venerdì 29 agosto 2008

Contro il numero chiuso nelle università

Tratto da Liberazione di oggi.

Si ripropone lo scandalo dei test d'ingresso
alle Università. Noi non ci stiamo

Massimo Citro*
Fabio de Nardis**
«Vedo Medicina per me sempre più lontana, vorrei rassegnarmi e dimenticare il mio sogno, ma non riesco. Ho voglia di spaccare tutto e piango. Piango perfino camminando per strada, tiro pugni e mi chiedo: ma che cavolo aspettano gli altri ragazzi a incazzarsi? Perché sono così passivi? Non credo più che la gente possa svegliarsi dal torpore. Siamo soli, completamente soli. A volte, anche solo per pochi attimi, penso come sarebbe meglio uccidersi. O altrimenti, aiutatemi a dimenticare le mie passioni. Fate quel che volete, ma fatemi smettere di soffrire…».
Una delle migliaia di voci disperate che da anni si levano da ogni parte d'Italia, una delle 158 studentesse firmatarie di una richiesta alla Ministra Gelmini. Tutte donne che chiedevano a un Ministro donna di non dover più patire - oltre alla disparità nei confronti dei colleghi maschi - l'ingiusta esclusione a priori dall'Università. Una delle tante migliaia di firmatarie contro il numero chiuso. Una delle centinaia di militanti di Progetto Prometeo per la libertà di scelta universitaria e il libero accesso alla cultura. La Gelmini non ha risposto. C'è dolore e rabbia in decine di migliaia di famiglie italiane, soprattutto nei mesi che seguiranno l'antidemocratica lotteria dei test d'ingresso universitari. Come restare indifferenti alla disperazione di giovani che hanno diritto di studiare e che una legge (la 264/99) costringe ad abbandonare i loro sogni e la propria realizzazione?
Chi risarcirà i danni morali, materiali, economici a tutte queste famiglie? Anni buttati, fior di soldi sprecati in corsi di preparazione a esami che per la nostra Carta costituzionale non dovrebbero nemmeno essere pensati. Famiglie costrette a tenersi in carico per anni figli che potrebbero già essere laureati. Professionisti demotivati e frustrati costretti a ripiegare su strade non desiderate.
Hillman scrive che l'anima s'incarna avendo già scelto che cosa vuole realizzare in questa vita. Il diritto di scelta è sacrosanto, ma in Italia è calpestato dai governi. Non si tratta di colore politico ma d'interessi di caste, e le caste non hanno colore. Sono grigie come i loro disegni.
Nessuno risarcirà mai questa gente, poiché nelle congiure di Stato, non esistono colpevoli (e il numero chiuso universitario è un vero colpo di Stato nell'istruzione, oltre che una silenziosa violenza privata). Non pagheranno coloro che, dietro le quinte dei parlamentari che il 29 luglio 1999 firmarono una legge contraria alla Costituzione e alla Carta dei Diritti Europea, hanno voluto il numero chiuso e ancora adesso ne godono i frutti sul dolore di altri. Non saranno gli Atenei a pagare, né certi consorzi interuniversitari che manovrano indisturbati. Non saranno nemmeno certe Università private o centri di preparazione agli esami universitari, che grazie a questa legge illegale traggono da anni ingenti profitti. No, nessuno pagherà per questo. Anche perché dietro ci sono certe lobby politiche, economiche, e non solo, che tramite il numero chiuso esercitano un controllo capillare sulla conoscenza. Tipico delle tirannie avere il dominio sulla scuola e sull'istruzione e tenere la massa nella più bieca ignoranza. Chi ha interesse a controllare le Facoltà italiane di Medicina, dato che la battaglia s'incentra proprio qui? Dato che si ha a che fare con la questione degli embrioni, con l'aborto…? Meglio pochi medici, magari impreparati, ma subalterni a logiche di potere?
Il 3 settembre ricomincerà il balletto delle ipocrisie. Ci saranno i test di ammissione e ci si ricorderà per non più di due mesi all'anno di questo scandalo. Ricominceranno le bugie di chi giustifica il numero chiuso incolpando l'Europa (non è vero: siamo noi a contravvenire la Carta europea). O affermando che ci sono troppi medici (non è vero, siamo in dilagante carenza di medici in Italia). Dicono che ci sono troppi giovani che vogliono studiare (che orrore!) che scarseggiano le strutture (cosa aspettiamo ad adeguarle alle esigenze dei cittadini?). Ci saranno i soliti scandali, per qualche mese i media faranno notizia, qualche indagato per tangenti ed entro fine anno non se ne parlerà più.
Malgrado le insistenze di Rifondazione insieme alle tante realtà organizzate della società civile, anche l'ex Ministro Mussi ha difeso a spada tratta il numero chiuso, pur avendo sostenuto che il diritto di scelta degli studenti è sacrosanto e dichiarato il 3 maggio 2007 da Santoro che «nessuna legge può sostituire un principio etico condiviso dalla comunità» e che «col sistema attuale di accesso universitario, i figli degli operai sono esclusi dall'accesso al sapere». Chi c'è dietro a queste parole? Per quali motivi anche Mussi si spinse a certi estremi e con profili di eccesso di potere, come da recente sentenza del Tar del Lazio, che invalidò i test a Medicina del 2007 ritenendone illegittimi verbali e atti. Sentenza che auspica «un modello funzionante più equo ed efficace, caratterizzato dall'assenza di quiz preselettivi e da un sistema di accesso iniziale aperto a tutti».
Se il centrosinistra ha deluso le aspettative di cambiamento, l'attuale governo, incurante dei giudici amministrativi, ha confermato anche per quest'anno il numero chiuso. Ti viene da pensare che ci sia dietro dell'altro. Non nutriamo molte speranze che la gente si sollevi trasversalmente. Però chiunque, pur venendo a conoscenza di questa violazione del diritto, decida di non protestare contro il numero chiuso, unendosi a noi nella lotta per la libera cultura, è moralmente complice delle caste che noi ancora una volta denunciamo. Per questa ragione il 3, saremo in diverse città di fronte alle Facoltà di Medicina in cui si svolgono i test per rivendicare ancora una volta la nostra vocazione democratica per il libero accesso ai saperi.


*Medico chirurgo e psicoterapeuta, presidente di Demokratia e direttore del Progetto Prometeo
**Dipartimento Università e Ricerca Prc-Se

Nessun commento:

Posta un commento