martedì 16 dicembre 2008

Pienamente d'accordo!

Ecco di seguito un interessantissimo articolo, a mio avviso, di Franco Monaco, ulivista del PD, apparso sul settimanale del PdCI "la Rinascita" dell'11 dicembre scorso.
Trovo che lo spunto in questione dell'articolo e l'articolazione ampia dello stesso sia inequivocabilmente da condividere.

Simone De Marco.


I GUASTI DEL "BERTINOTTISMO"
ELITARISMO E SNOBISMO SONO ENTRATI NELLA CULTURA POLITICA DELLA SINISTRA

Franco Monaco*

Non si spegne l’eco del successo di Luxuria,
già parlamentare di Rifondazione
comunista, al noto programma
tv dell’Isola dei famosi. Se la cosa fosse
confinata nel gossip e nelle pagine dello
spettacolo nulla quaestio. Ma c’è un profilo
niente affatto leggero della questione. Si
tratta delle derive – snob, salottiere e corrive
– della cultura politica di certa sinistra che,
contraddittoriamente, ama rappresentarsi
come alternativa ma subisce l’omologazione
ai moduli della peggiore cultura di massa.
In verità, la notizia non è quella del successo
di Luxuria (largamente previsto, anzi
costruito a tavolino da un format nel quale
nulla avviene a caso e si è fatto leva su un
personaggio perfettamente congeniale allo
scopo in quanto eccentrico, teatrale, furbescamente
trasgressivo), ma nei peana levati
da certa sinistra, a cominciare dal quotidiano
Liberazione, organo di Rifondazione. Esso
si è spinto al punto da rappresentare l’evento
come una vittoria contro l’arretratezza e
il pregiudizio e persino come una rivincita
della sinistra antagonista cancellata dal parlamento.
Un singolare rovesciamento della
realtà: sia perché in Luxuria il personaggio
fa premio sulla persona concreta, sia perché
il rispetto per la diversità sessuale che essa
rivendica non trae vantaggio dall’esibizione/
ostentazione, sia infine per l’equivoco/
illusione che il valore della differenza possa
essere veicolato da tv e programmi che si
nutrono del suo esatto contrario, cioè dell’omologazione/
massificazione.
Inutile girarci intorno: Luxuria è creatura
di Bertinotti. Fu lui che volle portarla
in parlamento. E la sinistra ha pagato un
caro prezzo al “bertinottismo”. Egli ha
contribuito a imprimere una curvatura
snobistica ed elitaria alla cultura politica
della sinistra, al limite del suo snaturamento,
della rottura con le sue storiche
radici popolari. Snaturamento e rottura
che, a mio avviso, hanno concorso alla sua
debacle politico-elettorale. Tale curvatura
libertaria e radicale, non a caso, è stata coccolata
dalle tv berlusconiane e dal salotto
di Bruno Vespa frequentato assiduamente
da Bertinotti (risulta che egli sia stato, di
tutti, il suo ospite politico più presente). A
ulteriore conferma della intima relazione
tra elitarismo e massificazione. Il presenzialismo
tv e l’innegabile verve comunicativa
di Bertinotti, nel breve periodo, hanno
indiscutibilmente concorso alle fortune
elettorali del suo partito, ma, nel tempo
lungo, hanno nuociuto alla cultura politica
della sinistra e alle sorti del centrosinistra
nel suo complesso. Sul primo fronte,
quello del profilo politico-culturale della
sinistra, ci si attendeva piuttosto che essa si
qualificasse per la radicalità delle proposte
sul terreno delle politiche sociali e per
un suo innevamento popolare. E il popolo
reale e concreto, compreso quello di sinistra,
con il suo buonsenso e, perché no, con
una dose di sano moralismo, non apprezza
certe bizzarrie e le iperboli teatrali. Quel
popolo ha i piedi ben piantati per terra,
alla politica domanda concreta attenzione
ai suoi problemi materiali e quotidiani:
salari, pensioni, casa, sicurezza…. Come
sorprendersi poi se certo
elettorato popolare di sinistra
migra verso la Lega?
Non sempre, di necessità, il
sentimento popolare coincide
con il perbenismo, l’arretratezza
e il pregiudizio.
Al contrario esso talvolta
custodisce valori e rappresenta
un antidoto contro
la fatuità, le stramberie, la
fuga dalla realtà. Sorprende
che a taluni opinionisti
di sinistra, in singolare
consonanza con Simona
Ventura, l’astuta sacerdotessa
che presiede al rito profano
dell’Isola dei famosi, sfuggano elementari
distinzioni: il popolo è cosa diversa dall’audience
(cioè dall’individuo-massa-teleutente),
il televoto non coincide con il voto
(l’uno è dato al personaggio da una platea
vasta ma circoscritta e parziale, l’altro alla
persona dall’intero corpo elettorale). Così
pure sorprende che sfugga la fondamentale
lezione impartita dal più eminente studioso
della comunicazione di massa, Mc Luhan,
secondo il quale il mezzo è il messaggio.
Lezione che, applicata al nostro caso, significa:
il trash, le brutture e la grossolanità
del contesto-contenitore assimilano a sé il
contenuto e i suoi protagonisti. Ammesso e
non concesso che contenuto e protagonisti
si distinguano per qualità.
Da ultimo s’ha da fare un rilievo tutto
politico: da quando il sistema
politico italiano si è
fatto bipolare e la competizione
è sostanzialmente
a due, a decidere l’esito
della partita è l’elettorato
di mezzo (di proposito
lasciamo stare la nozione
equivoca di “centro”). Può
essere che Luxuria faccia
breccia in qualche nicchia
di elettorato, ma dubito
assai che esso giovi alle
canches di vittoria dello
schieramento di centrosinistra.
Non è questa la
radicalità-differenza di cui
ha bisogno la politica, sempre più incline
alla spettacolarizzazione. Il cittadino non
va ridotto a spettatore. Specie quando lo
spettacolo non è dei migliori. Così pure,
vogliamo sì politici diversi, ma non sarebbe
un buon affare sostituirli con attori che riescono
a distinguersi giusto perché si concedono
a spettacoli grossier. Anche l’utopia,
figura che evoca una politica alta che
aspira a cambiare il mondo, era associata
alla metafora dell’isola, ma farla naufragare
sull’Isola dei famosi è un epilogo che vorremmo
ci fosse risparmiato.
*ASSEMBLEA COSTITUENTE PD

1 commento:

  1. Un articolo senza dubbio codivisibile. L'unica cosa da dire è che purtroppo Rifondazione comunista è percepita dalla massa come il partito di Luxuria e delle stravaganze SansonettiBertinottiVendoliane, ma in realtà la nuova maggioranza sta agendo per dare una vera svolta e un vero senso al nome che portiamo e per rendere finalmente il PRC un partito vicino ai lavoratori e che offre una prospettiva politica inequivocabilmente Comunista!

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