Caro Paolo, rispetto all’ultimo forum in cui ti davo del lei, questa volta, come mi hai chiesto tu stesso, ti do del tu.
La mia domanda è questa. Nell’appello per la manifestazione del prossimo 11 ottobre, nel primo punto si legge questo: riprendere un'azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso. La scommessa è ridare prospettiva a un ruolo dell'Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all'unilateralismo dell'amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all'occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin.
La mia domanda si rivolge all’ultima parte in grassetto. Quello che ti chiedo, è perché mai il PRC dovrebbe condannare la sindrome di grande potenza della Russia, se questa sindrome non c’è effettivamente stata?
Nella recente crisi Caucasica la Russia ha fatto quello che era inevitabile, cioè intervenire a favore di un popolo attaccato, quei sud ossetini che tutto si sentono tranne che georgiani.
Qual è la posizione ufficiale di Rifondazione? Secondo me ci dovrebbe essere il pieno appoggio alla Russia, non per vecchi nostalgismi e senza trascurare alcuni aspetti contradditori della federazione guidata da Medvedv, ma perché nel preciso caso dell’invasione georgiana dell’Ossetia del sud, la Russia ha agito in modo impeccabile a favore della libertà di un popolo.
La posizione che abbiamo assunto come Rifondazione sulla vicenda georgiana è la seguente:
In primo luogo lotta per la ripresa del disarmo nucleare e convenzionale generalizzata.
In secondo luogo la riproposizione forte della ricostruzione di una legalità internazioanle che è stata completamente cancellata dopo la sciagurata decisione dell'Italia e di alcuni altri paesi occidentali di riconoscere l'unilaterale dichiarazione di indipendenza del Kosovo.
In terzo luogo la lotta contro l'allargamento ad est della Nato.
In quarto luogo la lotta politica affinchè l'Europa giochi un ruolo di neutralità e di disarmo invece che essere schiacciata sulle posizioni degli statu uniti.
Senza dilungarmi oltre io penso che sarebbe assolutamente sbagliato mettersi a fare il tifo dentro la ripresa del riarmo ma che invece dobbiamo costruire un vasto movimento pacifista che punta direttamente al disarmo, a partire da quello Italiano e a partire dal ritiro delle truppe italiane dai teatri diguerra.
Altra domanda, dopo quella sulla Russia. Che ne pensi della nazionalizzazione delle due grandi sorelle dei mutui statunitensi? Se anche la Lehman Brothers dovesse essere aiutata dal Tesoro americano, si potrebbe chiaramente dire che il muro di Berlino del liberismo, è caduto? E se questo è vero, non si dovrebbe ribadire con forza che il grande obbiettivo del PRC dovrebbe essere quello di costruire i mezzi per una transizione al socialismo, cioè il fine ultimo di ogni PARTITO COMUNISTA, e che invece abbiamo totalmente accantonato nei tanti anni del bertinottismo?
Penso che nell'attuale crisi della globalizzazione liberista si stia affermando nelle calssi dirigenti una linea che potremmo sintetizzare come "la socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti". Noi dobbiamo batterci invece affinchè vi sia un intervento pubblico che modifichi i rapporti di forza tra le calssi a partire dalla difesa delle condizioni di vita e di lavoro delle calssi popolari e in cui l'intervento pubblico in economia accompagni l'aumento di diritti dentro il processo lavorativo.
Questo implica certo anche la riapertura di una discussione sulla transizione che però non sono in condizioni di affrontare in questa sede.
Farei però attenzione ad identificare socialismo e proprietà statale dei mezzi di produzione in quanto il superamento della proprietà privata si deve pr noi accompagnare al superamento dello sfruttamento, cioè alla messa in discussione delle gerarchie sociali che si originano nei processi lavorativi. Senza la messa in discussione dello sfruttamento e delle gerarchie da esso orginate, il solo cambio di proprietà non produce socialismo.
Nessun commento:
Posta un commento