domenica 14 marzo 2010

5 marzo 2010, Maierato SUPERCAR

TESTI EMILIANO MANCUSO - FOTOGRAFIE EMILIANO MANCUSO

http://www.extramedia.org/supercar/

Si dice spesso che la rete autostradale di un paese, se vista in una cartina geografica, finisce per assomigliare alle vene di un corpo umano. Alle arterie. E le macchine sono piastrine che viaggiano per tutto il corpo. E se un corpo è malato, dallo stato delle arterie lo si può capire. In questi mesi abbiamo viaggiato su e giù per l’Italia, sempre sulle nostre quattroruote, globuli bianchi alla ricerca di chissà quale cura o anticorpo sullo stato del nostro paese. Finchè una fiammata ha cancellato tutto, e noi ci siamo ritrovati a piedi. Può non essere di alcun interesse per il nostro viaggio in Italia scrivere di un motore che si è fuso, ma dove è successo sì, e ancor più quello che c’è stato prima ancora di più.

A3, quasi un simbolo, un’essenza mitica ormai per il nostro paese. La Salerno-Reggio Calabria, l’unica autostrada italiana dove ogni percorrenza è davvero un’avventura. Non c’è nessun’altra strada in Italia dove si ha la sensazione di viaggiare in un altro paese, esotico, difficile, pericoloso ma eccitante. Non c’è nessuna autostrada in Italia dove hai la sensazione di entrare, e poi uscire, in un altro mondo. La A3 è l’unica autostrada italiana dove non si paga, dove nessuno ancora ha avuto il coraggio di chiedere soldi per il pedaggio. Forse perché memori dei rischi che si corrono attraversandola ogni volta, o forse perché un’avventura non ha prezzo, mentre un viaggio in macchina sì. O forse semplicemente perché anche noi italiani da qualche parte abbiamo un qualche senso del pudore, e chiedere un pedaggio qui è davvero troppo. Ma ci crediamo poco, e non durerà per molto, prima o poi qualcuno quei soldi li chiederà, e magari per coprire 20 anni di investimenti, sprechi e corruzione. O forse, ancora, perché siamo in Calabria, e perché tutti sotto sotto pensiamo che stiamo varcando un confine più che un’autostrada. E al confine non si chiede pedaggio

Eravamo diretti a Giampilieri. Tanti chilometri da fare. Anche un lembo di mare. E poi altri km. Direzione San Fratello, paese evacuato a causa di una frana, mesi dopo la tragedia di Giampilieri. Assomiglia a un terremoto la zona rossa del paese. Case aperte a metà, strade spaccate, crolli, persone che si aggirano frastornate e ancora incredule. “Ho lavorato vent’anni in Germania per costruire questa casa e ora non ho più nulla. Che significa questo ?” Ci dice, quasi timido, un vecchietto.

Troppa acqua, troppe piogge, ci spiegano i Vigili del Fuoco. E così il terreno sotto il paese si è come sciolto, e lo ha fatto spronfondare. Causa dell’uomo - chiediamo in giro ? Sì, anche se poi ti spiegano sempre la complessità e a volte l’imprevedibilità degli eventi naturali. Ma a San Fratello è già successo, agli inizi del ‘900, dall’altra parte della collina. E dopo hanno costruito la parte moderna, sul lato opposto, quello sicuro, ora venuto giù anche lui, insieme a tante piccole villette. Chiediamo: abusive ? Nessuno risponde. Strana parola questa, forse suona come “straniera”.

E ripartiamo, destinazione: Maierato, Calabria. Di nuovo quel lembo di mare. Di nuovo le quattroruote chiuse nel traghetto, in attesa del Ponte, del transito diretto, del nuovo mostro fra Scilla e Cariddi. Chissà chi verrà inghiottito dal cemento: terreni, legalità, soldi, persone.

Qualche anno fa Roberto Benigni in una delle sue famose apparizioni Rai si chiedeva: “Cosa succederebbe all’Italia se la Toscana scomparisse ? Che la Liguria cadrebbe sul Lazio, l’Emilia- Romagna sull’Umbria … e così via”. E cosa succederebbe invece se scomparisse la Calabria ? Molto meno rumore, a pensarci bene. Aumenterebbe il lembo di mare verso la Sicilia, ma niente di più, nessuno cadrebbe su nessuno. Nessuna catastrofe. Anche così la Calabria sembra un corpo estraneo, un qualcosa che si può staccare dal resto, un arto artificiale, un altro mondo.

E siamo a Maierato. Qui non è come San Fratello, non c’è stato lo smottamento del terreno, ma qualcosa di meglio e di peggio insieme. E’ venuta giù una valanga di fango e si è portata dietro tutto quello che ha incontrato, case, alberi, strade, lampioni. Ma fortunamente è venuto giù il costone della montagna che lambisce il paese, e non quello direttamente sopra. Nessuno si è fatto male, ma c’è la paura che possa succedere ancorae e questa volta su Maierato. La causa sembra sempre la stessa – forse siamo ancora a San Fratello e non ce ne siamo accorti, in questo viaggio sotto la pioggia, costante per tutti e tre i giorni. L’acqua: eccola la causa, il killer, il nemico. Anche qui ha sbriciolato la montagna e l’ha fatta venire giù, come neve sporca. E dietro l’acqua ? Anche qui si risponde a fatica, ma mettendo insieme i pezzi e girando per le vie deserte del paese te ne accorgi. Non ci sono più alberi a drenare il terreno, ci sono invece tante case in costruzione, nel più tipico stile architettonico calabrese. Prima un piano, poi l’altro e sopra un altro piano ancora da finire. Tutto sembra sempre in procinto di essere finito, tutto sembra sempre in perenne costruzione. Calabria barocca si potrebbe dire, sempre verso l’alto.

Dopo Maierato siamo ripartiti per tornare a Roma, nella testa le solite domande: quante altre volte succederà ? Quante altre volte vedremo queste emergenze e la Protezione Civile all’opera ? Quante altre volte si parlerà del dissesto idrogeologico del nostro paese e quante altre volte si continuerà a costruire ? Quante altre volte torneremo ? Forse gli anticorpi non sono sufficienti e le arterie troppo malate.

Agli inizia della A3 hanno posto un grande cartello luminoso: “Benvenuto sulla Salerno Reggio-Calabria”. Ed è poco dopo, poco dopo le prime gallerie, che c’è stata la fiammata. Il motore è morto, tutto da buttare. Da rifare. Nella lotta contro la malattia hanno perso le piastrine, che accorrono dove i tessuti si rompono, ma senza grandi pretese terapeutiche. globuli bianchi. Peccato. Forse non frega niente a nessuno, ma noi alla nostra quattroruote eravamo affezionati. Una FIAT.

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