martedì 5 agosto 2008

E SI CONTINUA A MORIRE PER UN TOZZO DI PANE........

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Così recitano l’articolo 1 e 4 della nostra Costituzione. Alla luce degli avvenimenti che salgono quotidianamente alla ribalta della cronaca, questi principi fondanti della democrazia Italiana sembrano venire meno.
Ogni anno mediamente il 6% dei lavoratori Italiani subisce un incidente durante l’attività lavorativa.
Si tratta di quasi un milione di diversa natura e gravità, dei quali circa 600 mila con esiti di inabilità superiore ai tre giorni, oltre 27 mila determinano una invalidità permanente nella vittima, e più di 1.300 causano la morte. Ciò equivale a dire che ogni giorno tre persone perdono la vita per disgrazie legate al proprio lavoro. Questa è , purtroppo, l’agghiacciante fotografia del Belpaese, dove il lavoro fa più vittime della guerra, mentre le imprese vedono accrescere i loro fatturati.
Il 15 Maggio è entrato in vigore il decreto sulla salute ed igiene dei luoghi di lavoro, ma fino ad ora nulla è mutato; i governi cambiano costantemente, l’unica cosa che rimane inalterata è la quotidiana serie di incidenti sul lavoro. Si continua a morire, chi cadendo da un ponteggio o da un tetto, chi rimane schiacciato dal ribaltamento del mezzo adoperato, chi viene straziato dagli ingranaggi di un macchinario. Molti di questi incidenti si viene a sapere potrebbero essere evitati se solo si fossero rispettate le norme di sicurezza. Di chi è la colpa di tutto questo? La verità è che per un imprenditore tutto quanto concerne la sicurezza nei luoghi di lavoro è visto come un oneroso adempimento burocratico e niente più. Bisogna anche non dimenticare il rischio che corre un lavoratore in seguito ad una propria segnalazione di una situazione di pericolo al “proprio” responsabile o al datore stesso. In primo luogo, arriva l’isolamento, ossia i colleghi sono costretti ad evitare il "rompiballe", poi cominciano i vari tentativi di mobbing, sanzioni, solleciti scritti, infine quando ci si rivolge alle istituzioni arriva il licenziamento.
A conclusione di questa mia analisi mi domando se la classe operaia esiste ancora. La classe operaia esiste e ne fanno parte tutti quei lavoratori che ogni giorno rischiano la propria vita e muoiono per pochi euro al mese, per fare il profitto di chi li tiene nella miseria. La classe operaia esiste e ne fanno parte milioni di persone in carne ed ossa, spesso sfruttati e sottopagati, malvisti e maltrattati. La classe operaia esiste e ne fanno parte quei lavoratori che sono costretti ad una vita d’inferno in questo mondo, che vanno in paradiso troppo presto, un po’ alla volta e nella peggiore, vergognosa indifferenza. Mi piace chiudere il tutto con una frase di Clarence Seward Darrow che secondo me inquadra la tragica realtà di questo argomento: io sono amico dell'operaio, e preferisco essergli amico che operaio.


PIETRO CIARDULLO

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