http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/06/Honduras_Zelaya_colpo_stato.shtml?uuid=d11622b8-63e5-11de-8b03-f08a56c1f940&DocRulesView=Libero
Colpo di stato in Honduras. Un gruppo di militari ha arrestato all'alba il presidente Manuel Zelaya Rosales all'interno della sua residenza e lo ha portato in una base dell'aviazione militare, per condurlo nella vicina Costa Rica. La moglie del presidente e primera dama honduregna, Xiomara de Zelaya, si è invece rifugiata «su una montagna» nella zona orientale del Paese mentre i blindati dell'esercito hanno invaso le strade della capitale Tegucigalpa. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha detto che le azioni compiute contro il presidente dell'Honduras «violano i principi democratici» e che per questo dovrebbero essere «condannate da tutti».
Dietro il golpe c'è addirittura la Corte Suprema. Lo hanno reso noto gli stessi giudici spiegando di aver ordinato ai militari di agire perché Zelaya aveva tentato di violare la legge facendo votare il referendum per autorizzare la sua rielezione alle consultazioni che si svolgeranno il 29 novembre. I poteri di Zelaya andrebbero temporaneamente al presidente del Congresso Roberto Micheletti.
Il blitz è avvenuto appena prima che iniziassero le operazioni di voto che avrebbero permesso al sostenitore della via honduregna al «liberalismo socialista» di candidarsi per altri quattro anni. Sono stati arrestati anche i principali sostenitori del referendum, tra i quali ben otto ministri (tra i queli il ministro degli esteri, Patricia Rodas Baca, portata via da militari incappucciati) e il sindaco di San Pedro Sula, Rodolfo Padilla. I militari hanno requisito i seggi referendari già allestiti.
«Non ho chiesto asilo al governo del Costa Rica. Questo è stato un sequestro compiuto dai militari», ha dichiarato Zelaya dall'aeroporto di San Josè, in Costa Rica, asserendo di essere ancora il presidente in carica e accusando gli Stati Uniti di avere orchestrato il golpe. «Ci sei tu dietro a tutto questo?», ha poi chiesto senza troppi giri di parole al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. «La comunità internazionale deve difendere l'Honduras», ha aggiunto il presidente, raccontando a Telesur e alla Cnn in spagnolo i dettagli del suo «rapimento».
Zelaya ha inoltre rivolto un appello a manifestare contro il colpo di stato «pacificamente, senza violenza» e ha chiesto a «tutti i settori» della società honduregna di pronunciarsi contro il golpe, precisando che intende ascoltare tra l'altro l'opinione della Chiesa Cattolica. Gli autori del colpo di Stato «rimarranno soli e usciranno pieni di vergogna» da questa vicenda, ha proseguito Zelaya, che ha chiesto «il ritorno immediato» allo Stato di diritto «violentato». Quanto agli Stati Uniti una fonte della Casa Bianca ha dichiarato alla Reuters che «non c'è stato alcun coinvolgimento americano in questa azione contro il presidente Zelaya».
Secondo alcuni post comparsi su Twitter le linee telefoniche in Honduras sono state interrotte, difficile trovare segnale per la radio e per le connessioni via Internet. Ancora più clamorosa la notizia, ribadita dal rappresentante venezuelano dell'Organizzazione degli stati americani (Osa), dell'arresto degli ambasciatori dei paesi latino-americani più vicini a Zelaya: Cuba, Nicaragua, Venezuela. In realtà quest'ultimo sarebbe stato picchiato dai militari e lasciato per strada, ha fatto sapere da Caracas, Hugo Chavez.
Proprio il presidente del Venezuela è interventuto a difesa di Zelaya denunciando il "golpe" e accusando gli Stati Uniti di avere «molto a che fare» con quanto accaduto a Tegucigalpa. Chavez, che ha minacciato un intervento militare a difesa dell'ambasciata in Honduras e che ha aggiunto di essere disposto ad abbattere qualunque nuovo governo si insedi, ha invitato Obama a pronunciarsi su questi eventi. Cosa avvenuta a stretto giro: il presidente degli Stati Uniti si è detto «profondamente preoccupato».
Obama si è poi appellato all'Osa affinché venga sancito che tutte le parti in causa rispettino lo stato di diritto. La soluzione della crisi deve avvenire in forma pacifica, e senza influenze esterne, ha precisato il presidente americano in una nota. L'Unione europea ha condannato il golpe e ha chiesto il rilascio «immediato» di Zelaya. Condanna anche dal segretario generale dell'Osa, Josè Miguel Insulza: l'organizzazione ha convocato una riunione d'urgenza per le 15 a Washington (ore 21 in Italia).
L'arresto - che riporta i riflettori della politica estera sul Centro-America - è arrivato in seguito alla crisi istituzionale che si era aperta venerdì 26 giugno per la decisione di Zelaya di rimuovere il ministro della Difesa, Angel Edmundo Orellana, e il capo di stato maggiore delle forze armate, Romeo Vàsquez, la cui reintegrazione era stata chiesta dalla Corte suprema. Un cronista dell'Associated Press ha riferito di aver visto questa mattina decine di soldati con l'elmetto verde circondare la residenza del capo dello stato; poco dopo sono saliti a bordo di camion e sono andati via. Circa 200 poliziotti hanno continuato a pattugliare l'abitazione.
Il presidente Zelaya aveva promesso di andare avanti con il referendum sulla riforma costituzionale malgrado l'opposizione della Corte Suprema, dell'esercito, del Congresso e dei membri del suo stesso partito. La consultazione sarebbe stata quindi illegale. Il principale quotidiano honduregno, La Prensa, riporta i fatti e spiega che a dispetto delle dichiarazioni pubbliche contro la corruzione l'amministrazione Zelaya si sarebbe contraddistinta da oltre tre anni per un comportamento opposto alla linea dichiarata di trasparenza.
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