Rifondazione Comunista è sempre stata intesa per quella che non è. Una volta un partito alter mondista, una volta un partito ecologista, un’altra un partito in difesa dei diritti civili, molto spesso il partito dei freakettoni. Ma mai il PRC ha avuto le vere caratteristiche di un partito comunista.
Ieri è nata l’associazione “Per la Sinistra”, voluta fortemente da Vendola, Migliore, Giordano, dal coordinatore nazionale di Sinistra Democratica Fava, ma in particolare (lo sanno tutti, anche se nessuno lo dice) da Bertinotti. Il loro obiettivo non è occulto, anzi: il ragionamento dell’ex maggioranza del PRC è di costituire un cartello elettorale tra le diverse forze a sinistra del PD in vista delle prossime elezioni europee. Se tale cartello andrà bene in termini di voti, sarà allora naturale dare vita ad un nuovo soggetto politico.
Freniamo un attimo tutte le possibili ingerenze ideologiche o di pensiero, e proviamo a ragionare in maniera fredda ed obiettiva. Tale presunto cartello elettorale, che secondo Vendola dovrebbe essere un soggetto “ecologista, solidale, pacifista”, in una parola “arioso” (che livelli alti di analisi marxista…), cos’avrebbe di tanto diverso dalla Sinistra Arcobaleno? Non sarebbe un altro tentativo verticistico e burocratico fatto solo nell’interesse elettorale?
I bertinottiani dicono di no, perché rispetto al tragico Arcobaleno di aprile, questa volta c’è un’arma segreta da usare, quella amatissima da tutti i democratici populisti e demagoghi del mondo: le primarie, strumento inutile e pretenzioso di incoronazione pseudo - popolare.
Fin qui “Per la Sinistra”, la quale, per bocca di un Vendola che in questo momento sta toccando l’apice del suo già immane egocentrismo e narcisismo, chiede anche, non si sa perché, un congresso straordinario. A tre mesi dall’ultimo. Giusto per far apparire Rifondazione Comunista agli occhi dell’opinione pubblica come un partito ultra politicista, che esiste solo nelle stanze dei circoli e delle federazioni.
Andiamo all’area della maggioranza. A Ferrero viene rinfacciato dai bertinottiani (e da buona parte dei media, che vedono maggiormente di buon occhio l’area filopiddina del PRC) di voler fare la costituente comunista col Partito dei Comunisti Italiani. Chiariamo il campo:
1- Non vedo nessuno scandalo nell’eventuale proposta di una costituente comunista.
2- Anche se la costituente comunista si farà, il documento finale del Congresso di Chianciano, sancisce chiaramente che alle prossime europee, Rifondazione si presenterà col proprio nome e il proprio simbolo.
Opinione personale: è il momento giusto perché la scissione del 98 tra PRC e PdCI, venga superata. Non ha senso avere oggi in Italia due partiti comunisti simili. Ma la ricomposizione tra i due soggetti deve essere, necessariamente, graduale.
Dieci anni fa, il PdCI nasceva perché contrario alla rottura che il PRC faceva col primo governo Prodi. Da allora la formazione di Cossutta prima e Diliberto poi, è sempre stata su posizioni governative, anche nel locale. Questo è innegabile.
Cancellare con un tratto di penna la divisione dei due partiti sarebbe anch’essa un’operazione politicista e verticistica (al pari di quella che vorrebbero fare i bertinottiani), e porterebbe a dei paradossi non indifferenti, visto che, proprio a causa dello spirito per cui sono nati i Comunisti Italiani (opposizione a Rifondazione), molto spesso nelle giunte locali è successo che se Rifondazione era fuori dall’amministrazione, il PdCI era automaticamente dentro.
Questa situazione è molto delicata e va discussa con calma ed attenzione. Il miglior luogo di questa discussione altri non è che la costituente comunista. La quale deve nascere dal basso ed avere come obiettivo la riunificazione dei comunisti a partire dai contenuti e dalle vedute politiche. I comunisti devono essere nuovamente insieme perché dietro l’attuale processo sociale e politico ci sta un accurata analisi marxista, non perché spinti da un appuntamento elettorale.
Ferrero e Diliberto se ne sono accorti entrambi e infatti nessuno dei due sta forzando i tempi (anzi Diliberto, in un certo senso, ha “tolto” la questione dalle mani molto più irruenti di Marco Rizzo). Una prima via per il dialogo, secondo me, sarebbe la candidatura di esponenti dei PdCI nelle liste del PRC. E questo senza voler offendere i compagni dei Comunisti Italiani o volerli tacciare di subalternità al nostro partito, ma perché la loro formazione è nata da una costola di Rifondazione e l’obiettivo di tutti è che alla fine ritorni alla casa madre.
Prima di chiudere, vorrei ritornare alla frase introduttiva del mio discorso: il PRC negli anni tutto è stato tranne che un partito comunista. Nella prospettiva di Vendola non lo dovrà mai essere. Anzi, per lui e i suoi sodali, Rifondazione non dovrà esserci proprio più. Ma se tutto ciò appare palese non essere in linea con la il programma della maggioranza del partito, la quale vuole fare del PRC un soggetto radicato nel sociale e fargli riconquistare l’antico ruolo di interloquitore principale del mondo lavorativo, cosa vi rimangono a fare?
Se ne vadano perché ci stanno solo danneggiando! Sui giornali non si parla di noi perché abbiamo venduto 10000 kg di pane al prezzo incredibilmente basso di un euro al kilo. Si parla di noi per le nostre divisioni e perché c’è una minoranza che non ha la maturità di accettare l’esito congressuale.
Il gioco vero, è inutile nasconderlo, lo si fa sui beni mobili e immobili del partito. I bertinottiani non se ne vanno dal partito se non riescono a portarsi dietro una buona parte del patrimonio, delle federazioni e dei circoli.
Qual è la soluzione allora? Possiamo continuare a vivere nell’ambiguità di non poter perseguire una nostra linea politica perché all’interno siamo boicottati dalla minoranza? Secondo me no. Assolutamente no! E per questo sarei disposto a dare la buonuscita agli scissionisti, pur di liberarcene!
Si prendano le federazioni e i circoli in cui hanno la maggioranza assoluta. E si prendano anche il loro organo di informazione (non mi direte che ritenete Liberazione essere ancora il quotidiano del PRC? No, vero?) con tutti i suoi debiti. Si prendano quello che gli interessa, cioè l’apparato di potere e i soldi. Noi ci teniamo i compagni che sanno che l’unico modo per ripartire è riconquistare il radicamento nel popolo. Tra l’altro, sono anche convinto che non tutti i compagni che al congresso hanno votato la mozione 2 seguiranno Vendola e company.
Se ne vada questa massa di burocrati! Liberiamoci di loro e diamo finalmente vita alla Rifondazione Comunista!
Luciano Altomare
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