A tal motivo pubblichiamo due comunicati stampa apparsi sul sito della Rete 28 Aprile, la "sinistra" della CGIL.
Luciano Altomare
http://www.rete28aprile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=96:200209-se-berlusconi-diventa-socialista&catid=10:primo-piano&Itemid=29
Se Berlusconi diventa socialista....
L’accenno, poi smentito di Berlusconi alla nazionalizzazione delle banche, è solo il segno che il Presidente del Consiglio, nonostante l’ottimismo di facciata, comincia a capire che questa è una crisi nera. E comincia ad averne paura. Le nazionalizzazioni, l’intervento pubblico, il protezionismo, sono già le pratiche concrete che al di là di tutte le chiacchiere, stanno praticando i governi. E’ il mondo della globalizzazione, che pareva fino a pochi mesi fa destinato a successi grandiosi, precipita nel nulla. (...)
E’ il mercato globalizzato che si sta progressivamente fermando e nessuno di coloro che sono al comando della baracca sa davvero come fare a farlo ripartire. E così tutti diventano socialisti, con l’esclusione forse di una certa sinistra italiana e di Cisl e Uil.
Il ritorno del socialismo a sostegno delle banche oggi, del sistema industriale e dei servizi domani, è un dato della realtà. E’ semplicemente dovuto al fatto che senza l’intervento pubblico il privato si ferma.
Questo offre una grande opportunità a tutti coloro che non si sono rassegnati alle favole del mercato. L’opportunità è quella di rivendicare che l’intervento pubblico risponda anche a criteri di pubblica utilità e non serva solo a salvare gli azionisti, i manager e le loro ricchezze. Per il sindacato questo significa abbandonare definitivamente le compatibilità dell’era liberista. Significa ribaltare concetti che erano diventati la normalità del buon senso sindacale e che ora si rivelano privi di aggancio con la realtà. Altrimenti accadrà che, mentre banche e imprese organizzano, assieme ai governi, il loro socialismo, solo per i poveri e i lavoratori resta il mercato.
Se Berlusconi diventa socialista, forse c’è lo spazio perché il sindacato torni ad assumere, nei programmi come nella pratica, un punto di vista critico rispetto al capitalismo.
G.Cremaschi: Nazionalizzare è la via giusta
Nota stampa: “Se il Presidente del Consiglio non farà le solite smentite e le sue affermazioni potranno essere prese sul serio, con tutto il beneficio d’inventario dunque, se davvero il governo italiano pensa all’uso dello strumento delle nazionalizzazioni per affrontare la crisi, bisogna dire che questa è una via giusta. (...)
La nazionalizzazione può diventare una via obbligata di fronte alla crisi dei mercati e del privato. Non si può nemmeno fermare alle banche, ma deve intervenire in tutti i settori strategici.”
“Tra qualche mese, di fronte all’aggravarsi della crisi, la discussione vera non sarà più se nazionalizzare o meno, ma se nazionalizzare facendo regali alle famiglie e al capitale privato o invece nazionalizzare per sostenere economie e redditi. Si potrebbe intanto cominciare fermando i processi di privatizzazione nei servizi e nelle aziende pubbliche, che oggi non hanno più alcun senso.”
Roma, 19 febbraio 2009
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