiente e miglioramento delle prestazioni sociali a partire dalla generalizzazione degli ammortizzatori sociali e dalla definizione di un salario sociale per tutti coloro che in questa crisi vedono restringersi lo spazio per il lavoro, precari, lavoratori in nero o disoccupati che siano. Abbiamo quindi avanzato rivendicazioni e proposte ma abbiamo anche messo in campo una pratica sociale, di azione diretta: abbiamo distribuito tonnellate di pane ad un euro al chilo in centinaia di banchetti. Si tratta di una pratica sociale nuova per il nostro partito, che contrasta radicalmente il politicismo e per questo non tutti hanno capito. Abbiamo in questo modo spiegato in forma concreta che cosa vuol dire costruire una politica a partire dal basso, dalla condivisione dei problemi della gente; abbiamo avuto modo di discutere con la nostra gente non a partire dal dire ma dal fare. Oggi ai banchetti si distribuirà materiale con le nostre proposte, si distribuirà il pane, si raccoglieranno le firme per il referendum contro il lodo Alfano, perché la giustizia sociale si intreccia con la democrazia.
Da oggi parte una campagna di massa sui luoghi di lavoro che durerà fino allo sciopero generale del 12 dicembre. La crisi dell'economia reale sta cominciando a produrre i suoi effetti deleteri: già oggi ci sono decine di migliaia di licenziati. Dobbiamo muoverci subito per costruire un movimento di risposta a questa crisi che contrasti a fondo la logica dei sacrifici. Dalla crisi non si esce con i sacrifici ma con la redistribuzione del reddito dall'alto verso il basso. Per questo chiediamo aumenti salariali, la generalizzazione degli ammortizzatori sociali, il salario sociale per i disoccupati. Dobbiamo costruire, in relazione con la Cgil e il sindacalismo di base, un sano conflitto di classe che renda impossibile la guerra tra i poveri. Al conflitto orizzontale dobbiamo sostituire un conflitto verticale: del basso contro l'alto.
Dobbiamo altresì lavorare per l'intreccio, l'unificazione tra il movimento degli studenti e il movimento dei lavoratori. Da questo incontro tra la lotta contro la mercificazione del sapere e la lotta contro lo sfruttamento del lavoro può nascere un vero movimento di massa; quella opposizione di sinistra a cui stiamo lavorando sin dal Congresso di Luglio. Perché una cosa sta diventando sempre più chiara in questi giorni: la vera opposizione, contro governo e Confindustria, in questo paese la si sta costruendo nelle piazze. La vera opposizione è extraparlamentare. Finalmente siamo in buona compagnia.
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