domenica 17 maggio 2009

Intervista a Pagliarini (candidato alle europee nella Lista Comunista): gli operai Thyssen morti perché l'azienda non volle spendere 20mila euro

Castalda Musacchio

«E' assolutamente necessario che su questo caso restino i riflettori puntati». Gianni Pagliarini, responsabile lavoro del Pdci, è netto. «Per 20mila sporchi euro sono morti 7 operai». La notizia di per sé lascia increduli. Ieri Andrea Brizzi, consulente tecnico dell'Axa, nel corso del controesame nel processo per l'incendio dell'acciaieria torinese della ThyssenKrupp, ha chiaramente riferito agli inquirenti che aveva fatto delle precise raccomandazioni ai dirigenti. Innanzitutto: quella di installare un sistema antincendio lungo la linea 5 dello stabilimento torinese, proprio quella in cui si verificò il rogo che provocò la tragedia. Inoltre - ha riferito ancora Brizzi - «ho auspicato l'incremento del numero degli addetti alle squadre di pronto intervento». Le parole del "teste", sollecitato dalle domande del legale dell'Ad della multinazionale tedesca Harald Espenhahn, accusato di omicidio volontario con dolo, ha inoltre riferito ai pm che «dalle prove effettuate - questa la dichiarazione di Brizzi - le squadre avevano dimostrato capacità di intervento. Non feci alcun rilievo sulla loro operatività, ma rilevai comunque la necessità di aumentare il numero di addetti al secondo intervento», ovvero degli operai addestrati ad utilizzare impianti idrici e idranti. Una raccomandazione, quest'ultima, che risale all'aprile del 2007, ben otto mesi prima del tragico incidente. E, comunque, la raccomandazione venne effettuata almeno un paio di mesi prima dell'annuncio dell'azienda di chiudere lo stabilimento, cosa che comportò anche la riorganizzazione delle mansioni e una progressiva riduzione del personale. In sostanza, proprio la consulenza principale fornita da Brizzi era proprio quella di installare un sistema antincendio lungo quella che divenne poi tragicamente conosciuta come la "linea" della morte. «Quegli operai - conclude Pagliarini - non dovevano morire».

E' davvero dirimente l'elemento fornito dal consulente dell'Axa nel corso del processo alla Thyssen?
Direi proprio di sì. L'elemento acquisito nel corso del dibattimento è di fondamentale importanza. E dimostra quanto sia gravosa la responsabilità della dirigenza Thyssen. Quel consulente ha chiaramente dichiarato di aver sollecitato la multinazionale ad installare proprio lungo la linea 5, quella nella quale si verificò il tragico rogo, un impianto antincendio. E si pensi che quell'intervento sarebbe costato alla multinazionale solo 20mila euro. Si può ben capire di fronte a cosa ci troviamo. Comunque, tutti gli elementi che stanno uscendo da questo processo inchiodano la dirigenza ad una precisa responsabilità. Ci sono state accertate violazioni alla sicurezza dei lavoratori. Personalmente, continuo a trovare scandaloso, oltre che oltraggioso, l'atteggiamento della multinazionale che continua a sostenere che il tutto è dovuto ad una fatalità. Non si tratta di questo: ci sono stati dei lavoratori sacrificati in nome del profitto. E questo "urla" vendetta.

Il processo alla Thyssen sembra ormai oscurato dai media...
E' proprio questo il mio timore. E' invece assolutamente fondamentale che si tengano accesi i riflettori su questo processo. Anche perché proprio contro questo, e vorrei sottolinearlo, il governo sta tentando di agire in ogni modo per depotenziarlo.

A cosa si riferisce?
Per esempio all'intervento, poi caduto nel vuoto, di intervenire sul Testo unico sulla sicurezza tentando di introdurre la norma "salva-manager" che sottrae i dirigenti e le imprese a delle precise responsabilità. Questo è un processo simbolo per tutti i lavoratori italiani.

Il governo non molla comunque sul Testo unico sulla sicurezza...
Dal primo all'ultimo, gli interventi effettuati da questo governo sono stati semplicemente caratterizzati dallo stravolgimento delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro per dare corso, in sostanza, al loro depotenziamento. E questo, vorrei ribadirlo, è anche una questione culturalmente disgustosa. Quando si arriva a dire che le sanzioni per le imprese che non garantiscono la sicurezza dei propri dipendenti sono troppo onerose si compie una precisa operazione culturale, ribadisco, disgustosa. Che lascia senza parole. Per questo quanto accaduto alla Thyssen non si può dimenticare né accantonare.

Sacconi, comunque, è stato fischiato...
Vorrei aggiungere "fortunatamente". Il mondo sindacale, il mondo dei lavoratori, non possono certamente accettare il boicottaggio di norme fondamentali che riguardano la salute e la tutela dei lavoratori. Diritti fondamentali che, ripeto, non possono essere sacrificati in nome del profitto.

http://liberazione.it/giornale_articolo.php?id_pagina=67547&pagina=5&versione=sfogliabile&zoom=no&id_articolo=462212

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