sabato 27 dicembre 2008

FERRERO: ISRAELE FERMI SUBITO AZIONI GUERRA A GAZA E NEL RESTO DEL PAESE: OGGI HO VISTO SPARARE CONTRO I RAGAZZI.

http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/4282/314/

sabato 27 dicembre 2008
Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc.
Il governo italiano chieda al governo israeliano di fermare immediatamente le azioni di guerra contro la striscia di Gaza. Il governo Italiano chieda al governo israeliano di fermare l'esercito che usa armi da fuoco contro i ragazzi palestinesi che manifestano, come ho potuto drammaticamente constatare di persona oggi, mentre mi trovavo al chek point di Qalandia, all'uscita da Gerusalemme.

Il governo italiano chieda l'immediata convocazione del consiglio di sicurezza dell'Onu al fine di imporre il cessate il fuoco e la ripresa delle trattative.

E' inaccettabile che le esigenze elettorali dei vari partiti del governo israeliano determinino nei fatti una escalation militare che oltre al costo in vite umane rischia di rimettere a ferro e fuoco la Palestina e tutta la regione. Fermare subito l'escalation militare è l'unica cosa che si deve fare e che l'Europa deve perseguire con forza.

sabato 20 dicembre 2008

Gande successo per il GAP di Luzzi

Grande, grandissimo successo per il GAP di Luzzi! Per nostra fortuna, rispetto ai giorni precedenti, stamattina c’erano poche nuvole in cielo e nessuno accenno ad una possibile precipitazione (anche se il freddo non scherzava …) . In un’ora è mezza, noi di Rifondazione Comunista abbiamo distribuito poco più di 30 kg di pane e una volta finite le scorte, molta altra gente ha continuato a chiedercene ancora: probabilmente se avessimo avuto 30 kg in più, avremmo distribuiti anche quelli!

La cosa però veramente significativa e da sottolineare è il fatto che le persone che hanno partecipato, hanno capito in pieno lo spirito dell’iniziativa e, in questo senso, le migliori soddisfazioni l’hanno date gli anziani, alcuni dei quali ci hanno pregato di tornare quotidianamente.

Scopriamo certamente l’acqua calda, ma stamattina in molte persone abbiamo riscontrato un forte distacco, per non dire rigetto, nei confronti della politica istituzionale. In molti hanno confessato la loro disillusione nell’idea che ci sia qualche partito realmente intenzionato a voler cambiare l’attuale stato di cose, mentre molti altri hanno anche ammesso la propria volontà di astenersi nelle prossime tornate elettorali. In un tale scenario, l’idea dei GAP e della distribuzione di pane a prezzo calmierato, è semplicemente geniale.

Come era da immaginarsi, abbiamo avuto problemi con i commercianti. Un supermercato ed un fornaio hanno mandato i vigili per controllare la nostra posizione. Noi abbiamo mostrato al Comandate gli articoli 266, 267, 268 della legge 244/2007 (la Finanziaria del 2008) che regolamentano i G.A.S. (e che avevano saggiamente prestampato ...) e questi, una volta appurato che non stavamo facendo alcuna compravendita e che il pane veniva distribuito imbustato rispettando così le norme igenico-sanitarie, non solo ha stabilito che eravamo pienamente in regola ma ha anche detto che avevamo tutto il diritto ad andare avanti col GAP.

Altra cosa da dire è che in questa piccola controversia la gente si è schierata in massa a nostro favore, ed è emerso il sentimento comune secondo cui oramai anche i commercianti vengono considerati una lobby, o usando il termine del momento, una casta!

Purtroppo questa spiacevolezza, ha creato qualche problema al fornaio compagno che ci ha fornito il pane. Sempre lo stesso supermercato di cui sopra, che si rifornisce dal compagno, ha minacciato quest’ultimo di rompere il loro contratto, perché a noi il pane era stato venduto ad 80 cent. per kilo, mentre lui lo paga 1,10 euro. Il fornaio compagno ha, però, giustamente cercato di spiegare al tizio proprietario del supermercato che poiché il GAP è una iniziativa del partito cui è iscritto, egli ha praticato un prezzo di favore proprio perché è una iniziativa che lo riguarda direttamente e nella quale non c’è alcun fine di lucro. Speriamo proprio che quest’ultima questione si risolva e la minaccia di rottura del contratto sia stata solo un frase dettata dall’arrabbiatura del momento, altrimenti siamo pronti a manifestare apertamente contro il supermercato.

In ogni caso, per la gente (ed è questo quello che conta) l’iniziativa è stata un successo e abbiamo ricevuto lodi da tutti. Nei prossimi giorni studieremo come riproporre l’iniziativa del GAP, cercando però di non creare problemi al compagno fornaio, il quale per la fedeltà e disponibilità dimostrata al partito, non merita di trovarsi in altri problemi.













venerdì 19 dicembre 2008

Tutto pronto!

Domani vi aspettiamo per il nostro GAP!

1 Kg di Pane - 0.80 € (80 centesimi!!!)

mercoledì 17 dicembre 2008

Comunicato Stampa sul GAP di Rifondazione Comunista

Il Circolo del Partito della Rifondazione Comunista di Luzzi nella giornata di sabato 20 Dicembre si mobilita contro il carovita sui beni di prima necessità. Verrà infatti organizzato il G.A.P. (Gruppo di Acquisto Popolare) il quale venderà pane al prezzo politico di 0,80 € (80 centesimi!) per 1 kilogrammo. Tale gruppo sarà attivo nel centro del paese (zona Pesciolini) dalle 8 di mattina fino alle 13.

L’iniziativa di Rifondazione Comunista è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sullo sconsiderato aumento dei prezzi, primi tra tutti quelli di pane e pasta. In un momento di grave crisi economica, è inaccettabile la speculazione sul prezzo del grano.

Come risposta diretta al carovita noi organizziamo la distribuzione del pane. Infatti, associandoci come consumatori, siamo riusciti a ridurre sensibilmente il prezzo del pane e ad averlo anche di ottima qualità. Questo obbiettivo si è raggiunto sostanzialmente perché il Gruppo di Acquisto Popolare contratta il prezzo direttamente dal produttore saltando ogni tipo d’intermediazione.

Quello che contraddistingue il G.A.P. di Rifondazione Comunista è il fatto che esso è un soggetto associativo senza scopo di lucro, costituito al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni e distribuzione dei medesimi con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale.

La nostra iniziativa tende a fornire una risposta concreta sul versante sociale, a differenze del governo Berlusconi e delle forze di opposizione parlamentare che fanno solo spot, mentre le persone continuano a diventare sempre più povere! Per questo chiediamo il prezzo politico per i generi di prima necessità.

Invitiamo la cittadinanza a partecipare in massa.

I GAP arrivano anche a Luzzi!





martedì 16 dicembre 2008

Pienamente d'accordo!

Ecco di seguito un interessantissimo articolo, a mio avviso, di Franco Monaco, ulivista del PD, apparso sul settimanale del PdCI "la Rinascita" dell'11 dicembre scorso.
Trovo che lo spunto in questione dell'articolo e l'articolazione ampia dello stesso sia inequivocabilmente da condividere.

Simone De Marco.


I GUASTI DEL "BERTINOTTISMO"
ELITARISMO E SNOBISMO SONO ENTRATI NELLA CULTURA POLITICA DELLA SINISTRA

Franco Monaco*

Non si spegne l’eco del successo di Luxuria,
già parlamentare di Rifondazione
comunista, al noto programma
tv dell’Isola dei famosi. Se la cosa fosse
confinata nel gossip e nelle pagine dello
spettacolo nulla quaestio. Ma c’è un profilo
niente affatto leggero della questione. Si
tratta delle derive – snob, salottiere e corrive
– della cultura politica di certa sinistra che,
contraddittoriamente, ama rappresentarsi
come alternativa ma subisce l’omologazione
ai moduli della peggiore cultura di massa.
In verità, la notizia non è quella del successo
di Luxuria (largamente previsto, anzi
costruito a tavolino da un format nel quale
nulla avviene a caso e si è fatto leva su un
personaggio perfettamente congeniale allo
scopo in quanto eccentrico, teatrale, furbescamente
trasgressivo), ma nei peana levati
da certa sinistra, a cominciare dal quotidiano
Liberazione, organo di Rifondazione. Esso
si è spinto al punto da rappresentare l’evento
come una vittoria contro l’arretratezza e
il pregiudizio e persino come una rivincita
della sinistra antagonista cancellata dal parlamento.
Un singolare rovesciamento della
realtà: sia perché in Luxuria il personaggio
fa premio sulla persona concreta, sia perché
il rispetto per la diversità sessuale che essa
rivendica non trae vantaggio dall’esibizione/
ostentazione, sia infine per l’equivoco/
illusione che il valore della differenza possa
essere veicolato da tv e programmi che si
nutrono del suo esatto contrario, cioè dell’omologazione/
massificazione.
Inutile girarci intorno: Luxuria è creatura
di Bertinotti. Fu lui che volle portarla
in parlamento. E la sinistra ha pagato un
caro prezzo al “bertinottismo”. Egli ha
contribuito a imprimere una curvatura
snobistica ed elitaria alla cultura politica
della sinistra, al limite del suo snaturamento,
della rottura con le sue storiche
radici popolari. Snaturamento e rottura
che, a mio avviso, hanno concorso alla sua
debacle politico-elettorale. Tale curvatura
libertaria e radicale, non a caso, è stata coccolata
dalle tv berlusconiane e dal salotto
di Bruno Vespa frequentato assiduamente
da Bertinotti (risulta che egli sia stato, di
tutti, il suo ospite politico più presente). A
ulteriore conferma della intima relazione
tra elitarismo e massificazione. Il presenzialismo
tv e l’innegabile verve comunicativa
di Bertinotti, nel breve periodo, hanno
indiscutibilmente concorso alle fortune
elettorali del suo partito, ma, nel tempo
lungo, hanno nuociuto alla cultura politica
della sinistra e alle sorti del centrosinistra
nel suo complesso. Sul primo fronte,
quello del profilo politico-culturale della
sinistra, ci si attendeva piuttosto che essa si
qualificasse per la radicalità delle proposte
sul terreno delle politiche sociali e per
un suo innevamento popolare. E il popolo
reale e concreto, compreso quello di sinistra,
con il suo buonsenso e, perché no, con
una dose di sano moralismo, non apprezza
certe bizzarrie e le iperboli teatrali. Quel
popolo ha i piedi ben piantati per terra,
alla politica domanda concreta attenzione
ai suoi problemi materiali e quotidiani:
salari, pensioni, casa, sicurezza…. Come
sorprendersi poi se certo
elettorato popolare di sinistra
migra verso la Lega?
Non sempre, di necessità, il
sentimento popolare coincide
con il perbenismo, l’arretratezza
e il pregiudizio.
Al contrario esso talvolta
custodisce valori e rappresenta
un antidoto contro
la fatuità, le stramberie, la
fuga dalla realtà. Sorprende
che a taluni opinionisti
di sinistra, in singolare
consonanza con Simona
Ventura, l’astuta sacerdotessa
che presiede al rito profano
dell’Isola dei famosi, sfuggano elementari
distinzioni: il popolo è cosa diversa dall’audience
(cioè dall’individuo-massa-teleutente),
il televoto non coincide con il voto
(l’uno è dato al personaggio da una platea
vasta ma circoscritta e parziale, l’altro alla
persona dall’intero corpo elettorale). Così
pure sorprende che sfugga la fondamentale
lezione impartita dal più eminente studioso
della comunicazione di massa, Mc Luhan,
secondo il quale il mezzo è il messaggio.
Lezione che, applicata al nostro caso, significa:
il trash, le brutture e la grossolanità
del contesto-contenitore assimilano a sé il
contenuto e i suoi protagonisti. Ammesso e
non concesso che contenuto e protagonisti
si distinguano per qualità.
Da ultimo s’ha da fare un rilievo tutto
politico: da quando il sistema
politico italiano si è
fatto bipolare e la competizione
è sostanzialmente
a due, a decidere l’esito
della partita è l’elettorato
di mezzo (di proposito
lasciamo stare la nozione
equivoca di “centro”). Può
essere che Luxuria faccia
breccia in qualche nicchia
di elettorato, ma dubito
assai che esso giovi alle
canches di vittoria dello
schieramento di centrosinistra.
Non è questa la
radicalità-differenza di cui
ha bisogno la politica, sempre più incline
alla spettacolarizzazione. Il cittadino non
va ridotto a spettatore. Specie quando lo
spettacolo non è dei migliori. Così pure,
vogliamo sì politici diversi, ma non sarebbe
un buon affare sostituirli con attori che riescono
a distinguersi giusto perché si concedono
a spettacoli grossier. Anche l’utopia,
figura che evoca una politica alta che
aspira a cambiare il mondo, era associata
alla metafora dell’isola, ma farla naufragare
sull’Isola dei famosi è un epilogo che vorremmo
ci fosse risparmiato.
*ASSEMBLEA COSTITUENTE PD

sabato 13 dicembre 2008

FERRERO: SCIOPERO GENERALE , OTTIMA RIUSCITA. ORA E' NECESSARIO PROSEGUIRE LOTTA ALLE POLITICHE DI GOVERNO E CONFINDUSTRIA

Dichiarazione del Segretario Paolo Ferrero.

http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/4080/314/

Sono davvero felice dell'ottima riuscita dello sciopero generale indetto oggi dalla Cgil e dai sindacati di base, sciopero cui ho partecipato a Pescara, regione alla vigilia di una importante prova elettorale e in cui stasera, a Chieti, chiuderò la campagna elettorale del Prc.

Adesso, però, rispetto allo sciopero generale e alla lotta al governo Berlusconi e ai suoi nefasti provvedimenti economici e sociali, bisogna proseguire, nelle lotte, e non fermarsi, per costruire una vertenza generale per uscire dall'attuale crisi economica a sinistra.


Ecco perché è necessario da un lato aumentare stipendi e pensioni e finanziare la spesa sociale attraverso la tassazione delle rendite e delle specculazioni finanziarie e una patrimoniale, dall'altro dare garanzia a chiunque perda il posto di lavoro della cassa integrazione.

Da questo punto di vista, penso non solo che sia profondamente sbagliata l'assenza del Pd dalle piazze e dagli scioperi di oggi, ma anche che questa assenza la dica lunga sulla suubalternità del Pd alle politiche di Confindustria e, di conseguenza, del governo.


Ecco perché penso che sia altrettanto urgente che la sinistra d'opposizione, soprattutto quella oggi extraparlamentare, si coordini e lavori assieme a partire da alcuni, semplici, punti programmatici per uscire a sinistra dalla crisi, invece di continuare a perdere tempo in inutili e politicisti cartelli e alchimie tutte e solo elettorali.

lunedì 8 dicembre 2008

Il PRC Cosentino da vita alle Commissioni Territoriali

http://prcfederazionecs.blog.excite.it/permalink/509055

Carissimi compagni,
l'approssimarsi dei prossimi appuntamenti elettorali (comunali, provinciali, europee) deve stimolarci ad un impegno politico ed organizzativo che ci trovi pronti ad affrontare la più importante sfida elettorale di tutta la storia del Partito.

Siamo ad un punto di svolta: la nostra esistenza politica è coniugata ai risultati che riusciremo ad ottenere a livello territoriale.


E' per questo che chiedo ad ogni compagno ed ogni compagna di adoperarsi fin da ora con tutto il proprio impegno e la propria passione, realtà per realtà, per affermare in ogni luogo della provincia il nostro progetto politico.


in questo senso l'appuntamento del prossimo 20 dicembre (la Conferenza Provinciale degli Enti Locali) deve essere solo l'inizio di un percorso di confronto ampio con il territorio e con tutte le soggettività radicate.

La Conferenza degli Enti Locali sarà anticipata dalla convocazione da parte dei compagni della Segreteria provinciale di incontri delle costituenti Commissioni specificehe, che, naturalemnte oltre all'apporto delle compagne e dei compagni di Rifondazione Comunista, sarebbe opprotuno si aprissero al contributo di esterni.


N. B. : per far parte delle Commissioni contattare i compagni della Segreteria provinciale telefonando allo :
0984/29921 Fderzione provinciale



Naturalmente le Commissioni potranno avere carattere permanente come previsto dallo Statuto, e sarebbe senz'altro buona cosa organizzare incontri territoriali su argomenti specifici. Questo per caratterizzare in maniera ampia, democratica, e partecipativa la nostra proposta programmatica.

Fraterni Saluti.

Il segretario Provinciale
Angelo Broccolo

domenica 30 novembre 2008

Conflitto! Politica! Ideologia!

I giornali liberal e progressisti hanno costruito tutto la loro campagna informativa sull’Onda studentesca dicendo che questo movimento è decisamente migliore di quello del 68, perché rispetto a 40 anni fa si era riusciti a sfuggire l’ideologia e le sbandate comuniste.

I pochi osservatori attenti della realtà italiano, approfondendo le dinamiche del tentativo delle organizzazioni neofasciste di infiltrarsi nel movimento, sono riusciti a ben capire la vera natura dell’Onda.

Il famigerato Blocco Studentesco, l’organizzazione che fa capo al centro sociale di destra Casa Pound, che urlava “ne rossi, ne neri, ma liberi pensieri”, fino ai fatti di Piazza Navona (dove sono avvenuti gli scontri tra neo fascisti e universitari di sinistra) ha usato una strategia di intrusione praticamente perfetta. Vuoi per il qualunquismo dilagante, vuoi per il fatto che il mito degli universitari di oggi non è più Mao Tse Tung ma Marco Travaglio o Beppe Grillo (due personaggi osannati dal sentore pubblico per il fatto che gettano fango su ogni tipo di pensiero politico, facendone, populisticamente, un'unica unità omogenea) ma il Blocco Studentesco aveva colto il modo migliore per rendersi popolare tra gli studenti: dichiarare il loro “libero pensiero”, il loro essere contro tutti e non riconoscersi nelle categorie storiche della destra e della sinistra. Anche se poi in realtà, nel loro camion nascondevano decine di mazze bardate dal tricolore e la loro tattica per prendere la testa dei cortei era quella classica dei neofascisti, cioè farsi largo a cinghiate.

Le manovre del Blocco Studentesco, mettono a nudo il sentore sociologico che attraversa l’Onda. Questo movimento, che prima dei fatti di Piazza Navona non ha nemmeno avuto il coraggio (la lungimiranza!) di dichiararsi antifascista, è il trionfo della retorica del ribellismo giovanilista, di coloro che dichiarano di andare oltre tutte le astrusità delle vecchie rappresentanze, solo perché in realtà non hanno un minimo di cultura politica.

L’Onda è stata allevata dai pensatori liberal-moderati al dogma della mitezza, alla vacuità del “Yes we can” di Obama, al “serenamente, pacatamente” di Veltroni, proprio perché l’obiettivo di tali intellettuali riformisti (ma che vuol dire poi riformismo? Non è comunismo, non è socialdemocrazia, che cos’è?) era quello di portare i protestanti verso la propria posizione partitica (quel PD alla spasmodica ricerca di una massa da rappresentare). La sua natura è mediatica e antipolitica. Ma dall’antipolitica non potrà mai nascere qualcosa di duraturo.

All’arrivo dei primi freddi infatti, l’Onda sembra essere, se non scomparsa, almeno ridimensionata, quasi che fossimo tornati alle assemblee di settembre fatte da poche decine di persone perché ancora non era esplosa la moda della protesta. Il prossimo appuntamento è lo sciopero generale della CGIL (ma è stata la FIOM ad indirlo per prima) del 12 dicembre. E’ probabile che in quella occasione l’Onda riappaia, ma possiamo esser certi che non saranno cambiati i suoi contenuti.

C’è possibilità che questo movimento abbia successo? Se resterà così, no! Perché non basta entrare in mobilitazione, scendere in piazza con striscioni colorati e urlare slogan ereditati dalla cultura televisiva. La Francia della mobilitazione contro il CPE, è la stessa Francia che pochi mesi dopo ha eletto il conservatore Sarkozy. C’è bisogno di proporre un nuovo modello di società. E c’è bisogno di farlo ora, nel momento di massima crisi del capitalismo.

Per anni quegli stessi intellettuali liberal-moderati che incensano la natura apolitica dell’Onda, ci hanno riempito la testa con la storia che il marcato e la libera concorrenza fossero sopra a tutto. Sopra allo sfruttamento dei lavoratori, sopra ad una classe operaia sottopagata, sopra ai morti sul lavoro. Ora che questo modello è collassato, senza alcun pudore, ribaltano le loro tesi e dicono che c’è bisogno di socializzare! Ma la loro concezione di socialismo, non è quella di Marx. Il loro socialismo è salvare le banche e le imprese in perdita, ma farlo con i soldi dei cittadini contribuenti! Coloro che incensavo fino alla morte il capitalismo, oggi parafrasano Muntzer e dicono “Omnia sunt Communia”. Anche i debiti, però! E questo è inaccettabile, perché la crisi non è stata provocata dai contribuenti, ma da coloro che per decenni hanno gestito il meccanismo economico mondiale.

E’ ora di tornare al conflitto di classe e non fermarsi solo a questo. E’ ora di credere con forza che non solo la classe operaia può andare in paradiso, ma lo possono fare tutti i lavoratori e gli studenti che di questa crisi non vogliono pagare nemmeno un centesimo. E’ ora di tornare a rivalutare il marxismo, come alternativa sociale.

E in tutto questo l’Onda può e deve essere protagonista. Ma può farlo solo un’Onda politicizzata! Ci si politicizzi, ci si ideologizzi prima che tutto finisca e riparta la restaurazione capitalista. E si superino i timori che questo possa portare a defezioni: le defezioni ci saranno in ogni caso, perché la maggior parte degli studenti che si è mobilitata nelle scorse settimane non era guidata da alcun sentimento duraturo. In questo momento, l’azione conflittuale contro coloro che vogliono scaricare le loro perdite su studenti e lavoratori, deve badare alla qualità e alla consapevolezza della propria azione. I grandi numeri non servono a niente se sono vuoti di contenuti.



Luciano Altomare

lunedì 24 novembre 2008

Piccola storia di un ragazzino che qualcuno voleva schedato...

Pomeriggio presto stavo andando all’università. Poco dopo esser partito, sulla strada vedo un ragazzino che si copriva con un ombrello grande quanto lui e che aveva un borsone da calcio grande il doppio di lui. Cercava un passaggio e io l’ho caricato. Ci siamo messi a chiacchierare un po’ e mi ha detto di avere 14 anni e di chiamarsi Florian. Era un romeno.

Visto la sua parlata abbastanza spedita, sono rimasto colpito dal fatto che fosse straniero. Gli ho fatto i complimenti per il suo italiano e gli ho chiesto da quanto tempo si trovasse nel nostro paese, convinto che parlasse così bene perché era molto tempo che abitava in Italia. Lui mi ha risposto invece che è poco meno di un anno che è arrivato da noi! Sono rimasto a bocca aperta: ve lo assicuro, parlava molto meglio di altri suoi coetanei italiani!

Continuando a chiacchierare ancora un po’, gli ho chiesto dove andava con quel borsone e mi ha risposto che andava al Campo Sportivo cittadino perché aveva l’allenamento con i Giovanissimi della squadra locale. Mi ha anche detto di essere tifoso dell’Inter e che il suo calciatore preferito è Ibrahimovic. Quando gli ho detto che io tifo la Juve, si è messo a ridere, visto il risultato di sabato…

Gli ho chiesto allora che scuola facesse e mi ha risposto di essere al primo anno del liceo classico. Lo stesso liceo classico che ho frequentato io. Qui la sua attenzione si è accesa. Mi ha fatto il nome di alcuni professori, per sapere se li conoscessi e io gli ho risposto che non solo li conoscevo ma, attraverso lui, gli mandavo anche i miei saluti. Florian allora mi ha chiesto cosa faccio ora che ho finito il liceo e io gli ho detto di essere all’università. E allora lui risponde con la frase della nostra conversazione che più mi ha fatto contento: “Anche io da grande voglio andare all’università. Oltre, naturalmente, a diventare calciatore…”

Volevo continuare a parlare con questo ragazzino. Volevo chiedergli tante altre cose, se si trovava bene in Italia, se ha mai avuto problemi di razzismo, se ha intenzione di realizzare i propri sogni in Italia o in Romania. Purtroppo eravamo arrivati al Campo Sportivo, e non potevo trattenere la sua voglia di andare a giocare a pallone…

Questi dieci minuti che vi ho raccontato in maniera vendoliana (:D) mi hanno davvero segnato la giornata. Non riesco a togliermi dalla mente l’intelligenza di questo Florian, la sua dignità e la sua naturalezza, quasi che il dramma di aver dovuto lasciare il suo paese per essere catapultato in un mondo in cui persone nella sua situazione devono vivere con l’ostilità e la diffidenza di noi nativi, a lui non lo toccasse proprio.

Sono stato veramente orgoglioso di aver parlato con questo ragazzino che sogna di diventare calciatore e di andare all’università. Sono stato orgoglioso come comunista, perché quel ragazzino è quello per cui lotto.


Luciano Altomare

domenica 23 novembre 2008

Le linee guida di Ferrero

http://liberazione.it/giornale_articolo.php?id_pagina=59204&pagina=19&versione=sfogliabile&zoom=no&id_articolo=417599

Caro Paolo, ho visto l'iniziativa che Rifondazione ha preso di distribuire il pane ad un euro al chilo. Io penso che si tratti di una buona idea ma ho visto che ci sono state critiche di populismo e di insufficienza. Che ne pensi? Come si inserisce questa iniziativa dentro la crisi che sta scuotendo l'economia? Mi piacerebbe avere una tua risposta.
Renzo Belcari

Caro Renzo, ti ringrazio per la lettera che mi permette di precisare meglio alcuni tratti fondamentali della nostra iniziativa politica. Innanzitutto è evidente che la distribuzione del pane ad un euro è emblematica ma non esaurisce la nostra iniziativa politica riguardo al carovita e alla crisi economica. Solo un pazzo potrebbe pensarlo. Io credo che tutte le nostre iniziative, dalla partecipazione alle mobilitazioni degli studenti alla preparazione dello sciopero generale del 12 dicembre alla distribuzione del pane, debbano essere collocate all'interno della proposta di una alternativa di società. Di fronte alla crisi del neoliberismo, di fronte alla crisi dell'accumulazione capitalistica e dei suoi assetti di potere, non basta una risposta difensiva, non basta criticare, occorre proporre un progetto. Occorre proporre una uscita da sinistra. L'elemento progettuale non è un optional ma un elemento concreto di battaglia politica: per contestare efficacemente i provvedimenti che vengono presi dai governi e non risultare subalterni, è necessario indicare con chiarezza una possibile alternativa. Mi pare che i punti fondanti su cui fare leva possano essere così delineati. In primo luogo il controllo pubblico sul credito. Dalla Banca Centrale Europea alle Banche di interesse nazionale occorre definire che il credito non può rispondere ai principi del mercato, della redditività a breve e quindi della speculazione. Il credito ha una funzione strategica nella determinazione del modello di sviluppo e questo deve essere deciso in forma democratica. In secondo luogo la lotta alla speculazione e alla rendita con la tassazione delle transazioni finanziarie a breve, l'aumento della tassazione sulle rendite, la lotta ai paradisi fiscali. In terzo luogo la definizione di politiche di intervento pubblico finalizzate alla riconversione ambientale e sociale dell'economia e della produzione. Nell'attuale crisi sociale e dell'ecosistema non si tratta di proporre un generico rilancio della crescita; occorre partire dalla crisi per proporre una rivoluzione ambientale e sociale della produzione. Connesso a questo intervento pubblico qualificato occorre rimettere al centro la proposta di "de mercificare" i beni pubblici. Dall'acqua al sapere ai servizi relativi alla riproduzione sociale. In quarto luogo una drastica redistribuzione del reddito dal profitto e dalla rendita verso salari, pensioni e allargamento della rete di protezione sociale: proponiamo la generalizzazione degli ammortizzatori sociali per chi perde il posto di lavoro e l'istituzione di un salario sociale per i disoccupati. Gli elementi che ho brevemente indicato, non costituiscono un programma; delineano però le linee di una risposta, alternativa a quella dominante, che dobbiamo far vivere in una battaglia politica, culturale e sociale che ha dimensione internazionale. E' infatti evidente che la dimensione nazionale è del tutto inadeguata per affrontare efficacemente la crisi in atto e per battere le risposte di destra oggi largamente egemoni e caratterizzate dalla logica della privatizzazione dei profitti e della socializzazione delle rendite. Di questa risposta da dare a livello europeo, discuteremo a fondo sabato 6 dicembre a Venezia, in un appuntamento a cui parteciperà Oskar Lafontaine, presidente della Linke tedesca. La nostra risposta, per essere efficace oltre alla dimensione internazionale deve però costruire una relazione tra gli elementi programmatici e la concretezza della condizione sociale nella crisi. Ha cioè a che vedere con la costruzione della piattaforma delle lotte. Innanzitutto il progetto ci serve per contestare a fondo l'idea che la crisi vada affrontata facendo sacrifici. Si tratta di un luogo comune assai diffuso e radicato che deve essere radicalmente messo in discussione: è infatti del tutto evidente che in una situazione di recessione l'ulteriore riduzione del potere d'acquisto delle persone avrebbe l'unico effetto di aggravare la recessione. Occorre quindi rovesciare la logica dei sacrifici sia sul piano quantitativo (la redistribuzione del reddito) che su quello qualitativo (la modifica del modello di sviluppo). Per evitare che la crisi abbia una uscita a destra in termini di guerra tra i poveri (razzismo) e di guerra tout court (nazionalismo), occorre concentrarsi proprio sull'intreccio tra lotte e piattaforma, tra progetto politico e difesa degli interessi materiali degli strati subalterni. Questo siamo impegnati a fare in vista dello sciopero generale e proponiamo a tutte le forze della sinistra di farlo unitariamente. Cosa c'entra tutto questo con la distribuzione del pane ad un euro al chilo? A mio parere moltissimo. In primo luogo è una azione di denuncia. Se un piccolo partito come Rifondazione Comunista può distribuire il pane ad un euro, perché il governo non fa nulla contro il carovita, per ridurre i prezzi e accorciare le filiere? Ridendo e scherzando in queste poche settimane abbiamo distribuito oltre 40mila chili di pane, abbiamo dato il pane e i volantini a 40mila persone. Una goccia nel mare ma queste cifre dicono di quanto potrebbe fare il governo se solo volesse intervenire contro la rendita e la speculazione. In secondo luogo è una azione da cui possono partire e solidificarsi esperienze di mutualismo e solidarietà. Di fronte alla crisi economica non basta denunciare e lottare. Occorre anche mettere in piedi iniziative concrete che intervengano direttamente sul disagio sociale. Noi il pane non lo regaliamo, lo distribuiamo a prezzo di costo; non facciamo la carità ma proponiamo una forma di organizzazione proletaria. Occorre estendere e stabilizzare una rete di gruppi di acquisto popolare e solidale per ricostruire un tessuto sociale solidale. Occorre generalizzare elementi di autogoverno consapevole per contrastare la disgregazione sociale e la guerra tra i poveri, ricostruendo la trama e l'ordito di una soggettività alternativa. Dagli anni '80 in avanti la politica ha perso continuamente credibilità mentre hanno acquistato una forte autorevolezze le pratiche di volontariato e l'associazionismo. Dobbiamo imparare la lezione perché in realtà questo processo è parallelo alla progressiva identificazione della politica con la sfera della rappresentanza. La politica, quella buona, non è mai stata solo rappresentanza istituzionale ma soprattutto costruzione sociale, capacità non solo di registrare le opinioni ma di operare nel concreto per trasformarle a partire dall'organizzazione sociale. Occorre imparare dalla storia del movimento operaio che non è fatta solo di rappresentanza politica ma anche - soprattutto - di lotte e di mutualismo. In terzo luogo questa pratica sociale propone una forma di agire politico basata non solo sul dire ma sul fare. Il fatto di entrare in relazione concretamente con le persone a partire da una risposta parzialissima ma concreta ad un bisogno reale, qualifica le nostre parole. La nostra gente tende a non fidarsi più delle parole. Ne ha sentite tante ma poi ha esperimentato concretamente la propria solitudine di fronte al grande processo di impoverimento che da anni vive. Il piccolo gesto della distribuzione del pane non sostituisce ma qualifica, dà credibilità al nostro discorso politico. Se è vero che i programmi - come diceva Engels - sono delle bandiere rosse piantate nella testa della gente, bisogna sapere che il programma non può essere fatto solo da parole ma anche da pratiche e da sentimenti. E' fatto anche dalla condivisione. Da ultimo la distribuzione del pane parla di noi, prova a cambiare la percezione che di noi ha la nostra gente. Normalmente quando distribuiamo volantini siamo sottoposti a critiche opposte: perché avete fatto cadere il governo? Perché non avete fatto cadere il governo che non ha fatto nulla per noi? La nostra immagine - ma per coloro che ci guardano la nostra immagine coincide con la nostra identità - è appiattita sulla lente deformante del sistema politico bipolare che ha su di noi un effetto devastante. Abbiamo sempre detto che il bipolarismo serviva a garantire l'alternanza tra simili e ad uccidere l'alternativa; purtroppo abbiamo ragione. Oggi la nostra immagine è in larga parte definita dalle nostre disgrazie interne alla collocazione politica nel sistema bipolare. Se rimaniamo prigionieri di questa immagine verremo definitivamente spazzati via perché percepiti come ceto politico inutile. Dobbiamo operare per una radicale ridefinizione della nostra immagine. Dobbiamo agire come partito, dobbiamo lavorare all'alternativa sottraendoci allo schiacciamento su un sistema politico bipolare creato per distruggerci. La linea che ci siamo dati al congresso, di rilanciare Rifondazione Comunista in basso a sinistra, sarà divenuta operante quando distribuendo un volantino verremo riconosciuti per quelli che distribuiscono il pane ad un euro o per quelli che organizzano le lotte contro governo e padroni. Per noi è decisivo ricostruire la nostra identità a partire dal nostro ruolo sociale, dalla nostra utilità sociale; il pane serve anche a questo, a cambiare terreno di definizione della nostra identità.