Posto questo articolo ripreso da Liberazione di oggi che tratta di un problema che mi riguarda in prima persona, quello delle precipitazioni piovose che in questi giorni stanno causando numerose frane nel territorio calabrese. Dico che quanto accaduto mi riguarda direttamente perché proprio stamattina la mia e altre due famiglie hanno dovuto lasciare le proprie case e trasferirsi temporaneamente da amici e parenti a causa del rischio smottamenti presente sulla strada di accesso alle abitazioni, mentre solo io e un altro vicino siamo rimasti nelle nostre rispettive proprietà, a nostro rischio e pericolo, un po’ per controllarle direttamente e un po’ non lasciare soli i nostri animali domestici.
La pioggia di questi giorni è senza dubbio un fenomeno eccezionale, per la quale l’uomo difficilmente può opporvisi, ma come si evince dall'articolo che riporto, la speculazione edilizia (non è il mio caso) e la mancanza di prevenzione da parte delle amministrazioni locali e della protezione civile (è il mio caso!), in territori estremamente a rischio come la Calabria, possono portare a gravi disagi per la popolazione (la chiusura delle strade, delle scuole, l'abbandono temporaneo delle proprie case …) o, purtroppo, a vere e proprie tragedie, come quella avvenuta pochi giorni fa sulla A3, nella quale due ragazzi sono stati travolti e uccisi da una frana caduta sull'autostrada.
Spero che questo mio intervento, nel suo piccolo, possa sensibilizzare i lettori di questo blog al grave rischio che vive il nostro territorio quando è colpito da eccezionali precipitazioni, e, nello stesso tempo, far capire ad amministratori e protezione civile che in questo senso la prevenzione è fondamentale e a volte può anche salvare delle vite umane.
Luciano Altomare
Maltempo e incuria, ancora frane al Sud
Chiusa per 60 km l'A3 Salerno-Reggio
di Roberto Farneti
Sono le 4 di notte, la pioggia è incessante. All'improvviso un'enorme massa di fango e detriti si stacca dal costone che sovrasta Tropea, nota località turistica della costa tirrenica calabrese, provocando una valanga larga cento metri che si abbatte sulla strada provinciale, arrivando fino al mare. Solo per miracolo non si registrano vittime. E' notte anche a Napoli quando si verifica il cedimento di parte della sommità del costone laterale della collina di Posilipo. Una famiglia viene fatta evacuare, mentre la discesa di Coroglio viene chiusa al traffico in entrambe le direzioni.
Sembra la trama di un film del genere catastrofico. E invece è quanto accade in queste ore nel meridione. Il Sud continua a franare ma la colpa non è solo del maltempo. «Nel momento in cui piove per tre mesi di seguito e cadono oltre 700 millimetri d'acqua si scoprono tutte le magagne», spiega da Lamezia Terme il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, poco prima del vertice con il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, i prefetti e i rappresentanti di Comuni e Province.
"Magagne": un altro modo per dire incuria, per sottolineare il mancato rispetto dell'ambiente e del territorio. «In Italia - spiega la Coldiretti - ci sono 5.581 comuni, il 70% dei quali è a rischio idrogeologico. Mille e 700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono in pericolo per entrambe le calamità, con la regione Calabria che si colloca al vertice con il 100% dei comuni coinvolti, mentre per la Campania la percentuale scende all'86%». Una situazione connessa al fatto che «dal 1982 al 2005 sono scomparsi quasi 6 milioni di ettari di suolo agricolo» a causa della cementificazione del territorio.
«Le responsabilità - afferma Bertolaso - vanno identificate. D'altra parte la tutela del territorio e dell'ambiente - osserva - non è stata certamente una delle priorità di nessun governo locale, regionale o nazionale negli anni passati». Una bacchettata bipartisan: di più non ci si può aspettare da un "tecnico" abituato a navigare tra i mari agitati della politica. Poco male: chi vive in quei posti lo sa bene di chi sono le colpe.
Prendi la frana costata la vita mercoledì scorso a due operai di Caltanissetta. «Morti annunciate sulle quali gli inquirenti dovranno andare a fondo per individuare le responsabilità», accusa Italo Tripi, segretario generale della Cgil siciliana. Ieri si è venuto a sapere che l'Ufficio tecnico del Comune aveva intimato ai condomini dell'edificio di via Mario Gori di mettere in sicurezza il muro perimetrale poi abbattuto da una valanga di fango. L'ordinanza risale al 29 ottobre scorso, dopo il sopralluogo dei tecnici. Ma nulla è stato fatto. Il Comune aveva anche dichiarato l'inagibilità dell'area retrostante al condominio a causa dello stato di pericolo grave.
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