da il Riformista 5.11.08
Addio Rifondazione . Vendola fonda la Sinistra e chiede metà patrimonio
di Alessandro de Angelis
SCISSIONE. Venerdì l'annuncio, a dicembre il battesimo della nuova formazione, che punta all'alleanza con gli ex Ds. È guerra con Ferrero su soldi e sedi: «Se non ce le danno le occupiamo». DIVISIONI. Nichi Vendola va via dal partito, ma non lo dice
Forse nessuno dirà, come Bordiga a Livorno: «Porteremo con noi l'onore del vostro passato». Ma la scissione, dentro Rifondazione, ci sarà, eccome. Dopo mesi di guerra fredda, l'area di Nichi Vendola ieri ha ufficialmente messo in moto le pratiche. E venerdì - nel giorno dell'anniversario della presa del Palazzo d'Inverno - mentre Ferrero sarà a un dibattito sulla rivoluzione d'Ottobre il governatore della Puglia e il leader di Sd Claudio Fava presenteranno l'associazione «Per la sinistra»: praticamente l'embrione del nuovo partito (che verrà) a sinistra del Pd. Pronta una carta d'intenti firmata da intellettuali. Pronta anche la campagna per il tesseramento sul territorio, anzi in molte parti - Puglia Toscana, Liguria - è già iniziata. E, soprattutto, è pronto il battesimo solenne: il 13 dicembre nascerà «La sinistra», il nuovo soggetto della sinistra «senza aggettivi» che raccoglierà un pezzo di Rifondazione, gli ex diessini di Fava e «chi ci sta» dei Verdi e del Pdci. Il Goodbye Lenin dei bertinottiani è garantito: nel simbolo nessun riferimento al comunismo e alla falce e martello.
Prima però di dire «ce ne andiamo» i vendoliani hanno chiamato l'ultimo giro di valzer. L'ex capogruppo del Prc alla Camera Gennaro Migliore in un'intervista al manifesto ha proposto ciò che Ferrero vede come fumo negli occhi: liste unitarie, alle europee, di tutti quelli che stanno a sinistra del Pd. Quanto basta per far scattare l'allarme rosso a via del Policlinico. Ieri si è svolta una lunga segreteria per vedere il da farsi. Per ora il leader del Prc vuole evitare di gettare benzina sul fuoco ma respinge al mittente al proposta. Dice Ferrero al Riformista: «Noi al congresso abbiamo deciso di andare con le nostre liste, magari aperte a esponenti della sinistra. Il punto è che Migliore non vuole una lista ma un nuovo soggetto politico con solo una parte delle forze che hanno fatto la Sinistra arcobaleno. Al di là del fatto che la discussione è prematura, Migliore propone, in modo politicista, che il Prc svolti a destra e abbandoni il comunismo in nome del rapporto col Pd. E, invece di parlare di come si fa opposizione a Berlusconi, propone come punto di arrivo una forza moderata. Non è la linea del congresso».
Gli uomini macchina si preparano a gestire la scissione. Dice il potente responsabile dell'organizzazione del Prc Claudio Grassi, vicino a Ferrero: «Nel momento in cui verranno formalizzate le cose dette da Migliore si avvia un processo scissionistico. È evidente che una parte del partito non accetta l'esito del congresso. Ma sono convinto che una parte di loro non li seguirà». È guerra, soprattutto di nervi. I vendoliani fanno di tutto per muoversi come un partito autonomo. Alzando sempre di più il tiro. Nei prossimi giorni sono state programmate anche una serie di interviste per aprire al Pd. Domani, alla vigilia dell'happening con Fava, Vendola lo farà su Repubblica, e non è un caso. Franco Giordano spiega al Riformista i capitoli della discordia. Lista alle europee: «Di fronte alla crisi che ci sta piombando addosso è ridicolo presentarsi alle europee con un polverizzazione di microformazioni». Rapporto col Pd: «Dopo le manifestazioni - prosegue Giordano - e di fronte alla ripresa del conflitto sulla scuola e sui contratti dobbiamo sfidare il Pd sui programmi e sulla base di questo fare una manifestazione unitaria che costruisca l'alternativa a Berlusconi. Non basta sventolare i vessilli». Democrazia interna: «Perché non scegliamo i candidati alle europee con le primarie?».
Lo scontro al calor bianco è su soldi e immobili. Rifondazione ha il finanziamento pubblico fino al 2011. Dice un bertinottiano di rango: «Rappresentiamo il 47 per cento del partito. Vogliamo il 47 per cento delle risorse». Un'ipotesi che non viene presa nemmeno in considerazione dell'attuale gruppo dirigente del partito: «Il Prc c'era, c'è e ci sarà. Chi se ne va, va via a mani vuote» afferma Grassi. Non solo. Rifondazione dispone di un patrimonio consistente di sedi, appartamenti, foresterie: «Se non ce le danno le occupiamo» dicono i vendoliani che pensano di attuare il «metodo Cossutta». Nel '98 - ai tempi della scissione che diede vita al Pdci - i cossuttiani si presero manu militari le federazioni dove avevano la maggioranza. Ora Vendola controlla tutto il Sud ma al quartier generale di Ferrero non vogliono mollare. E da ieri è partita la moral suasion sui territori. Che suona più o meno così: «Che garanzie dà la prospettiva di fare un partitino con Sd, per poi andare nel Pd?». Ma la carta più forte che i seguaci di Ferrero si giocheranno sul territorio è l'orgoglio di partito. Nei giorni scorsi il segretario ha già bollato come «occhettiani» quelli che vogliono abbandonare la falce e martello. Un'accusa che gli uomini di Vendola considerano «rozza». Ma la battaglia riguarderà anche l'«onore del passato».
Che la facciano la scissione, i finto-comunisti filoborghesi.
RispondiEliminaIntanto noi facciamo il nostro partito, il Partito Comunista.