I giornali liberal e progressisti hanno costruito tutto la loro campagna informativa sull’Onda studentesca dicendo che questo movimento è decisamente migliore di quello del 68, perché rispetto a 40 anni fa si era riusciti a sfuggire l’ideologia e le sbandate comuniste.
I pochi osservatori attenti della realtà italiano, approfondendo le dinamiche del tentativo delle organizzazioni neofasciste di infiltrarsi nel movimento, sono riusciti a ben capire la vera natura dell’Onda.
Il famigerato Blocco Studentesco, l’organizzazione che fa capo al centro sociale di destra Casa Pound, che urlava “ne rossi, ne neri, ma liberi pensieri”, fino ai fatti di Piazza Navona (dove sono avvenuti gli scontri tra neo fascisti e universitari di sinistra) ha usato una strategia di intrusione praticamente perfetta. Vuoi per il qualunquismo dilagante, vuoi per il fatto che il mito degli universitari di oggi non è più Mao Tse Tung ma Marco Travaglio o Beppe Grillo (due personaggi osannati dal sentore pubblico per il fatto che gettano fango su ogni tipo di pensiero politico, facendone, populisticamente, un'unica unità omogenea) ma il Blocco Studentesco aveva colto il modo migliore per rendersi popolare tra gli studenti: dichiarare il loro “libero pensiero”, il loro essere contro tutti e non riconoscersi nelle categorie storiche della destra e della sinistra. Anche se poi in realtà, nel loro camion nascondevano decine di mazze bardate dal tricolore e la loro tattica per prendere la testa dei cortei era quella classica dei neofascisti, cioè farsi largo a cinghiate.
Le manovre del Blocco Studentesco, mettono a nudo il sentore sociologico che attraversa l’Onda. Questo movimento, che prima dei fatti di Piazza Navona non ha nemmeno avuto il coraggio (la lungimiranza!) di dichiararsi antifascista, è il trionfo della retorica del ribellismo giovanilista, di coloro che dichiarano di andare oltre tutte le astrusità delle vecchie rappresentanze, solo perché in realtà non hanno un minimo di cultura politica.
L’Onda è stata allevata dai pensatori liberal-moderati al dogma della mitezza, alla vacuità del “Yes we can” di Obama, al “serenamente, pacatamente” di Veltroni, proprio perché l’obiettivo di tali intellettuali riformisti (ma che vuol dire poi riformismo? Non è comunismo, non è socialdemocrazia, che cos’è?) era quello di portare i protestanti verso la propria posizione partitica (quel PD alla spasmodica ricerca di una massa da rappresentare). La sua natura è mediatica e antipolitica. Ma dall’antipolitica non potrà mai nascere qualcosa di duraturo.
All’arrivo dei primi freddi infatti, l’Onda sembra essere, se non scomparsa, almeno ridimensionata, quasi che fossimo tornati alle assemblee di settembre fatte da poche decine di persone perché ancora non era esplosa la moda della protesta. Il prossimo appuntamento è lo sciopero generale della CGIL (ma è stata la FIOM ad indirlo per prima) del 12 dicembre. E’ probabile che in quella occasione l’Onda riappaia, ma possiamo esser certi che non saranno cambiati i suoi contenuti.
C’è possibilità che questo movimento abbia successo? Se resterà così, no! Perché non basta entrare in mobilitazione, scendere in piazza con striscioni colorati e urlare slogan ereditati dalla cultura televisiva. La Francia della mobilitazione contro il CPE, è la stessa Francia che pochi mesi dopo ha eletto il conservatore Sarkozy. C’è bisogno di proporre un nuovo modello di società. E c’è bisogno di farlo ora, nel momento di massima crisi del capitalismo.
Per anni quegli stessi intellettuali liberal-moderati che incensano la natura apolitica dell’Onda, ci hanno riempito la testa con la storia che il marcato e la libera concorrenza fossero sopra a tutto. Sopra allo sfruttamento dei lavoratori, sopra ad una classe operaia sottopagata, sopra ai morti sul lavoro. Ora che questo modello è collassato, senza alcun pudore, ribaltano le loro tesi e dicono che c’è bisogno di socializzare! Ma la loro concezione di socialismo, non è quella di Marx. Il loro socialismo è salvare le banche e le imprese in perdita, ma farlo con i soldi dei cittadini contribuenti! Coloro che incensavo fino alla morte il capitalismo, oggi parafrasano Muntzer e dicono “Omnia sunt Communia”. Anche i debiti, però! E questo è inaccettabile, perché la crisi non è stata provocata dai contribuenti, ma da coloro che per decenni hanno gestito il meccanismo economico mondiale.
E’ ora di tornare al conflitto di classe e non fermarsi solo a questo. E’ ora di credere con forza che non solo la classe operaia può andare in paradiso, ma lo possono fare tutti i lavoratori e gli studenti che di questa crisi non vogliono pagare nemmeno un centesimo. E’ ora di tornare a rivalutare il marxismo, come alternativa sociale.
E in tutto questo l’Onda può e deve essere protagonista. Ma può farlo solo un’Onda politicizzata! Ci si politicizzi, ci si ideologizzi prima che tutto finisca e riparta la restaurazione capitalista. E si superino i timori che questo possa portare a defezioni: le defezioni ci saranno in ogni caso, perché la maggior parte degli studenti che si è mobilitata nelle scorse settimane non era guidata da alcun sentimento duraturo. In questo momento, l’azione conflittuale contro coloro che vogliono scaricare le loro perdite su studenti e lavoratori, deve badare alla qualità e alla consapevolezza della propria azione. I grandi numeri non servono a niente se sono vuoti di contenuti.
Luciano Altomare